Gigiat (Venatores – libro secondo)
di Alessandro Girola
Copertina di Giordano Efrodini
99 pagine, 1,99 euro
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Sinossi
Anno di grazia 1514.
Tra i monti della Valchiavenna c’è un mostro che sta perseguitando il contado, da poco annesso alla Repubblica delle Tre Leghe, a discapito degli odiati francesi.
Gigiat è il suo nome, e pare essere un fauno possente e invincibile, capace di saltare di cima in cima, sfuggendo così ad armigeri e cacciatori che cercano di fermarlo.
Un mercante chiavennese decide di chiedere aiuto a Torre d’Ambra, un piccolo feudo nel ducato di Ferrara, dove opera in gran segreto una misteriosa compagnia mercenaria di ammazza-mostri.
Il loro finanziatore, il conte Nero d’Ambra, non può ignorare tale richiesta, visto che sia lui che il mercante appartengono alla medesima, occulta confraternita dagli oscuri natali.
Per Argalia Malaspina, capitano di ventura al servizio di Nero, ha inizio una nuova caccia all’abominio, al comando dei suoi Venatores, ora anche armati di prodigiose armi meccaniche disegnate da messer Leonardo da Vinci.
Ma la missione a Chiavenna farà anche scoprire ad Argalia dei segreti sul suo signore, rivelazioni che metteranno a rischio la fedeltà che lo lega al casato d’Ambra, la cui discendenza risale fino ai tempi dei nobili Carolingi.
Presentazione
Gigiat è il secondo volume della saga dei Venatores.
Si presuppone dunque che siate arrivati qui dopo aver letto il capitolo precedente, Grifo.
La saga nasce come spin-off de Il Palio, una novelette autoconclusiva ambientata ai nostri giorni. Proprio da Il Palio Torre d’Ambra, fantomatico paese del ferrarese, di cui la saga Venatores è una sorta di elaborato prequel.
Gigiat si svolge qualche mese dopo i fatti narrati in Grifo, sempre nell’anno di grazia 1514.
Questa volta le imprese dei “cacciatori di mostri” di Torre d’Ambra si spostano dalle esotiche terre egiziani e nubiane a quelle più vicine e assai più fredde della Valtellina, da poco passata sotto il controllo della Repubblica delle Tre Leghe.
La novelette è quindi anche un omaggio a una valle che conosco bene (un quarto del mio sangue è di Sondrio) e che amo.
Gigiat è però soprattutto un fantasy vecchio stile, uno sword and sorcery a carattere storico, con ambientazione prevalentemente italiana, ricco di citazioni ma del tutto originale per trama e costruzione della medesima.
Questo è il capitolo centrale della prima trilogia dedicata ai Venatores, che si concluderà col romanzo breve Leiche, di futura pubblicazione.
Spero che, dopo aver letto Gigiat, vogliate continuare questo viaggio insieme ad Argalia e ai suoi cacciatori, alla scoperta dei segreti del contado ferrarese di Torre d’Ambra.
Buona lettura!
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