Dal maggio 2010 fa pochissime ore di lezione, giusto per qualche corso di base inserito nel calendario delle attività, tra gag e spinning. Molte promesse delle parallele sono “migrate” a Novi Ligure, in un’altra associazione in cui poter allenarsi con continuità. Altre hanno preferito smettere. Gli attrezzi per gli esercizi sono rimasti in un garage, in attesa di essere fissati, chissà dove. Tartara in questi anni ha scritto ai giornali, incontrato assessori e parlato con tante persone per cercare una nuova “casa” alle atlete che, nonostante tutte le peripezie, hanno raggiunto buoni risultati ai campionati regionali e nazionali (come Irina). Giovani che non riescono ad allenarsi e quindi a migliorarsi per mancanza di spazio. E’ la triste realtà degli sport minori. ”Sono amareggiata, demotivata, affranta da tutta questa gente che snobba lo sport”, dice Silvia Tartara, “che predica valori da trasmettere ai giovani per il puro scopo di accaparrarsi dei voti”, conclude.
Un buon posto sarebbe la palestra dell’ex caserma dei Vigili del Fuoco, ma non è stato raggiunto un accordo con il Laboratorio Sociale che l’autogestisce: “Gli attrezzi che ho in garage non danno fastidio, useremmo la palestra nelle ore libere”, spiega l’insegnante. Ma Mattia, referente della Polisportiva Antirazzista Uppercut ci vede qualche problema in più: “Hanno bisogno di tanto spazio, e non siamo riusciti a trovare una quadra organizzativa”. Fa capire comunque che lo spazio autogestito non è aperto a tutte le associazioni. Le attività sono svolte dall’interno, in una logica di compartecipazione di idee sociopolitiche, in primis.
La palestra, quindi, non si trova.