Giappone, alla scoperta dell’isola “infuocata”. Kyushu, tra natura, cultura e “futuro”

Creato il 08 maggio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Si è meritata l’appellativo di “isola del fuoco” perché ospita il più grande bacino craterico vulcanico del mondo, ed è anche la terra delle “fonti dell’inferno”, famose sorgenti termali in cui le acque possono raggiungere il punto di ebollizione.

(kanpai-japan.com)

Questa regione affascinante ma ancora poco nota è il Kyushu, l’isola più meridionale dell’arcipelago giapponese: la più vicina a Corea e Cina, è storicamente la “porta” attraverso cui i primi commercianti ed esploratori europei arrivarono nel Paese del Sol Levante. Una rotta ancora poco battuta, ma ricca di itinerari all’insegna della natura, della gastronomia e della storia. L’isola ‘infuocata’ è, infatti, anche la terra che diede i natali a molti samurai, i potenti guerrieri dell’epoca feudale.

La prima tappa alla scoperta del Kyushu è Fukuoka, la più grande città dell’isola, metropoli moderna e commerciale ma che conserva il suo animo “antico” grazie ai vari templi ancora perfettamente conservati e alle tradizioni popolari. Da non perdere è l’esperienza di una passeggiata serale lungo il fiume Hakagawa che attraversa la città: non ci si potrà non fermare in uno dei tanti colorati Yatai, le bancarelle coperte che vendono specialità locali tra le quali la più famosa è il Tonkotsu Ramen: deliziosi noodles in un brodo con ossa e carne di maiale. Secondo le donne di Fukuoka, questo piatto è anche una sorta di elisir di giovinezza . Infatti, il collagene contenuto nelle ossa e nei tessuti del maiale farebbe del brodo del Ramen un toccasana per la pelle, rendendola più liscia ed elastica. Un “elisr di bellezza” alla portata di tutti i portafogli: una ciotola di Ramen costa infatti poco più di tre euro.

Da non perdere la visita a Dazaifu, una piccola cittadina, facilmente raggiungibile da Fukuoka con i mezzi pubblici, sede del governo del Kyushu fino al XII secolo e famosa per il santuario scintoista Tenmangu. Il santuario è dedicato allo studioso del X secolo Michizane, elevato al rango di divinità della sapienza. Per questo, il santuario è una tradizionale meta di pellegrinaggio per gli studenti, che chiedono aiuto alla divinità per le loro future carriere. Si passa dall’antichità al futuro visitando il vicino Kyushu National Museum: immerso nel verde, è stato inaugurato nel 2005 ed è il quarto più grande museo del Giappone. Si tratta di una struttura in vetro imponente e completamente eco-friendly: ha la forma di un’onda, in omaggio al mare ed ai legami con i vicini paesi asiatici. Per rispettare l’ambiente e realizzare risparmi energetici, il Museo utilizza un sistema di riscaldamento naturale, sfruttando il calore del suolo, che qui registra una temperature media costante di 14 gradi centigradi.

A circa due ore da Fukuoka con il treno veloce Shinkansen, Kumamoto è la terza più grande città del Kyushu. Si dice fosse stata scelta come bersaglio per la prima bomba atomica Usa ma a causa della nebbia, il giorno dell’attacco venne esclusa dai bombardieri. Maestoso è il Castello di Kumamoto: edificato nel 1607 e ricostruito nel 1877 dopo un incendio, ha però conservato l’antico splendore grazie ad un restauro rigoroso secondo il progetto originario. Merita una visita anche la residenza della famiglia di Samurai Hosokawa Gyobu: la casa risale al XVIII secolo e vi si possono ammirare gli ambienti originali della cucina e il salone dei samurai. Interessanti anche gli “itinerari gastronomici” nei ristorantini della città: il piatto tipico della zona è il Sashimi di carne di cavallo. I cavalli, assicurano i ristoratori, sono allevati localmente e secondo metodi “totalmente naturali”.

Il Monte Aso, il più grande bacino vulcanico del mondo

Monte Aso è il più grande bacino vulcanico del mondo e si raggiunge in bus da Kumamoto, attraversando paesaggi mozzafiato. In poco più di un’ora si raggiunge il Parco Nazionale Aso –Kuju: Monte Aso è il nome dell’intera area, una caldera che misura ben 128 chilometri di circonferenza e comprende cinque vulcani, di cui uno, il Nakadake, è attivo. Una funivia conduce fino al cratere del vulcano, se il suo livello di attività lo permette. Il paesaggio – caratterizzato dal vulcano sempre fumante, la vasta pianura che si stende ai suoi piedi ed i laghetti dove pascolano liberi cavalli e mucche – è lontanissimo dall’immagine del Giappone moderno e propone itinerari naturalistici per tutti i gusti.

Percorrendo strade costeggiate da boschi di cedri e piccoli villaggi, si raggiunge la città di Beppu, il più famoso centro termale del Giappone, con oltre 3.700 sorgenti calde e 168 bagni termali, detti Onsen. Beppu sembra uscire da un girone dell’Inferno dantesco: fumaiole si levano dal terreno un pò ovunque, tanto da conferire alla cittadina l’aspetto di una “caldaia malfunzionante”. In città, per il riscaldamenti di molte abitazioni si utilizza unicamente il calore del sottosuolo, mentre le fumarole sono spesso trasformate in cucine improvvisate dove vengono cotte, e poi vendute, le patate aromatizzate e le uova sode al vapore. Le sorgenti termali sono l’anima di Beppu, con i famosi bagni pubblici: il più antico è lo stabilimento di Takagawa costruito nel 1879, dove ci si immerge nudi nelle antiche vasche in pietra per godere dei benefici delle acque termali, gli uomini rigorosamente separati dalle donne. Ma a Bappu ci sono bagni per tutti i gusti: un’altra possibilità è, ad esempio, prenotare un bagno privato nelle Koya, caratteristiche capanne dal tetto in paglia, nell’area delle sorgenti termali nella parte alta della città. Nella stessa area vengono anche “coltivati” quelli che i locali chiamano “i fiori delle onsen”: nelle Koya viene infatti prodotto, sfruttando le proprietà del terreno e delle sorgenti, un particolare zolfo di alluminio (Yunohana) che viene poi trasformato in un liquido di bellezza da aggiungere al bagno termale. Si dice che lo Yunohana, prodotto con una tecnica che risale a oltre due secoli fa, abbia anche proprietà curative. Sono molteplici le “forme” con cui le sorgenti calde di Beppu si presentano ai visitatori: la loro manifestazione più spettacolare è quella dei Jikoku, che significa letteralmente le “fonti infernali”. I Jikoku sono otto sorgenti termali in cui l’acqua raggiunge o supera il punto di ebollizione. Da non perdere è il Jikoku definito “inferno del sangue”, per il colore rosso dell’acqua bollente dovuto all’argilla disciolta nel terreno. Altro Jikoku è quello dell’inferno del mare, per il colore blu cobalto dell’acque , in questo caso ricca di ferro. Insomma, si tratta di una città tutta da scoprire perché, come dicono i giapponesi, “Beppu è l’Inferno più simile che ci sia al Paradiso”.

Al viaggio in Kyushu si possono anche abbinare altre tappe facilmente raggiungibili nella vicina isola di Honshu, tutte “a portata” di Shinkansen, il treno superveloce simbolo del Giappone. La prima è la città di Hiroshima, oggi centro moderno ma dove è ancora viva la memoria delle vittime della bomba atomica. Da non perdere anche la vicina isola di Miyajima, l’isola sacra abitata da numerosi cervi addomesticati e nota per il santuario scintoista Itsukushima con le sue enormi porte (Torii) nel mare. In treno da Hiroshima si può raggiungere Osaka: simbolo di quel Giappone moderno che unisce novità e tradizione. Per catapultarsi nel futuro, ad Osaka non si può perdere una visita all’Umeda Sky Building, un grattacielo di 173 metri dal quale si gode di un panorama mozzafiato della città, con ascensori e scale mobili ‘racchiusi’ in un guscio di vetro : la sensazione, per il visitatore, è quella di essere sospesi nel vuoto. Ma Osaka è anche storia: imponente è il castello del 1583, ricostruito secondo il progetto originario dopo la II guerra mondiale. Infine, un consiglio per il palato: fermarsi ad uno dei tanti banchetti all’aperto e provare i Takiyako, squisite polpettine di polpo cotte su una speciale griglia.

(ansa.it)


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