L’ex presidente della Camera Gianfranco Fini in una intervista al Corriere della Sera firmata Aldo Cazzullo si racconta e dice di aver passato questo periodo lontano dalla politica dedicandosi alla sua famiglia e alla lettura di libri "Ho letto più libri quest’estate che in tutti questi anni e ne ho anche scritto uno". Il libro, edito da Rizzoli col titolo "Il Ventennio" parla anche del suo rapporto con Silvio Berlusconi. Un rapporto controverso che critica dal punto di vista politico ma che assolve da quello umano perchè "Sarebbe acrimonia verso me stesso. Lo conosco da 30 anni, da quando l’Msi appoggiava le tv private. Per 17 anni siamo stati alleati e abbiamo avuto una stretta frequentazione" dice Fini che descrive un Berlusconi "Sempre seducente e simpatico. Mai autoritario e protervo" e "del tutto incapace di ammettere un errore" e di dire bugie perchè "non mente; rimuove", "un uomo molto intelligente: sa che la politica non si improvvisa".
Fini racconta anche di quando Berlusconi, insieme a Gianni Letta, andò da lui per chiedergli di "vietare di fatto le intercettazioni e tagliare la prescrizione dei reati" ma su questi due punti fu irremovibile e oggi dice, forse pentito, "Se avessi ceduto sulla prescrizione, Berlusconi avrebbe evitato la condanna definitiva in Cassazione. Ma io questo allora non lo sapevo. Né avrei potuto rispondergli in modo diverso".
Nel suo libro, Fini parla anche di Angelino Alfano (attuale vicepremier) che, nel 2010, venne scelto da Berlusconi come suo segretario particolare perchè "È giovane, leale, rispettoso a tal punto da darmi del lei". "Ora Alfano ha dimostrato di avere il quid - dice Fini - Ma per lui non sarà facile restare diversamente berlusconiano" perchè "Temo che non sia possibile convivere nello stesso partito con Berlusconi, esprimendo una posizione diversa".
Sui paragoni che si sono fatti tra Fini e Alfano, l'ex presidente della Camera chiarisce che "le situazioni sono diverse" perchè per lui Berlusconi resta l'unico leader del Pdl tanto da affermare che "ha ancora un vasto consenso, nel Paese e nel suo partito".
Ma il libro di Fini parla anche di altri personaggi politici come Gasparri, Ronchi e La Russa del quale dice si "aspettava di più" dopo la sua espulsione dal Pdl vista la loro amicizia trentennale. Parla anche della Santanchè dicendo che si muove "nel disperato tentativo di farsi notare" e suggerisce di andare "a rivedersi le cose orribili che la signora Pitonessa diceva di Berlusconi, quando faceva la candidata premier di Storace". Del resto "in 250 pagine un paio di cattiverie ci sono" chiosa Fini.
Parole di affetto invece per Umberto Bossi col quale creò la legge Bossi-Fini, drammaticamente attuale, sulla quale dice: "Sento molte inesattezze frutto di superficialità. Il reato di immigrazione clandestina fu introdotto nel 2009. La Bossi-Fini è del 2002. All’epoca innovò la Turco-Napolitano, conservando più di quello che tolse. Oggi può essere ammodernata, ma credo che l’impianto resti valido, a cominciare dal principio fondamentale: a parte gli studenti, ha diritto al permesso di soggiorno l’immigrato che lavora e ha un reddito".
Riguardo al Pd "guidato da due cattolici come Renzi e Letta, non vedo smottamenti in arrivo" dice Fini che vede in Grillo il terzo polo di un Paese dove "il bipolarismo ha messo radici".
Nell'intervista annuncia anche un suo probabile ritorno in politica ma "in modo diverso" perchè "40 anni di politica non si dimenticano" anche se ammette che "una stagione si è chiusa". "Con la mia nuova fondazione, “Liberadestra” - continua Fini - darò un contributo di idee per offrire un progetto al Paese; che è stata poi la mia vera ambizione in tutto questo tempo".
Antonella Di Pietro