GIALLO RENZI, , un giallo che non svela l'assassino

Creato il 01 marzo 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1

Oggi la “Stampa” pubblica un editoriale che suscita tutto l’interesse di un romanzo giallo con la sola triste differenza che non svela l’assassino. Luigi La Spina comincia col rivelare le grandi speranze del popolo, riguardo a Matteo Renzi, e il grande scetticismo, per non dire il grande pessimismo, della classe dirigente. Il paragone con Berlusconi è di rigore. A parere dell’editorialista il Cavaliere prese il potere sull’onda dell’indignazione popolare per il costo della cosiddetta “dazione ambientale”, che l’economia nazionale non poteva più permettersi.
Ma questa rivoluzione - anch’essa attuata contro il potere prendendo il potere, come ora tenta di fare Renzi - fallì. E qui si situa la parte più appetitosa dell’articolo. Il giovane sindaco sta profittando dei “sentimenti di rivolta insensibili ai tradizionali schieramenti politici” manifestati dal popolo: “Ecco perché l’asse della divisione italiana non si situa più in quello orizzontale, fra destra e sinistra, ma in quello verticale, tra innovazione e conservazione”. Ed anche l’Europa favorisce il nuovo governo, perché se non si trova una soluzione innovativa, per l’Italia, è in pericolo l’intero continente. Renzi conta su tutto questo “per sconfiggere le reazioni corporative, già annunciate, sia nel suo partito, sia nel sindacato, che tenteranno di bloccare le riforme”. Ma è probabile che contro tutte queste forze egli fallisca. E a questo punto potrebbe andare alle urne e vincere.Così si conclude l’articolo. E mentre è molto brillante la distinzione fra opposizione orizzontale ed opposizione verticale, poi La Spina ci delude perché non dice quali conseguenze ciò avrà. Soprattutto dal momento che è lecito dubitare che ne avrà. Infatti mentre l’opposizione tra destra e sinistra si traduce nel paradigma “ciò che l’uno non ha saputo fare, l’altro forse saprebbe farlo”, e da questo l’alternanza delle due fazioni al potere, l’opposizione fra innovazione e conservazione non è netta. Non è che il popolo sia per l’innovazione e l’establishment per la conservazione, o viceversa: le posizioni sono presenti in ambedue i campi e purtroppo la tendenza di gran lunga prevalente è quella della conservazione. La Spina dimentica la vicenda della Riforma Fornero e dell’art.18: in quel caso, col sostegno unanime della sinistra e della destra, l’establishment tentò una riforma coraggiosa: e chi la fece fallire, se non la rivolta popolare interpretata dalla Cgil? Dunque è il popolo la Corte di Cassazione di queste vicende. È il popolo che a volte si oppone alle riforme.Renzi si illude se pensa che, proponendo riforme coraggiose, avrà il sostegno della gente. Questa infatti sosterrà le riforme che riterrà contro la casta dei bramini; sosterrà anche quelle elettorali e costituzionali, perché ininfluenti sulla sua vita quotidiana, ma protesterà fieramente contro quelle che, a torto o a ragione, riterrà a sé nocive. Contro questo blocco, nutrito da anni di demagogia, disinformazione e mitologia economica, neanche Ercole potrebbe prevalere. Si tratterebbe di cambiare la mentalità degli italiani in senso meritocratico e di spietata responsabilità personale. E in troppi ne sono visceralmente alieni.C’è poi un secondo limite, all’innovazione auspicata nell’articolo: l’oggettiva situazione dell’economica. Diversamente da quanto tanti sembrano credere, non si tratta di dare alcune direttive o di darne altre: il problema è aritmeticamente insolubile. Lo Stato è gravato di troppi pesi e a sua volta grava di troppi pesi i contribuenti; la nostra produzione non è competitiva ma i nostri lavoratori guadagnano già poco, quando non sono disoccupati; tutti vogliono le riforme ma nessuno vuol esserne toccato, e questi circoli viziosi ci tirano sempre più giù.Naturalmente si parla lo stesso di spending review, di taglio alle spese, di riduzione di costi, di dimagrimento dello Stato, e si dimentica che per decenni ci hanno provato tutti i governi, senza riuscirci. Qualcuno dovrebbe chiedersi perché, e probabilmente l’ovvia risposta è sempre nelle aspettative del popolo italiano per il quale “bisogna tagliare, ma non qui”.La Spina conclude sostenendo che, se il popolo italiano rimanesse deluso e ritenesse ciò una conseguenza dell’azione di chi si oppone al governo,  Renzi potrebbe ricorrere alle urne ed ottenere una notevole vittoria. La cosa è possibile. Ma non si vede che cosa cambierebbe. Che cosa potrebbe fare di diverso il Primo Ministro, dopo quella vittoria, rispetto a ciò che sta facendo ora? Si può reputare utile che tenga il volante un autista di sinistra o di destra, un autista conservatore o innovativo, ma se il motore è fuso la discussione è oziosa.1 marzo 2014
Gianni Pardo,http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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