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Gianluca Floris: La guerra per i Teatri d’Opera Italiani.

Creato il 23 marzo 2011 da Nonzittitelarte

Gianluca Floris - Non Zittite l'Arte
È vero, è una bellissima notizia. Il governo ha deciso di reintegrare integralmente il Fondo Unico dello Spettacolo e quindi per quest’anno non assisteremo ad un’ecatombe di teatri e alla morte del Teatro d’Opera Italiano nella sua patria d’elezione, come invece sembrava destino ineluttabile.

Il governo, come pochi giorni fa era accaduto con il nucleare, si è reso conto che tutti i sondaggi lo davano in forte calo di consensi a causa di queste improvvide decisioni e ha provveduto a un “ravvedimento spontaneo”.
Qualcuno sostiene che sia disdicevole che le nostre urla e le nostre manifestazioni non abbiano sortito nessun effetto sui governanti e che invece sia bastata una chiacchierata del Maestro Muti con Tremonti per far cambiare il vento.

Ma secondo me non è così. Se i sondaggi oggi dicono oggi che la maggioranza degli italiani trova scandaloso tagliare i fondi alla cultura dell’Italia, è anche e soprattutto per i nostri sforzi di questi mesi. Siamo andati in piazza, abbiamo prodotto documenti, abbiamo fatto interviste sui giornali, in Radio, interventi e flash mob in TV, nei luoghi di vita quotidiana dei cittadini, abbiamo aperto i nostri teatri, i nostri musei, i nostri laboratori e abbiamo parlato con il nostro pubblico faccia a faccia.

Quindi è un nostro successo, un successo di tutti noi, un successo dei cittadini e, quindi, un successo dell’Italia tutta.

Ma adesso non dobbiamo e non possiamo fermarci.

1 – C’è da lottare ancora e tanto per la nostra Scuola Pubblica, perché riprenda il ruolo di formazione ed educativo per i nostri figli, per il nostro futuro.
C’è da spiegare ancora a molti che la scuola non serve solo come strumento per trovare lavoro, ma che serve per preparare i cittadini del domani, i cittadini che dovranno competere in un mondo nuovo, più interlacciato, internazionalmente connesso.

2 – C’è ancora da lottare per cambiare i criteri di gestione dei nostri Teatri d’Opera, ad esempio. È ormai improcrastinabile la realizzazione di un nuovo sistema produttivo. Bisogna assolutamente introdurre il repertorio in ognuno dei teatri delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Bisogna aumentare il numero di alzate di sipario, bisogna aumentare il numero di spettatori, bisogna rinsaldare il contatto dei nostri teatri con il territorio nel quale operano.

A casa mia ho assistito al vanificarsi per il momento di questa opportunità, con il ritorno alle vecchie logiche di comprare e allestire spettacoli che non resteranno nel patrimonio del Teatro. Bellissimi spettacoli che, una volta messi in scena, non resteranno nel patrimonio della mia città. Non si recupereranno le professionalità dei tecnici scenografi, degli attrezzisti, dei truccatori, dei sarti che un tempo ci lavoravano e che oggi stanno a casa. Questo a me dispiace molto perché parlo del teatro della mia città e perché conosco una per una le persone di cui parlo.

Ma il mio dispiacere è soprattutto per il fatto che ancora si procrastina la rinascita indispensabile dei teatri d’opera nazionali. L’Opera lirica italiana che è in tutto il mondo ambasciatrice della nostra cultura.
Mi dispiace tanto quello che è accaduto al Teatro Lirico di casa mia e non vorrei che il reintegro del FUS fosse una scusa per mantenere lo status quo, anziché avviare uno sviluppo virtuoso di tutto il comparto.

Abbiamo dimostrato di meritarcelo, dopotutto. Una battaglia l’abbiamo vinta, non rimane che vincere la guerra.

Gianluca Floris

 


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