La più antica storia che ci è pervenuta dal passato è l’EPOPEA DI GILGAMESH, databile al terzo millennio a.C. Siamo nella Terra tra i Due Fiumi, appunto la Mesopotamia. Nella seconda metà del secolo scorso, continuando gli scavi che avevano portato alla luce gli stupendi palazzi di Ninive, l’antica capitale dell’impero Assiro, due archeologi, Sir Austen Layard e il suo assistente Hormuzd Rassam, quasi per caso notarono due vani annessi al palazzo; lì vi trovarono la biblioteca del re Assurbanipal III (668-627 a.C.), e in essa 20.000 testi su argilla che trattavano di matematica, astronomia, medicina, filosofia, e insieme ad essi 12 massicce tavole d’argilla che narravano le gesta di un uomo vissuto prima e dopo la grande catastrofe di un diluvio, GILGAMESH, quinto re della città di Uruk, la più grande città della Babilonia meridionale. La biblioteca di Ninive aveva restituito all’umanità non solo la prima grande epopea della storia del mondo, ma addirittura una più antica versione del Diluvio di quella descritta nella Bibbia! La vicenda si divide in vari episodi: l’incontro di Gilgamesh con Enkidu, che diventa suo amico; un viaggio nella foresta per uccidere un mostro; il disprezzo per una dea; la morte del compagno; la ricerca dell’immortalità. Questa storia, come ci dice la tavoletta IX nella colonna 4, si svolge "lungo la via del sole", la qual cosa a un archeologo o ad uno storico può non dire niente, ma ad un astrologo dice che lo scenario di tutta la vicenda sta in cielo, dato che "la via del sole" altri non è che l’ECLITTICA. Infatti, le gesta e i luoghi del racconto (di questo come di altri racconti mitici) vanno inseriti, ricercati, non su di un mappamondo ma in alto nel cielo, e precisamente sulla fascia dell’eclittica, ché è quello il luogo ove appunto si svolgono gli eventi mitici e dove ha sede il motivo che sta alla base di detti eventi, ovvero l’obliquità dell’eclittica, cioè quella situazione astrale dovuta al fatto che la Terra è inclinata, rispetto al piano equatoriale, di 23°30’. Tale inclinazione fa sì che l’asse terrestre giri come una trottola, così se prolunghiamo questo asse fino al polo celeste nord, questo descrive intorno al suddetto polo un cerchio; il tempo occorrente a questo asse prolungato per ruotare intorno al polo settentrionale dell’eclittica è di circa 25.920 anni, durante i quali il suo orientamento passa da una stella all’altra, stella che noi chiamiamo Polare (dal greco polos, cioè asse, perno): nel 6.000 circa a.C. la Stella Polare era la iota della Costellazione del Dragone; nel 3.000 circa a.C. era Thuban l’alfa della stessa Costellazione; ai tempi della Grecia Classica era Kochab, la beta dell’Orsa Minore; oggi è l’alfa dell’Orsa Minore (che noi chiamiamo Polaris), mentre nel 4.000 d.C. sarà Vega, l’alfa della Costellazione della Lira. Questo fenomeno è detto Precessione degli Equinozi: i punti equinoziali (e quindi anche quelli solstiziali) non rimangono fermi là dove dovrebbero stare, ma si muovono lungo l’eclittica in direzione opposta a quella dell’ordine dei Segni. A tale fenomeno gli antichi attribuivano l’ascesa e la caduta delle varie Ere (o Età) del mondo. Si diceva infatti che la costellazione zodiacale che sorgeva ad oriente prima del sole (levata eliaca) segnava il luogo ove il sole sostava. Tale costellazione veniva chiamata pilastro del cielo, e dava il nome alle varie Età del Mondo (della durata di 2.160 anni). Nel 6.647 a.C. l’equinozio di primavera era in Gemelli: era quindi questa la costellazione pilastro; si parlerà allora di ERA DEI GEMELLI; poi si passò lentamente al TORO, quindi all’ARIETE, infine ai PESCI, "dove si trova tuttora e dove continuerà a rimanere per ancora un po’ di tempo. La nostra Era è segnata dall’avvento di Cristo il Pesce...L’Età precedente, quella dell’Ariete, era stata annunziata da Mosè disceso dal Sinai ‘con le due corna’, cioè incoronato con le corna dell’Ariete, mentre il suo gregge disobbediente si ostinava a danzare intorno al ‘vitello d’oro’, meglio inteso come un 'toro d’oro', il Toro. Così, erano i cieli nelle loro rivoluzioni a dare la chiave...Ciò che si muoveva di moto proprio in cielo - i pianeti con le loro settimane e i loro anni - assumeva una gravità sempre più maestosa. Essi erano le Persone dal Vero Divenire: lo zodiaco era il luogo degli accadimenti reali..." (G. de Santillana e H. von Dechend, Il mulino di Amleto, ed. Adelphi, Milano, 1983). Quindi, quando sentiamo parlare di diluvi, di terra piatta o quadrangolare, di terra emersa o di acque di sotto, ciò si riferisce ad avvenimenti e luoghi che non sono di questo mondo ma che riflettono regole, fenomeni cosmici, vicende e sconvolgimenti astrali: ogni diluvio, quindi, può essere visto come evento distruttore di un’Era per far posto a quella successiva. I diluvi descritti dai Greci, i quali erano a conoscenza di ben tre distruzioni successive (e pensiamo a quello di cui sono protagonisti Deucalione e Pirra), si presentano come miti astrali in cui si vede morire un mondo inteso come un’Età del mondo. Molte tradizioni collegano questa o quella catastrofe con elementi o figure stellari; citiamo un esempio preso dalla tradizione leggendaria ebraica di epoca tarda, citata da Frazer: "Ora, il diluvio fu causato dall’incontro delle acque maschili del cielo con le acque femminili che sgorgavano dalla terra. I buchi nel cielo da cui sfuggirono le acque di sopra erano stati fatti da Dio quando tolse alcune stelle dalla costellazioni delle Pleiadi; e per fermare quella fiumana di pioggia dovette poi turare i due buchi con un paio di stelle prese in prestito dalla costellazione dell’Orsa. E’ per questo che, ancora oggi, l’Orsa corre dietro alle Pleiadi: vuole indietro i suoi piccoli, ma non riuscirà mai ad averli fino all’Ultimo Giorno". Per quanto riguarda il diluvio vissuto da Deucalione e Pirra, le sue acque si ritrassero grazie al suono della buccina (antico strumento musicale formato da una conchiglia tortile) di Tritone, strumento che era stato inventato da Aigokeros, cioè il Capricorno, il signore del solstizio d’inverno quando era la costellazione dell’Ariete a ‘portare’ il sole (dal che si dovrebbe dedurre che questo diluvio servì come passaggio dall’ERA DEL TORO a quella dell’ARIETE, ciò che lo daterebbe al 2.350 a.C.!). Ricapitolando, la terra come luogo in cui si svolgono le vicende mitiche non è il nostro globo: terra indica qui il piano che si forma collegando i quattro punti dell’anno segnati dagli equinozi e dai solstizi, ovvero l’eclittica: i quattro angoli, cioè le costellazioni che sorgono insieme al sole agli equinozi e ai solstizi, sono i punti che determinano una terra; così ogni Età del mondo ha la sua terra, ed è proprio per questo che si parla di fine del mondo: quando i punti dell’anno vengono determinati da un nuovo gruppo di costellazioni zodiacali portate dalla Precessione degli Equinozi, sorge una terra nuova. Quindi il cielo come luogo di svolgimento delle vicende mitiche, lo Zodiaco come terra in cui nascono i miti, in cui si muovono Dei ed Eroi, e fra questi, appunto, GILGAMESH, per due terzi dio e per un terzo uomo. La Storia di GilgameshGilgamesh, alabastro gessoso,m.4,70 di altezza, sec.VIII a.C.Museo del Louvre, Parigi
La più antica storia che ci è pervenuta dal passato è l’EPOPEA DI GILGAMESH, databile al terzo millennio a.C. Siamo nella Terra tra i Due Fiumi, appunto la Mesopotamia. Nella seconda metà del secolo scorso, continuando gli scavi che avevano portato alla luce gli stupendi palazzi di Ninive, l’antica capitale dell’impero Assiro, due archeologi, Sir Austen Layard e il suo assistente Hormuzd Rassam, quasi per caso notarono due vani annessi al palazzo; lì vi trovarono la biblioteca del re Assurbanipal III (668-627 a.C.), e in essa 20.000 testi su argilla che trattavano di matematica, astronomia, medicina, filosofia, e insieme ad essi 12 massicce tavole d’argilla che narravano le gesta di un uomo vissuto prima e dopo la grande catastrofe di un diluvio, GILGAMESH, quinto re della città di Uruk, la più grande città della Babilonia meridionale. La biblioteca di Ninive aveva restituito all’umanità non solo la prima grande epopea della storia del mondo, ma addirittura una più antica versione del Diluvio di quella descritta nella Bibbia! La vicenda si divide in vari episodi: l’incontro di Gilgamesh con Enkidu, che diventa suo amico; un viaggio nella foresta per uccidere un mostro; il disprezzo per una dea; la morte del compagno; la ricerca dell’immortalità. Questa storia, come ci dice la tavoletta IX nella colonna 4, si svolge "lungo la via del sole", la qual cosa a un archeologo o ad uno storico può non dire niente, ma ad un astrologo dice che lo scenario di tutta la vicenda sta in cielo, dato che "la via del sole" altri non è che l’ECLITTICA. Infatti, le gesta e i luoghi del racconto (di questo come di altri racconti mitici) vanno inseriti, ricercati, non su di un mappamondo ma in alto nel cielo, e precisamente sulla fascia dell’eclittica, ché è quello il luogo ove appunto si svolgono gli eventi mitici e dove ha sede il motivo che sta alla base di detti eventi, ovvero l’obliquità dell’eclittica, cioè quella situazione astrale dovuta al fatto che la Terra è inclinata, rispetto al piano equatoriale, di 23°30’. Tale inclinazione fa sì che l’asse terrestre giri come una trottola, così se prolunghiamo questo asse fino al polo celeste nord, questo descrive intorno al suddetto polo un cerchio; il tempo occorrente a questo asse prolungato per ruotare intorno al polo settentrionale dell’eclittica è di circa 25.920 anni, durante i quali il suo orientamento passa da una stella all’altra, stella che noi chiamiamo Polare (dal greco polos, cioè asse, perno): nel 6.000 circa a.C. la Stella Polare era la iota della Costellazione del Dragone; nel 3.000 circa a.C. era Thuban l’alfa della stessa Costellazione; ai tempi della Grecia Classica era Kochab, la beta dell’Orsa Minore; oggi è l’alfa dell’Orsa Minore (che noi chiamiamo Polaris), mentre nel 4.000 d.C. sarà Vega, l’alfa della Costellazione della Lira. Questo fenomeno è detto Precessione degli Equinozi: i punti equinoziali (e quindi anche quelli solstiziali) non rimangono fermi là dove dovrebbero stare, ma si muovono lungo l’eclittica in direzione opposta a quella dell’ordine dei Segni. A tale fenomeno gli antichi attribuivano l’ascesa e la caduta delle varie Ere (o Età) del mondo. Si diceva infatti che la costellazione zodiacale che sorgeva ad oriente prima del sole (levata eliaca) segnava il luogo ove il sole sostava. Tale costellazione veniva chiamata pilastro del cielo, e dava il nome alle varie Età del Mondo (della durata di 2.160 anni). Nel 6.647 a.C. l’equinozio di primavera era in Gemelli: era quindi questa la costellazione pilastro; si parlerà allora di ERA DEI GEMELLI; poi si passò lentamente al TORO, quindi all’ARIETE, infine ai PESCI, "dove si trova tuttora e dove continuerà a rimanere per ancora un po’ di tempo. La nostra Era è segnata dall’avvento di Cristo il Pesce...L’Età precedente, quella dell’Ariete, era stata annunziata da Mosè disceso dal Sinai ‘con le due corna’, cioè incoronato con le corna dell’Ariete, mentre il suo gregge disobbediente si ostinava a danzare intorno al ‘vitello d’oro’, meglio inteso come un 'toro d’oro', il Toro. Così, erano i cieli nelle loro rivoluzioni a dare la chiave...Ciò che si muoveva di moto proprio in cielo - i pianeti con le loro settimane e i loro anni - assumeva una gravità sempre più maestosa. Essi erano le Persone dal Vero Divenire: lo zodiaco era il luogo degli accadimenti reali..." (G. de Santillana e H. von Dechend, Il mulino di Amleto, ed. Adelphi, Milano, 1983). Quindi, quando sentiamo parlare di diluvi, di terra piatta o quadrangolare, di terra emersa o di acque di sotto, ciò si riferisce ad avvenimenti e luoghi che non sono di questo mondo ma che riflettono regole, fenomeni cosmici, vicende e sconvolgimenti astrali: ogni diluvio, quindi, può essere visto come evento distruttore di un’Era per far posto a quella successiva. I diluvi descritti dai Greci, i quali erano a conoscenza di ben tre distruzioni successive (e pensiamo a quello di cui sono protagonisti Deucalione e Pirra), si presentano come miti astrali in cui si vede morire un mondo inteso come un’Età del mondo. Molte tradizioni collegano questa o quella catastrofe con elementi o figure stellari; citiamo un esempio preso dalla tradizione leggendaria ebraica di epoca tarda, citata da Frazer: "Ora, il diluvio fu causato dall’incontro delle acque maschili del cielo con le acque femminili che sgorgavano dalla terra. I buchi nel cielo da cui sfuggirono le acque di sopra erano stati fatti da Dio quando tolse alcune stelle dalla costellazioni delle Pleiadi; e per fermare quella fiumana di pioggia dovette poi turare i due buchi con un paio di stelle prese in prestito dalla costellazione dell’Orsa. E’ per questo che, ancora oggi, l’Orsa corre dietro alle Pleiadi: vuole indietro i suoi piccoli, ma non riuscirà mai ad averli fino all’Ultimo Giorno". Per quanto riguarda il diluvio vissuto da Deucalione e Pirra, le sue acque si ritrassero grazie al suono della buccina (antico strumento musicale formato da una conchiglia tortile) di Tritone, strumento che era stato inventato da Aigokeros, cioè il Capricorno, il signore del solstizio d’inverno quando era la costellazione dell’Ariete a ‘portare’ il sole (dal che si dovrebbe dedurre che questo diluvio servì come passaggio dall’ERA DEL TORO a quella dell’ARIETE, ciò che lo daterebbe al 2.350 a.C.!). Ricapitolando, la terra come luogo in cui si svolgono le vicende mitiche non è il nostro globo: terra indica qui il piano che si forma collegando i quattro punti dell’anno segnati dagli equinozi e dai solstizi, ovvero l’eclittica: i quattro angoli, cioè le costellazioni che sorgono insieme al sole agli equinozi e ai solstizi, sono i punti che determinano una terra; così ogni Età del mondo ha la sua terra, ed è proprio per questo che si parla di fine del mondo: quando i punti dell’anno vengono determinati da un nuovo gruppo di costellazioni zodiacali portate dalla Precessione degli Equinozi, sorge una terra nuova. Quindi il cielo come luogo di svolgimento delle vicende mitiche, lo Zodiaco come terra in cui nascono i miti, in cui si muovono Dei ed Eroi, e fra questi, appunto, GILGAMESH, per due terzi dio e per un terzo uomo. La Storia di GilgameshGilgamesh, alabastro gessoso,m.4,70 di altezza, sec.VIII a.C.Museo del Louvre, Parigi
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