Un ritratto di Gigi Proietti
La fiction italiana di solito fa schifo, inguardabile. Recitata male, diretta peggio, scritta da cani. Una roba da dopolavoro della bassa provincia retrograda. Ogni tanto però in questo cielo senza stelle si accende un breve lampo. E nelle ultime stagioni, l’unico lampo lo ha fatto accendere quel genio dello spettacolo europeo che è Gigi Proietti.
Attore, regista, melomane, cantante, musicista, ballerino, doppiatore, sa fare tutto e lo fa bene. Uno dei pochi show man completi e colti dello spettacolo italiano. Arriva lui e si ride, lui racconta e la serata passa senza intoppi. Racconta le sue prime esperienze e il tempo vola. Uomo intelligente, preparato anche culturalmente, sa essere comico e drammatico, divertente e commovente, a suo piacimento. Basta che decida quale registro usare e la sua vena artistica sotterra tutti, anche se lui ha il pregio, come i veri Maestri di saper dare spazio anche a chi lo circonda. Il problema sono gli altri che spesso al suo fianco spariscono, ma non è colpa del sor Giggi. Profondamente Italiano, uomo senza età, capace di recitare anche in produzioni francesi e americane, azzecca tutti i colpi, trasformando un testo anche non eccelso in un sicuro successo.
Lui non è solo presenza, è tutto:capacità , tecnica, spirito di iniziativa, eleganza, savoir faire, romanità. Vive la sua città come un abito, la eleva a costume di scena, senza risultare mai fuori o sopra le righe.
L’ultima prova, appunto nella fiction, “Una pallottola nel cuore” è bella da seguire e interessante, anche se non granché originale. Al centro della storia, lui, giornalista investigatore. E intorno la presenza e la bellezza di Roma e poi il sottofondo de Il Messaggero, il quotidiano della capitale. E poi un cast ben calibrato: la superlativa Licia Maglietta, l’ottimo Marco Marzocca, l’abile e affascinante Francesca Inaudi. Su tutto, Luca Manfredi dirige niente male.
Se ci fossero tanti Gigi Proietti, lo spettacolo italiano farebbe sfracelli nel mondo.
Mauro Pecchenino