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Gieky e il vetro del portone

Da Guglielmomariakley

L’ingresso ai civici di via Lattanzio non era differente da quelli dei molti palazzi costruiti in quegli anni. Il vialetto in asfalto, tre gradini di marmo bianco, una vetrata sulla sinistra di fianco ad un portone come ingresso con la struttura in metallo e un paio di vetri da finestra, ne temperati ne doppi, (gli standard sulla sicurezza non erano ancora così influenti).

Uno dei famosi sabati di cui ho accennato, eravamo in partenza per le vacanze, giocavamo come facevamo sempre; selvaticamente, rincorrendoci come scalmanati in attesa che papà riempisse la macchina, all’epoca la FIAT 124 sport

Gieky e il vetro del portone

Durante il rincorrerci, per evitare di venir toccato dall’inseguitore, chiusi il portone di vetro dietro di me tenendolo spinto dalla maniglia con forza. Gieky dall’altra parte cercava catturarmi, trovando il portone chiuso iniziò, nel tentativo di entrare nell’atrio, a spingere con altrettanta forza ma dal fragile vetro, dai e dai, inevitabilmente si ruppe facendo infilare le braccia di Giacomo dritte dritte dentro agli angoli acuminati e taglienti del vetro rottosi in 1000 pezzi.

Non mi ricordo esattamente cosa accadde, so che mio padre lo portò dritto all’ospedale da cui lo riportò fasciato all’avambraccio ricucito con alcuni punti. Poi tra una imprecazione e l’altra finalmente partimmo alla volta di Sarzanello, luogo di villeggiatura nei pressi del fiume Magra, sul confine tra Liguria e Toscana, altro luogo dove mio fratello lasciò il segno e il nome su un giornale del posto.

Guglielmo


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