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Gianni: “Gli Harleysti, tipi tosti e vi spiego perchè”

Da Tipitosti @cinziaficco1

«Noi  harleysti? Dei tipi tosti. E non per il nostro look, come ci si aspetterebbe. Ma perché amiamo la lentezza. Tutti corrono e noi andiamo lenti. Ci gustiamo la vita, non la bruciamo. Come le nostre moto, che non bruciano la strada».
A parlare è Gianni Avvantaggiato giornalista barese, classe ’57, che dal 13 al 16 giugno scorso ha partecipato al raduno delle circa 200mila Harley-Davidson, a Roma, per il 110° anniversario della nascita della casa madre – l’azienda si trova a Milwaukee negli Stati Uniti. Le motociclette sono state rese celebri da tanti film, tra i quali il mitico Easy Rider del ’69.
Gianni: “Gli Harleysti, tipi tosti e vi spiego perch蔫Sono un appassionato di moto – dice – da quando ero piccolo. Trovavo magico e magnetico il loro rombo. La mia prima moto è stata una Gilera 50 cc. All’epoca, però, adoravo le belle e velocissime Kawasaki Mach III. Ho potuto acquistare una Harley Davidson 883 dopo aver restaurato e venduto quel gioiellino che mi regalò mio nonno: una Vespa Vbt 150 del ’57. Avevo paura che me la rubassero e così l’ho ceduta per acquistare una moto che mi consente anche di fare grandi spostamenti. Oggi sono fiero di appartenere alla H.O.G. la Harley-Davidson Owners Group, la grande famiglia degli harleysti. Siamo circa 2milioni in tutto il mondo. C’è molta solidarietà tra noi. Quando ci incrociamo sulla strada, ci si riconosce subito e ci scambiamo un segno di saluto con le dita a V. E poi partecipare ai raduni internazionali, come quello recente nella capitale, è un piacere immenso. Essere un harleysta è una filosofia di vita. Significa che ami il movimento, la libertà. Ma anche la lentezza. Ed è questo, non certo il nostro aspetto, a renderci tosti. Oggi sono pochi quelli che osano rallentare. Gianni: “Gli Harleysti, tipi tosti e vi spiego perchè”Noi ci proviamo. L’importante per noi è viaggiare, non arrivare in un posto prestabilito. Come ha insegnato a milioni di biker, compreso il sottoscritto, “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, la “Bibbia” dei motociclisti, pubblicata agli inizi degli anni ’70 e letta da generazioni di amanti delle rombanti due ruote.  Quando guido la mia Harley provo la stessa sensazione di quando da ragazzo praticavo lo yoga e mi sono avvicinato alle pratiche del buddismo Zen, appunto. Non sarà così per tutti ma per molti, si. A proposito di rombo, il “suono” delle Harley-Davidson è registrato e quindi non imitabile: le moto prima di uscire dalla fabbrica passano anche in una camera acustica dove viene regolata l’uscita dei gas di scarico. Per parafrasare un’espressione celebre di Clint Eastwood nel film “Il buono, il brutto, il cattivo”,  ”Ogni pistola ha la sua voce, ed io questa la conosco!”, io riconosco la voce della mia 883 tra mille.Gianni: “Gli Harleysti, tipi tosti e vi spiego perchè”

Le ho dato anche un nome: Tullio. Da Tullio De Piscopo, il nostro miglior batterista. Infatti, quando senti i due cilindri pulsare sembra di ascoltare una performance di Tullio, appunto. L’esperienza di Roma è stata unica, come i concerti Rock degli anni ’60 a Woodstock. E vedere Papa Francesco che faceva OK a tutti noi a Piazza San Pietro per la benedizione delle motociclette è stato anche emozionante».

                                                                                                                            Cinzia Ficco


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