Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo a Taormina con “Se muore il Sud”
I giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che ne 2007 con la pubblicazione de “La Casta” hanno raggiunto un successo internazionale scrivendo uno dei saggi più venduti di sempre in Italia, tornano in libreria con una nuova opera, interamente dedicata al Sud d’Italia: “Se muore il Sud”, uscito appena due settimane fa per Feltrinelli.
Taobuk, Festival dedicato alle “Belle Lettere” con delle incursioni nella letteratura cross-over, non poteva che accogliere con entusiasmo la presentazione di questo nuovo saggio a Taormina. Sarà un altro dei nostri ormai abituali appuntamenti invernali con le “Belle Lettere” che ci darà modo di incontrare il giornalista e scrittore Gian Antonio Stella, già ospite di Taobuk durante la prima edizione del 2011.
L’incontro con i lettori taorminesi, fortemente voluto dallo stesso Gian Antonio Stella, memore della splendida accoglienza che la Città di Taormina e Taobuk gli riservarono nel 2011, avverrà il prossimo 18 Dicembre alle ore 17.30 presso la sede della Fondazione Mazzullo a Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, splendida cornice che ha già ospitato gli appuntamenti letterari di Taobuk con Corrado Augias e Gianrico Carofiglio.
L’incontro, patrocinato dal Comune di Taormina, in collaborazione con Libreventi, Libreria Mondadori Taormina e Associazione Culturale Art Promotion, verrà moderato da Antonella Ferrara, Presidente di Taobuk – Festival del Libro di Taormina.
Gian Antonio Stella, nato ad Asolo nel Trevisano, è inviato ed editorialista del Corriere della Sera e scrive di politica, cronaca e costume.
Nel 2007 ha pubblicato La casta, scritto con Sergio Rizzo, vendendo oltre 1.300.000 di copie in 24 edizioni.
Uno dei suoi libri più famosi, “L’Orda”, racconta alcune storie molto pregnanti di emigranti italiani. “Schei” è un’indagine sul Nordest d’Italia, il cui titolo in Veneto significa soldi; “Negri, froci, giudei & co. L’eterna guerra contro l’altro”, è un libro definito da Claudio Magris “un potente, ferocemente ilare e doloroso dizionario o prontuario universale di tutte le ingiurie, odi e pregiudizi nei confronti del diverso d’ogni genere”. Gian Antonio Stella è anche autore di un romanzo dal titolo “Il maestro magro”, con cui si è guadagnato il Premio Fregene per la narrativa. Ha ottenuto molti prestigiosi riconoscimenti per le sue opere, tra cui il Premio Ischia, il Premio Montanelli, il Premio Santa Margherita Ligure e, insieme a Sergio Rizzo, il Premio Columnistas del mundo nel 2008. Ha condotto alcune puntate di Faccia a faccia in onda su Radio3.
“Se muore il Sud” è un saggio appassionato che descrive le condizioni del declino del Mezzogiorno d’Italia, partendo dall’assunto che non può esistere un’Italia prospera senza un Mezzogiorno risanato. Il saggio che con grande acume trascende le banali generalizzazioni legate all’annosa “Questione Meridionale”, mette in luce responsabilità molteplici che sembrano rievocare le parole del grande meridionalista Gaetano Salvemini: “La peggiore classe dirigente del Nord si è alleata con la peggiore classe dirigente del Sud”. La lucida analisi di Stella e Rizzo non rinuncia a mettere allo scoperto i gravi mali endemici del Sud: ”Certo, non è dalla parte di quel sud dei finanziamenti facili, delle truffe all’agricoltura e di quella classe dirigente inetta e incapace”.
Molti i dati che fanno riflettere: la Bulgaria cresce il doppio delle regioni dell’Italia meridionale e, tra i molti, basti un dato emblematico: ”Il segretario generale delle Nazioni Unite ha uno stipendio di 13.823 euro lordi al mese, di contro il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianni Tomaselli, uno stipendio netto di 13.145 euro”.
Ecco che dall’analisi meticolosa dei due giornalisti, non possiamo che domandarci: quali prospettive per il futuro? Ne esistono e ne esistono tante. Leggendo questo saggio, acuto e appassionato, si capisce che esiste un tesoro di opportunità da cui ripartire per superare una situazione di stallo e divari cronicizzati nel tempo.
Era il 1946 quando il giornalista ed umorista catanese Massimo Simili usava queste parole: « L’Italia evidentemente è troppo lunga. E i siciliani, evidentemente, troppo corti ». Leggere “Se muore il Sud” è così ripercorrere un’impervia storia di desideri frustrati e grandi progetti naufragati ma è anche un modo di prendere coscienza che il tesoro che la Storia ci ha consegnato aspetta ancora di essere portato alla luce. Questa è la scommessa di oggi. Ed è la scommessa di un intero Paese.
Alfio Bonaccorso