Il vostro presidente Bamonte ritiene che la categoria che vi appartiene sia la Serie B.. mi guarda, sorride e mi dice: “abbiamo un presidente che per quello che ha fatto e sta facendo è solo da rispettare, ma noi dobbiamo attenerci alla realtà. Arriviamo da quattro promozioni consecutive ma nonostante questo, appena conquistata la promozione in Lega Pro, ci ha subito confessato il desiderio di salire ancora di categoria”. Inizia così l’intervista in esclusiva per il sito agentianonimi.com a Matthias Solerio, terzino della Giana Erminio che milita nel girone A di Lega Pro.
“Il nostro segreto? Il gruppo. Ognuno con le sue potenzialità. Il gruppo in una squadra è fondamentale”, eslama sicuro prima di continuare. “Fin dall’annata in promozione uscivamo ogni sera; personalmente più di una semplice squadra di calcio ci considero una compagnia di amici che condivide la stessa passione”. Un gruppo di ragazzi giovani che con l’approdo in Lega Pro non scherza più (non che prima lo facesse), e lotta unito per conquistare la salvezza grazie anche a qualche innesto mirato di esperienza: “l’entrata in spogliatotio di giocatori del calibro di Gasbarroni, Bruno e Polenghi fa solo crescere. Grazie ai loro consigli siamo riusciti a crescere molto tatticamente e soprattutto mentalmente”.
Tanto giovane quanto leader, Matthias: “la nostra non è una squadra ma una famiglia”, mi ripete. “Anche fra compagni di ruolo fra cui dovrebbe esserci competizione, c’è rispetto e determinazione nel crescere insieme”. Tutto molto chiaro, ecco il segreto di questi vostri ripetuti successi negli ultimi anni. Da quando hai iniziato la tua avventura alla Giana ad oggi però, campionato dopo campionato e categoria dopo categoria, hai notato molte differenze? “Dalla promozione alla Serie D no”, mi dice sicuro salvo poi ricredersi per quanto concerne il salto il Serie C, complice anche il doppio salto vista l’unione di Serie C1 e C2: “qui si che è cambiato molto; tatticamente c’è un abisso! Anche i giocatori sono di un altro livello, ricordo la stagione scorsa Cogliati, nella partita contro il Pavia mi aveva fatto girare la testa. Per fortuna adesso gioca con noi. Ogni tanto ha il vizio di giocare da solo ma potrebbe militare tranquillamente in una categoria superiore. Per quanto mi riguarda sono felice di essermi trovato ad affrontare questo salto, queste difficoltà”, mi confessa con il sorriso in volto e quell’umiltà di chi è a conoscenza che la strada da fare è ancora molta: “sono un ragazzo molto offensivo. La scorsa stagione dovevo crescere difensivamente e quest’anno l’ho fatto. Devo capire quando è il momento di spingere ma ringrazio Polenghi che avendo ambizioni da allenatore in futuro mi insegna moltissimo già da adesso”. Poi c’è Gasba, gli dico io.. “Non avrei mai pensato di trovarmi in Lega Pro a giocare con Gasbarroni che quando giocava al Torino lo avevo al fantacalcio”. Vero. Verissimo, gli dico prima di fargli notare che non è finita qui. Spesso ti sei trovato a vestire la fascia da capitano in campo contemporaneamente alla sua presenza ed a quella di Polenghi.. sorride per un attimo prima di tornare serio e confessarmi: “a livello personale certamente è un onore ma penso che la fascia sia solo un simbolo. In squadra servono 24 capitani, dal primo all’ultimo siamo tutti capitani anche se indossare quella fascia era un mio sogno”. Il pensiero poi va dritto all’amichevole contro l’Atalanta di qualche mese fa.. “stringere la mano a Denis è stato un momento bellissimo! Per non parlare delle figurine Panini: forse non ho ancora realizzato ma siamo sull’album.. è proprio un sogno!”
Una squadra la Giana a cui ormai è legato indissolubilmente ma dove sogna di giocare Matthias? “Al Milan! Il primo amore, il primo tatauggio”, mi confessa mostrandomelo. “Sarebbe un sogno giocare a San Siro con quella maglia”. Il ruolo? Niente è mai scontato: “alla playstation mi metto in attacco, il mio vecchio ruolo”. Il perchè della trasformazione in terzino è presto detto: “nell’estate del mio passaggio da Juniores a prima squadra (in promozione), il capitano tornava tardi dalle vacazne ed il mister mi provò in quel ruolo senza più togliermi. Ad Albè è bastato assistere ad un mio solo allenamento per capire che voleva puntare su di me”. Terzino che fa rima con destino, dunque. Uno scherzo del destino, o se preferite, un segno. “Mi vivo questa realtà pensando di non esere mai arrivato ma sempre pensando di essere ad un punto di partenza”. Anni ed anni passati a rincorrere il pallone credendo nel suo sogno. “Gioco a calcio dall’età di sei anni, ho un obbiettivo da raggiungere ed al momento ne ho raggiunto solo un pezzo.” Costanza, determinazione ed anche un pò di fortuna.. “finite le superiori mi sono preso un anno sabbatico per cercare di capire le mie reali intenzioni con questo sport. Era l’anno della Serie D, inutile dire com’è finito”.. Promozione in Lega Pro e tanti saluti a chi non credeva in Matthias che mi confessa felice: “ho la fortuna di fare un lavoro che non chiamo lavoro, un lavoro che amo; i veri lavori sono altri, sono quelli di chi fatica dalla mattina alla sera”. Facciamo un passo indietro però, sbaglio o durante la stagione in Serie D eri stato cercato dal Genoa? “C’erano state delle voci è vero, ma non c’è mai stato niente di concreto. Questa situazione per me è stimolante: non mi ha comprato il Genoa? Vorrà dire che devo fare di più, migliorare ancora, mi dico. L’importante è non fare mai il passo più lungo della gamba anche se qualora si presentassero opportunità penso sia giusto coglierle”. Per evitare un Totti-bis, gli chiedo? “Francesco è fortissimo, alla playstation è sempre titolare con me, è un campione. Trovo giusto che l’allenatore faccia le sue scelte ma uno come Totti, nella Serie A di adesso lo farei giocare di più. Dietro questa situazione però penso ci sia la società anche se un giocatore come lui merita riconoscenza”. Riconoscenza che i tifosi gli mostrano ogni giorno ed ogni partita a voi. “Hai ragione, i nostri tifosi sono fantastici. Gli higlanders 1909 poi, ci seguono sempre. Mi è venuta la pelle d’oca quando li ho visti in Sardegna la scorsa stagione. Ci seguono ovunque, persone così attaccate a questa maglietta sono solo da rispettare. Noi in campo diamo sempre tutto anche per loro; dobbiamo continuare a giocare partita dopo partita sempre allo stesso modo e con la stessa determinazione e le soddisfazioni arriveranno”! Anche grazie ad un allenatore come Albè, chiedo incuriosito?
“Soprattutto grazie ad un allenatore come Albè”, replica sicuro! “Non possiamo dirgli niente. A livello umanistico poi, è il migliore! E’ stato lui a volermi fortemente dopo avermi visto sul campo in un solo allenamento, è un allenatore eccezionale e forse per me, qualcosa di più. Quasi un secondo papà. Se oggi siamo qui, oltre che merito del presidente è anche merito suo che con il lavoro sul campo, day by day, ci ha portato fino a qui”. A proposito di campo, chi ti ha impressionato maggiormente fra i giovani della berretti? Lui, lucido come al solito ed abituato probabilmente ad essere messo sotto pressione dribbla la domanda con un “sono tutti molto bravi” anche se poi si lascia sfuggire qualcosa.. “il mio preferito è Marco Costa (io però lo chiamo dieghito), arriva dal Monza e fa il difensore centrale. Molto intelligente, penso abbia le potenzialità per fare il calciatore. Insieme a lui dico Brambilla che nonostante il fisico non proprio imponente è un passo avanti come intelligenza calcistica. Devastante, anche se come ti ho detto si allenano sempre tutti al massimo”.
Proprio come te, Matthias.. “io punto sempre in alto e con il sacrificio ed il lavoro spero di poter migliorare ancora. I ringraziamenti? Tutti per mio papà e le altre persone che mi allenavano al Bussero (la mia precedente squadra) dove giocavo con mio fratello. In attacco, ricorda”. Nessun dubbio fra chi sia forte in questa sfida in famiglia: “senza dubbio lui” mi confessa sicuro, “mio fratello ha avuto molta sfortuna, giocava al Milan fino ai 17 anni ma i due infortuni al ginocchio gli sono stati fatali. In questo momento sarebbe dovuto essere più in alto del mio livello”.
A proposito di notorietà, sei un calciatore adesso, che effetto ti fa essere fermato per strada da bambini e non, che ti chiedono foto ed autografi? “Bellissimo”, risponde. “Amo i bambini, lì ho allenati per tre anni e se potessi farei l’animatore nel tempo libero. Stare con i bambini trovo sia una cosa bellissima. Spesso mi capita addirittura che qualche genitore mi dica: scusate se vi disturbiamo facendovi firmare e perdere tempo. scusate di cosa, chiedo io? Per me è un onore e se faccio felice un bambino, anche io sono felice”.
A proposito di gioie poi, qual’è stata la più grande con questa maglia? “Aspetta, solo una”? Mi chiede cupo in volto. Sono passati tanti anni, puoi dirmene due se vuoi, gli rispondo scherzando. “Ne ho tre. Come il mio numero di maglia”. Come quello di Maldini, ribatto io prima di scoprire che ne porta una foto incisa sulla collana che porta al collo ed un tatuaggio: “Paolo è il mio idolo! Tornando a noi invece la prima gioia sono stati i 5 minuti prima che avessimo la certezza di aver vinto il campionato ed essere quindi promossi. Stavamo aspettando il risultato finale dell’altro campo.. ero sdraiato a pregare mia nonna. Aiutami, gli dicevo.. Appena è arrivata la notizia sono scoppiato in un pianto di gioia liberatorio. La seconda emozione è il mio primo gol nel professionismo. Non so ancora come ho fatto”, mi confessa ridendo prima di concludere con la terza ed ultima gioia che porta i colori nero azzurri dell’Atalanta sfidata nel famoso match amichevole in cui ha stretto la mano a Denis: “non pensavo sarebbe mai successo, è stata un emozione bellissima che non dimenticherò”!

“Adesso però testa al campionato e lavorare, abbiamo una salvezza da conquistare..” e un allenamento che sta per iniziare, corri Matthias. Un “Forza Giana”, e via veloce come è abituato a fare in campo..
A cura di Matteo Migliore
Twitter: @MiglioreMatteo
