Magazine Cultura
I guardiani di pietra,
di Carlo Tronchetti, 2008
Sulla grande statuaria nuragica in pietra di Monte Prama si è scritto molto, ma in occasione del restauro dei frammenti di statue che ci sono rimasti non sarà inutile ripercorrere velocemente la vicenda e presentare l’interpretazione da dare a questo straordinario episodio della protostoria sarda. Tutto nasce dal ritrovamento causale di alcuni frammenti, fra cui una testa, nel 1974, cui seguì un primo intervento esplorativo di scavo condotto da Giovanni Lilliu con alcuni docenti e laureati dell’Università cagliaritana, che portò al recupero di un torso. Nel 1977 ancora un ritrovamento fortuito durante l’aratura dette il motivo per uno scavo più prolungato, condotto da Maria Luisa Ferrarese Ceruti e da me nel dicembre del 1977. I risultati furono tali che nel 1979, ottenuti i necessari finanziamenti, fu effettuato lo scavo integrale dell’accumulo delle statue e della necropoli che queste ricoprivano, che ebbi la fortuna (e l’onere) di realizzare in prima persona. I pezzi più significativi, assieme a parte dei più vecchi ritrovamenti, furono restaurati ed esposti dal 1980. E qui ci troviamo dinanzi ad uno dei "misteri" di Monte Prama, quello, divulgato su tanta stampa e televisione, che concerne l’"occultamento" delle statue. In realtà una parte, sia pure piccola, dei resti è sempre stata esposta nella sale del Museo cagliaritano, non solo, ma ha anche circolato in Italia ed Europa in diverse Mostre, tra cui piace ricordare "Sardegna Archeologica. I nuraghi a Milano" del 1985, realizzata dal Comune di Milano con la sponsorizzazione della Regione Sardegna e l’edizione di un bel catalogo in cui era presentata per la prima volta la ricostruzione grafica di due statue.
Questo eccezionale ritrovamento non è stato, quindi, mai nascosto, e del resto non si capisce il motivo per cui un archeologo che compie una scoperta così sensazionale debba poi occultarla. Il primo "mistero" di Monte Prama così scompare nel nulla. L’altro "giallo", quello del suo significato, è un mistero come tutti quelli che avvolgono le scoperte archeologiche un po’ fuori da normale. Bisogna lavorarci sopra, studiare, confrontarsi ed infine proporre ipotesi interpretative logiche e coerenti, anche basandoci su quello che conosciamo in altre zone del Mediterraneo. Ma quale potrebbe essere il significato della statuaria di Monte Prama e della necropoli su cui giacevano le statue al momento del ritrovamento? Argomenti su cui da tempo gli studiosi si confrontano con diverse ipotesi. Ecco la mia interpretazione alla luce di molti anni di ricerche e confronti.
La necropoli si trova situata alla base del pendio di un colle, lungo una depressione regolarizzata, ed è composta da uno spazio ben delimitato che comprende 30 tombe cui ne sono state aggiunte tre spostate dall’allineamento perché adiacente a Nord si trovava un’altra necropoli più antica. I frammenti sono stati trovati accumulati nella discarica e si riferiscono a statue di diverse dimensioni e tipologie: arcieri in atteggiamento di orante, figure di armati con scudo, pugilatori che si coprono la testa con lo scudo; poi modelli di nuraghi semplici e complessi, e betili. Le tombe erano senza corredo; solo nel caso della tomba 25 si può pensare ad un oggetto di corredo, essendosi ritrovato un sigillo scaraboide databile nei decenni finali dell’VIII a.C. Le tombe sono a pozzetto coperte da una lastra in arenaria gessosa chiara, e con lo stesso materiale sono realizzate le statue. Queste e le tombe sono sicuramente connesse. Oltre ad essere della stessa pietra, i frammenti di statuaria (oltre 5.000) sono stati trovati accatastati esattamente sopra le tombe. La mia interpretazione è che siamo di fronte a un particolare tipo di necropoli in cui viene glorificato un clan familiare, un gruppo aristocratico che si qualifica con i segni del valore militare (arcieri), della religione (pugilatori), del legame religioso con il centro ideologico del potere (modelli di nuraghe) e si riallaccia alla mitica e passata età delloro, con i betili collegati alle vecchie tombe di giganti, le tombe degli antenati eroizzati, alle quali forse allude anche la forma stessa, allungata, della necropoli.
Quella presentata e ricostruita nella necropoli è una tipologia di ostentazione che si colloca correttamente inquadrata nel fenomeno culturale definito orientalizzante, diffuso in tutto il Mediterraneo, con la piena affermazione di gruppi familiari egemoni allargati. Per la datazione io sarei propenso a collocarla genericamente in questo periodo orientalizzante, che inizia nello scorcio terminale dell’VIII a.C. e comprende poi il VII, senza poter essere maggiormente precisi.
La mia impressione, è che l’episodio di Monte Prama si possa meglio inquadrare nei decenni iniziali dell’orientalizzante, quando si sono consolidati i rapporti con i Fenici di Tharros. È sicuramente da Tharros che giungono in importanti centri politici e religiosi tardo-nuragici oggetti di grande prestigio, come i torcieri ciprioti bronzei, datati tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII a.C., del nuraghe S’Uraki di San Vero Milis e dal grande santuario di Sorradile. Ed inversamente nello stesso tempo troviamo a Tharros, nell’ambito della necropoli fenicia arcaica, la testimonianza della sepoltura di individui di stirpe nuragica in posizione di prestigio, rivelataci da oggetti come le "faretrine" bronzee. Il fenomeno di inurbamento di Sardi presso i centri fenici, e di Fenici presso comunità sarde, è ormai ben accertato in diverse parti dell’isola, e ci indica chiaramente come i rapporti tra le due popolazioni fossero di pacifica e reciprocamente proficua convivenza. Ma questa convivenza pacifica non vuole dire passiva accettazione dei Sardi di ciò che le genti fenicie apportavano: al contrario! Gli stimoli e gli influssi vengono rielaborati nell’isola secondo la propria specifica tradizione culturale, come mostrano palesemente le statue: l’ideologia della grande statua onoraria viene dall’esterno, ma le raffigurazioni sono puramente locali, derivate strettamente dalla produzione dei bronzetti, come puramente sardi sono i valori che la necropoli e la statuaria connessa esprimono.
I Fenici sono portatori nell’isola di una cultura di tipo urbano, con una forte e consolidata organizzazione sociale e del lavoro, con i suoi valori, che viene in contatto con la cultura ed organizzazione sociale sarda; questa risponde, a Monte Prama, con l’orgogliosa ostentazione dei propri specifici e peculiari valori: quelli della virtù guerriera, della virtù religiosa, dello stretto legame con la propria terra e con i propri mitici antenati eroizzati.
Le mmagini del nuraghe Palmavera e del suo betilo torre, sono tratte dal libro di Moravetti, 2006
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