Gigolò per caso di John Turturro. 2014

Creato il 12 settembre 2014 da Barbara2011
"Se sapessi cosa c'è nella vostra mente non mi troverei qui" David Foster Wallace descriveva così i newyorkesi: «hanno la capacità incredibile di badare ai fatti propri, di starsene per conto loro e non accorgersi che succedono cose sconvenienti, una capacità che mi colpisce ogni volta che vengo qui (a New York, ndr.) e che sembra sempre collocarsi a un certo punto del continuum tra stoicismo e catatonia». «Il mestieri più ancico deil mondto» biascica in un italiano per forza di cose americanizzato Fioravante, rievocando una conversazione con il suo amico di una vita Schwartz; siamo nel quartiere di una comunità ebraica e Fioravante economicamente al capolinea, si ricicla facendo il mestiere più vecchio del mondo. Woody Allen - che qui si diverte senza dover dirigere- è un bibliotecario ebreo, "ma di leggere i libri non gliene frega più niente a nessuno" con tanti figli (non ho capito quanti) avuti da un afro-americana, diventa il pappa del gigolò. Che "non è bello come Mick Jagger, ma chi se ne frega". Qualche accenno di scrupolo morale («queste donne sono vulnerabili»), qualche riserva sul proprio grado di virilità, ma poi l'anziano Allen lo convince.Questa ispiraziona buffa e bislacca gli è venuta da una confidenza fattagli dalla sua dermatologa (Sharon Stone) che sentiva il desiderio di un menage a trois di tipo puramente sessuale. Turturro qui rivendica il più possibile le sue origini italiane sia davanti che dietro la macchina da presa, riservandosi perfino qualche battuta nella nostra lingua e affidando ruoli chiave della troupe a professionisti italiani (la fotografia è di Marco Pontecorvo, il montaggio di Simona Paggi). E quella gnocca di Vanessa Paradis, il cui sguardo sarebbe in grado di stregare chiunque (me che scrivo, compresa).Sharon Stone è una meravigliosa cinquantenne e Sofia Vergara incarna la quintessenza dell'erotismo. Bellissima l'amicizia tra i due protagonisti, Allen ha di sicuro contribuito non ufficialmente alla sceneggiatura, i dialoghi tra i due sono esilaranti. Solitudine e crisi economica vengono dimenticate quando sono insieme. Quella di Gigolò per caso è una New York marcatamente multietnica, dai toni rossicci, con un sottofondo di jazz raffinatissimo e dove di americani quasi non se ne vedono, a parte l’insoddisfatta Sharon Stone. Lo stesso duo composto da Turturro ed Allen si prende simpaticamente gioco di certi luoghi comuni, fondati o meno che siano, dei rispettivi popoli a cui appartengono: Fioravante è latino, poetico, grande amatore per vocazione, di poche parole ed apparentemente avulso da ciò che lo circonda; Murray Schwartz è invece l’ebreo con la naturale propensione per gli affari, abile affabulatore, testardo senza essere mai molesto. Ah sorvolate su cose si fa il frappè al cioccolato. E ancora una volta sulla resa italiana del titolo. Questa quinta regia di Turturro è una delizia.

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