«E così l’imperatore si mise alla testa del corteo solenne, sotto lo splendido baldacchino; e tutta la gente ch’era nelle strade e alle finestre esclamava: “Mio Dio, come sono fuor del comune i nuovi vestiti dell’Imperatore! Che stupendo strascico porta alla veste! Come tutto l’insieme gli torna bene!”. Nessuno voleva dar a vedere che nulla scorgeva; altrimenti non sarebbe stato atto al proprio impiego, o sarebbe stato troppo sciocco. Nessuno dei vestiti imperiali aveva mai suscitato tanta ammirazione.
«”Ma non ha niente indosso!” gridò a un tratto un bambinetto. “Signore Iddio! Sentite la voce dell’innocenza!” esclamò il padre: e l’uno venne sussurrando all’altro quel che il piccino aveva detto. ”Non ha niente indosso! C’è là un bambino piccino piccino, il quale dice che l’Imperatore non ha vestito indosso!”
«”Non ha niente indosso!” gridò alla fine tutto il popolo. L’Imperatore si rodeva, perché anche a lui sembrava veramente che il popolo avesse ragione; ma pensava: “Qui non c’è scampo! Qui ne va del decoro della processione, se non si rimane imperterriti!”. E prese un’andatura ancora più maestosa; ed i paggi continuarono a camminare chini, reggendo lo strascico che non c’era».
Nella fiaba come nella quotidianità degli adulti, l’impertinenza innocente dei bambini viene messa a tacere a vantaggio della morale comune; eppure ormai il danno è fatto e niente è più come prima.
Anche dopo una filastrocca o un racconto o un saggio di Gianni Rodari molte cose non sono più come prima. Da quel grande maestro che era, ci ha insegnato che:
- si può usare la fantasia per parlare della realtà - Con le storie e i procedimenti fantastici per produrle noi aiutiamo i bambini a entrare nella realtà dalla finestra, anziché dalla porta. È più divertente: dunque è più utile;
- si possono usare le storie per immaginare un mondo migliore – Lo stesso prefisso mi dà lo «staccapanni», cioè il contrario dell’«attaccapanni»: non serve per appendervi gli abiti, ma per staccarli quando se ne ha bisogno, in un paese di vetrine senza vetri, negozi senza cassa e guardaroba senza scontrino;
- si possono usare le parole per costruire un futuro più consapevole e coraggioso - «Tutti gli usi della parola a tutti» mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo.
E se ancora reggiamo lo strascico di un vestito che non c’è, niente paura né sconforto. Gianni Rodari ha pensato anche a questo e ci ha lasciato una formula magica:
Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente,
chi sta fermo non cammina,
chi va lontano non s’avvicina,
chi si siede non sta ritto,
chi va storto non va dritto,
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà.
copertina de La grammatica delle figure
Credits:
H.C. Andersen, Il vestito nuovo dell’Imperatore
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia
Gianni Rodari, Filastrocca impertinente
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