Una rappresentazione di Giada mentre raccoglie i grani della Cometa. L’immagine è stata preparata con i materiali forniti dal consorzio GIADA da M. Ferrari and V. Galluzzi. Credit: ESA/Rosetta/GIADA/Univ Parthenope NA/INAF-OAC/IAA/INAF-IAPS.
Toccata. GIADA, lo strumento a bordo della sonda Rosetta che ha il compito di misurare il numero, massa, quantità di moto e la distribuzione di velocità di grani di polvere nell’ambiente cometario oltre a studiare le caratteristiche delle diverse aree che emettono polvere sulla superficie della cometa, ha comincianto il suo lavoro, “toccando”, sebbene a distanza, i grani che compongono la chioma della cometa 67/P, Chuyrimov-Gerasimenko.
L’incontro ravvicinato, il primo, è avvenuto il primo agosto, ad una distanza di 814 km dalla cometa e a ben 543 milioni di chilometri dal sole. Un fatto significativo, in quanto è la prima volta che uno strumento umano entra in contatto con i grani di una cometa ad una distanza così ravvicinata e così lontana dal Sole. I successivi contatti sono avvenuti il 2, 4 e 5 agosto.
I grani di polvere della cometa si pensano essere una combinazione di silicati, sostanze organiche e altri costituenti minori. Questi grani sono racchiusi negli strati di ghiaccio del nucleo e rilasciati quando, sublimando, il ghiaccio evapora.
È stato possibile stimare le dimensioni dei grani raccolti, che vanno da qualche decina di micron (paragonabili alla larghezza di un capello) fino ad alcune centinaia di micron tutta (circa 0,35 millimetri ). Ne serviranno ancora molti per dettagliarne le caratteristiche, ma ad una prima analisi questi sembrano corrispondere al modello sviluppato dal team di GIADA per simulare le prestazioni degli strumenti per la raccolta e l’analisi della polvere cometaria a bordo di Rosetta.
Man mano che la cometa si avvicinerà al Sole, aumenterà la produzione di polvere e GIADA potrà così fornire una panoramica completa dell’ambiente della cometa e di come si evolve nel tempo.
Significativo il ruolo della scienza italiana, attraverso l’ASI, nello strumento GIADA alla cui realizzazione hanno partecipato l’Università Parthenope di Napoli, l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte dell’INAF e l’INAF-IAPS.
Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf