Il regista del meritato successo Pranzo di Ferragosto porta nelle sale la sua seconda fatica. Se nel primo lungometraggio la vita del protagonista era ai margini di una storia che vedeva protagoniste un gruppo di donne anziane, in questo nuovo capitolo delle sue disavventure quotidiane, il povero Gianni è chiaramente al centro della narrazione ed alla mercé di una madre molto anziana, di una famiglia alle prese con i problemi di tutti i giorni e con quella che finisce per divenire la sua ossessione: le donne.
Come nel primo, anche in questo secondo film, il protagonista è sempre lui, Gianni Di Gregorio, il quale continua a mostrare tutte le sue debolezze e a mettersi a nudo di fronte alla macchina da presa. Quindi Gianni filma Gianni che interpreta Gianni, un uomo di mezz’età che realizza una presa di coscienza dura e di difficile assimilazione, vale a dire che le donne sono divenute le dominatrici indiscusse della sua vita. Sua madre (la meravigliosa Valeria De Franciscis Bendoni, che si era già fatta notare nel film precedente nello stesso ruolo) ormai ultranovantenne, vive sola con la procace badante ucraina, nella grande villa di una famiglia di nobili origini, mentre Gianni ciondola come un Ben Stiller invecchiato a Trastevere, portando a spasso il suo cane e quello della provocante e giovane vicina di casa.
Il film si apre con un tristissimo tentativo del protagonista di farsi donare la villa di famiglia per ipotecarla. Ad aiutarlo è il suo amico avvocato, ma i due falliscono di fronte alla lucidità della vecchia signora che, con flemma inglese, chiede al notaio di poter ascoltare cosa c’è scritto nel documento. L’operazione fallisce miseramente e Gianni si trova nuovamente a guardare fuori dalla finestra i tre anziani seduti intorno ad un tavolino a chiacchierare di squadre di calcio e pettegolezzi locali, col terrore di ridursi presto così anche lui. In casa la moglie lo comanda a bacchetta, rinfacciandogli il suo pensionamento precoce, mentre la figlia gli presenta un fidanzato semianalfabeta e senza vergogna che vive, ormai, alle sue spalle. L’avvocato cerca di portare il suo amico a superare questo momento d’impasse e gli propone un fallimentare pranzo con due giovani e procaci ragazze. Sempre spinto dal suo amico, Gianni tenta anche un approccio con la badante della madre.
Si sente nell’atmosfera del film una leggerezza sincera e nostalgica, come quella che può evocare un verso di una canzone di Battiato: “i desideri non invecchiano quasi mai con l’età”. Ma c’è anche la forte ombra di Fantozzi in questo film, sicuramente più sceneggiato del precedente e chiaramente improntato a mettere in luce da una parte le doti di attore di Gianni Di Gregorio, dall’altra a creare un sincero avvicinamento al genere della commedia amara italiana. Il regista vince la scommessa e porta a casa un altro film ricco di intuizioni riguardo un sentimento diffuso di incapacità da parte degli abitanti delle metropoli occidentali, quello di accettare l’invecchiamento come parte della vita stessa.
Fabio Sajeva