Questo è il mio articolo sulla rivista di Toscana & Chianti News di maggio.
Il Castello di Celsa , rimane lungo la via secondaria della “Francigena”che da Colle Val d’Elsa, porta a Siena, passando dal Cetinale e dal Ponte allo Spino. E’ in una zona a dir poco strategica, in quanto dalla sua posizione si domina con lo sguardo, tutta la provincia sud, a partire da Siena, fino ad arrivare alla vetta del Monte Amiata.
Dell’antico nucleo originale ,è rimasto di questa difesa solo la torre, perché nel cinquecento , i Celsi, chiamarono l’architetto Baldassarre Peruzzi per abbellire il maniero e trasformarlo in un castello-villa. Celsa è stato rimaneggiato nel corso dei secoli in più stili, riuscendo , ha trovare la sua forma attuale, sul finire dell’ottocento , grazie a Maria Antinori Aldobrandini, che ha ingentilito il castello con i merli sulle torri e le bifore nella facciata. Le pareti sono tutte ricoperte di vite americana: verdissime foglie in estate, lasciano il posto a tutti i toni del rosso e del giallo in autunno, regalando uno spettacolo senza eguali.
Ma Celsa è famosa anche per il suo giardino all’italiana, dove tra le otto aiuole di boxus sempervirens, che rappresentano lo stemma della famiglia, dimorano degli splendidi esemplari di limoni, alcuni dei quali anche secolari. Il giardino scende verso la valle e termina con uno specchio d’acqua. Le verdi bordure, sono abbracciate all’ingresso da balaustre in marmo e proprio accanto all’entrata, vicino al prato all’inglese, sono allineate delle antiche conche in cotto con delle bellissime piante di ligustrum lucido, sagomate a palla, difficili da trovare in altri parchi. Uscendo dal giardino, si ammira la piccola cappella circolare, ornata di stucchi bianchi e tinte azzurro pallido, con alle pareti i simboli delle famiglie che hanno posseduto Celsa nel tempo.
.Oltrepassato il castello, si scende lungo un dolce pendio, sorvegliato da siepi di cipresso e sfere di arte topiaria, per approdare alla fontana dei quattro fiumi! Sulle pareti della grande peschiera, sono raffigurati i più grandi fiumi allora conosciuti: il Danubio che rappresenta l’Europa e ha come simbolo il cavallo, Il Nilo e la palma a rappresentare il continente africano, la tazza d’oro simbolo dell’Asia, reincarnata nel fiume Gange, e infine la donna Velata del Rio de Plata nelle Americhe, perché ancora il continente americano non era stato esplorato totalmente. Tutto intorno al castello, si ramifica un fitto bosco di macchia mediterranea, che a primavera si colora di ciclamini, orchidee selvatiche e fragoline di bosco.
Stefania Pianigiani