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Giampaolo Gentili: “Vivere su una barca? Si può fare”

Creato il 07 settembre 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

“Eravamo stanchi della routine, delle file, delle ferie ordinate da terzi, ci mancava la libertà di poter dire no! E si arriva a un punto in cui si apprende il vero senso della propria vita. Più che altro guardi meglio dentro te stesso, ti chiedi dove vuoi andare, quanto sia importante continuare a pianificare ogni cosa, e quindi ridai un nuovo ordine alla scala dei valori e tutto magicamente cambia”.

E’ la risposa che mi dà Giampaolo Gentili, romano, 41 ani, quando gli chiedo perché con sua moglie Basak, nata ad Istanbul, 37 anni fa, ha abbandonato la terraferma per vivere su una barca.  

Giampaolo Gentili: “Vivere su una barca? Si può fare”
“E’ una molla che deve scattare – aggiunge Giampaolo, che sulla sua storia ha scritto un libro Si può fare  (Edizioni Nutrimenti) – non c’è una ricetta specifica, è come la libertà dei popoli, se te la regalano non l’apprezzi, la devi desiderare e conquistare”.

Ma qual è stata la vostra molla?

Potremmo dire che nel nostro caso è scattato qualcosa prima del  2004, a conclusione di una nostra costante ricerca di spazio e tempo per viaggiare. Prima del 2004 avevamo cercato di metter su vari business. Io lavoravo come consulente finanziario, Basak era traduttrice presso l’ufficio turismo turco. Poi ci siamo dedicati ad altre attività commerciali, con tanti sacrifici e rischi, ma nella speranza di delegare un giorno a validi dipendenti. E tutto questo, partendo dal nostro unico patrimonio: un piccolo appartamento nel traffico di Via Tuscolana a Roma, dove abbiamo vissuto, comunque, felicemente e pagandolo rata dopo rata. Ben presto, però, ci siamo accorti che la delega a terzi pro tempo libero, non poteva realizzarsi: il lavoro onesto non paga oltre un certo limite. E dovevamo faticare sino all’età della pensione. Come tutti.

A quel punto?

Volevamo vivere da giovani il presente, senza puntare troppo al futuro che, per esperienza, nasconde spesso dietro l’angolo una sorpresa inaspettata, e non sempre bella. E’ stato a quel punto che abbiamo scoperto la vela, trovando il mezzo liberatore, il destriero bianco, anzi grigio, con cui sognare una vita diversa e avventurosa.

Chi è stato il primo a pensarci?

Tutti e due. Io forse sono il più irrequieto, ma anche Basak sentiva che qualcosa non andava.

 Da quanto tempo vivete sulla vostra barca e agli inizi come è andata?

 I primi mesi sono volati! Splendidi. Troppe cose a cui abituarsi, in particolare non c’era routine. Viviamo sulla barca dal 2008, i primi due anni l’abbiamo usata come casa lungo il Tevere, fino ad oggi, viaggiando in Egeo. Abbiamo scelto la nostra barca dopo tante ricerche, Dopo 48 viste in tutta Europa.

Giampaolo Gentili: “Vivere su una barca? Si può fare”
E’ di alluminio a differenza della stragrande maggioranza che è di plastica, vetroresina. Ha avuto diversi proprietari, ma nessuno che l’abbia mai adattata a dimora. Si chiama “Yakamoz”, -“riflesso della luna sul mare”- un termine turco, che tra l’altro venne scelto tempo fa da una giuria internazionale come parola più bella al mondo! E’ color alluminio. Dà l’idea di una lattina spigolosa della “Diet Coke”. La particolarità è la deriva mobile, che consente di cambiare il pescaggio della barca a seconda delle esigenze. Viene considerata la 4×4 dei mari.

Come avete affrontato le prime difficoltà?

Con calma, pazienza e dedizione. Abbiamo imparato a rimodellare  i nostri equilibri su quelli della natura. Ovvio, provenendo da due città frenetiche e da vite altamente dinamiche, abbiamo lavorato molto. Ma il mare, gli elementi in genere, sono ottimi maestri zen e tu devi apprendere in silenzio, percependone la giustezza di base, incontestabile, perché poi, inizi a sentirti meglio, cominci a “capire”.

 Come i genitori hanno preso la vostra decisione?

I genitori di Basak erano abituati alle avventure della figlia, che ha lasciato la splendida Istanbul per amore di un pazzo romano. In un certo senso sono stati anche contenti e si sono divertiti. E’ come se ci avessero dato la loro benedizione.Mia madre al contrario, classica mamma italo-roman-possessiva, ha dovuto digerire più amaramente la decisione, ma ha presto compreso la bontà del nostro gesto. Ha compreso che così io sono

Con quali soldi vivete e non vi spaventa l’inverno sulla barca? 

Viviamo con poco, in quanto la vita a contatto con la natura alla fine non richiede grossi sacrifici. Per buona parte dell’anno un costume, un pantaloncino e una maglietta bastano ad affrontare la società. Per il resto devi mangiare, prendere qualche caffè in un bar e perché no, ci scappa anche una cena al ristorante ogni tanto. Avevamo puntato sull’affitto di un miniappartamento (18mq) nel cuore di Ariccia, ma oramai la casa è sfitta da mesi.Prevedendo questa  eventualità, abbiamo continuato a fare affidamento solo su noi stessi. Basak traduce testi e manuali tecnici dal turco-italiano-turco, io faccio mostre fotografiche l’inverno, e qualche parente o amico ci lascia una mancia quando viene a bordo a passare le vacanze. Cinquecento euro al mese non sono una somma impossibile da raggiungere con un po’ di applicazione. Del resto il punto sta tutto qui: esser riusciti a impostare le nostre vite sul poco, realizzando una vita da sogno! Per l’inverno siamo organizzati. Stiamo in barca, viaggiamo low cost e gli amici che ci invitano non mancano. Ma al momento preferiamo passare circa quattro mesi, ospitati dalle rispettive famiglie, periodo in cui oltre a godere delle città forse più belle al mondo (Roma e Istanbul), io preparo le mostre per la mia arte, la fotografia artistica  www.giampaologentili.com

 In genere navigate?

Non entriamo mai nei porti! Questa forse è la nostra caratteristica principale. Non significa che siamo costantemente in navigazione, cosa che, ovvio, amiamo, ma restiamo all’ancora in qualche rada protetta, liberi e attenti alla nostra privacy. Ci teniamo molto: odiamo i porti e i marinai! Per ogni esigenza sbarchiamo con il tender, il battello di servizio.

 Pensate di rimanere per tanti anni, per sempre sulla vostra barca?

Per sempre è un termine che non riusciamo a comprendere. Non siamo più nella posizione di voler pianificare. La vita stessa è effimera e quindi cerchiamo di adeguarci agli eventi, seguendo l’istinto e il desiderio del momento, compatibilmente con le nostre possibilità. La nostra è una scelta da effettuare preferibilmente senza figli, per goderne al massimo e non condizionare una terza persona che, come noi, deve poter scegliere la sua vita. Però, conosciamo diverse persone che riescono a condividere con i figli una scelta così particolare.

 A cosa state rinunciando?

Alla confortante, tranquillizzante routine. Si, proprio a quella soporifera sensazione di appartenenza, di regole sociali tanto contestabili quanto però acquietanti.Avere ormai il tempo per pensare è una splendida conquista, ma altrettanto affliggente. Dispiace vedere il mondo occidentale per così dire, ingannare continuamente la gente per loschi fini, gente che a sua volta ama farsi ingannare, senza alcun vagito di ribellione. Il mondo oramai non è un bel posto, ma vogliono convincerci che la vita è bella, acquistando l’ennesimo indispensabile giocattolo del momento.  A volte non avremmo voluto scegliere la “pillola rossa”.

Quindi la vostra scelta è un atto di ribellione? 

 E’ anche un atto di ribellione, un messaggio di rinuncia alle false regole della società moderna, così come vogliono propinarcela. La modernità a discapito dell’uomo, della sua importanza centrale e della natura circostante, non è modernità. E’ una fabbrica di neo schiavi, nient’altro. La stessa crisi è una balla architettata a modo, con professionalità. E hanno inculcato nelle teste delle persone bisogni falsi e effimeri e la loro continua ricerca per appagare una vita povera. Hanno spinto sull’ignoranza e non sulla cultura, per abbassare il livello di ribellione e aumentare l’indispensabile sopportazione. Se iniziassimo a comprendere meglio le cose, consumeremmo molto meno e più intelligentemente, e la macchina si incepperebbe. Credo sia l’unica lotta praticabile in queste moderne dittature, organizzate sotto il nome, totalmente stravolto nei fini, di “democrazia”. E questo riguarda riguarda tutti i Paesi economicamente sviluppati, nessuno escluso.

 Vi sentite tosti?

Non saprei. Se “tosto” significa essere un ribelle, un cacciatore di libertà, allora sì siamo “tostissimi”! Il perché l’ho spiegato, credo.

Qual è ora la gioia più grande?

Aver scelto! E poterlo fare quotidianamente Veramente. Voglio, però, aggiungere un pensiero che riguarda la felicità che proviamo nel leggere i vari commenti e mail da quando è uscito il libro. Cari nuovi amici, grazie a voi per gli abbracci virtuali.

Dunque, non vi siete mai pentiti?

Mai, nella maniera più assoluta. Ma la risposta non deve fuorviare. Può darsi che domani ci pentiremo di tutto o di qualcosa, però, noi preferiamo i rimorsi e non i rimpianti, tutto qui.

Cosa vi manca?

Ho provato più volte a rispondere a questa domanda, che sembra interessare molti. Ma tolte risposte filosofiche o politicamente corrette, ora devo dire che, sforzandomi, sinceramente non riesco a trovare nulla che ci possa mancare. Al momento è così, questa è la verità. Nel libro parlo di quanti pochi giovani coraggiosi ci siano in giro. La verità è che, entrando in questa dimensione, si diventa fedeli ai propri spazi e la socializzazione è bella a piccole dosi. C’è uno splendido detto marinaro “Fai in modo che la mano dell’amico non si scaldi nella tua”, dice tutto.

Consigli a chi leggendo la vostra storia decida di seguire il vostro esempio?

Giampaolo Gentili: “Vivere su una barca? Si può fare”

Che alla fine il caro Pascoli aveva ragione. Ricominciate ad ascoltare quella vocina dentro di voi, quel “fanciullo” che in fondo è l’unica persona sincera, e  che “del diman non v’è certezza”, mai come oggi l’affermazione è attuale e valida.Prendetevi  una giornata, lontano da tutto e tutti. Pensate bene a cosa state facendo della vostra unica e irripetibile vita. Datevi le risposte, stavolta il più sinceramente possibile. Non createvi di nuovo alibi, non servono molti soldi, alcuni riescono a farlo con il classico fagotto in spalla. Non serve per forza una barca che è e rimane un mezzo. Oggi poi ne trovereste a poco prezzo. e non scherzo. Poi prendetene atto e buttatevi nell’ assidua ricerca di soddisfazione per cambiare ciò che non vi va bene, FATELO! Oggi, non domani! Perché noi vi diciamo che “Si puo’ fare!”, anzi “Si DEVE fare”.

Per  contatti:

https://www.facebook.com/SiPuoFareComeVivereUnaVitaDaSognoCon500EuroAlMese?bookmark_t=page

http://sipuofaaareee.blogspot.com/

www.giampaologentili.com

                                                                                                                                                                                                                                                                             Cinzia Ficco


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