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Ginnastica, il corpo libero e l’importanza…della musica/1

Creato il 13 novembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Base musicale, un quadrato 12×12, novanta secondi di spettacolo: è il corpo libero femminile. Mix di capacità tecniche, di acrobatica e di coreografia. Esibirsi su determinate note cambia radicalmente tutto l’esercizio, lo condizione pesantemente. Una scelta appropriata può davvero essere decisiva. Diverse sedute di allenamento di spendono per ascoltare diverse opzioni e arrivare alla decisione finale. Il pezzo esprime la personalità della ginnasta, il suo modo di essere.

Andiamo ad analizzarne alcuni.

 

Partiamo con Alexandra “Aly” Raisman. La nuova campionessa olimpica di specialità ha letteralmente strabiliato sulle note di Hava Nagila di Abraham Zevi Idelsohn. È una musica ebraica che ha voluto dedicare alle vittime dell’Olimpiade di Monaco 1972, lei che segue proprio quella religione. Non possiamo dire che danzi su quelle note o che si faccia più di tanto aiutare. È sicuramente quella che si avvicina più al settore maschile: sa dove si trova in qualsiasi momento anche senza ascoltare i suoni. Togliendogliela forse assisteremmo più o meno alla stessa prestazione e la statunitense ne risentirebbe solo in piccolissimi frangenti quando muove il busto e le spalle seguendo la ritmica. Sia chiaro stiamo parlando di arte e quindi tutti i discorsi che stiamo facendo sono assolutamente opinabili, punti di vista discutibili e certamente non oggettivi. Potere vedere l’esercizio che le è valso l’oro a Londra cliccando qui.

 

A Londra la risposta è arrivata dall’eleganza fatta a persona. La grande Catalina Ponor. La rumena è l’incarnazione della grazia, del movimento preciso e “bello da vedere”. Queste due qualità, però, non la definiscono come un robot ma confluiscono in un’emozionalità che poche hanno in tutto il circuito. Dopo essersi esibita seguendo il fantastico Requiem che le stava proprio a pennello per intensità e ritmicità (su e giù continuo con un finale in calando molto interessante), quest’anno ha deciso di cimentarsi su una versione della celeberrima Fever, che in questa rivisitazione manca troppo di ritmo e in alcuni frangenti risulta appiattita. Ma una ripresa nella seconda parte e la classe immensa della vicecampionessa a cinque cerchi, capace di inventarsi dei “sexy passettini” nel settore di “danza”, risollevano il tutto. Cliccate qui per vedere la sua performance londinese.

Qui invece per sentire il Requiem.

 

In Terra d’Albione completava il podio Aliya Mustafina. Si sa come lavora la scuola russa e la diciottenne non esce molto dallo schema. Viaggia sempre su alti livelli, non c’è mai un abbassamento d’intensità e la Final Hour degli X-ray Dog le consente di lavorare sulla ritmicità e sulla continuità, potendosi esibire su delle ottime diagonali (alcune sbavate nell’occasione, ma non è questa la sede per discuterne). Ad ascoltare bene non c’è mai la sterzata decisiva, quello che volta pagina al mezzo e rimodula tutto il resto. Cliccate qui per ammirare l’esercizio che le è valso il bronzo tre mesi fa.

 

Tre ginnaste e tre stili diversi. Tutti e tre che modellano la musica, tutti e tre modellati dalle basi.

Aggiungiamone un quarto. Quello della nostra Vanessa Ferrari, amaramente rimasta fuori dalle medaglie olimpiche per la regola ingiusta che vieta i pari merito. Dopo essersi esibita per anni sulle note del Nessun dorma che le ha regalato lo strepitoso il mondiale 2006 nel concorso generale, la bresciana ha cambiato scegliendo L’Ultimo dei mohicani. L’intensità drammaturgica è incredibile, e sale col procedere dei secondi. L’apice a due terzi della base quando l’azzurra si esibisce in una serie di passi, salti artistici e passaggi a terra dimostrando di essere un tutt’uno forte e deciso col suo esercizio. Peccato non esser stata premiata per come meritasse. Cliccate qui per vedere la sua finale di specialità.

 

Ma chi ha detto che servono tecnica, perfezione e grazia per vincere un titolo? Basta volgere lo sguardo a Gabby Douglas. L’americanina ha vinto l’all-around con un corpo libero tutt’altro che esaltante, ma ha avuto dalla sua un valore aggiunto: una musica assolutamente coinvolgente. Le hit Memories di David Guetta featured by KiD CuDi e We no speak Americano di Yolanda Be Cool. Il pubblico si è esaltato, ha “ballato” con lei, batteva le mani e si sentiva coinvolto in uno spettacolo. Certo l’artistica pura piange un po’, ma da ammirare l’agilità e la velocità, oltre alla capacità di fare show. Sembra cadere fuori tempo in alcune diagonale, ma è passato tutto in secondo piano. Da alcuni definita “truzza”, ma su questo possiamo in un certo senso sorvolare. Cliccate qui per sentire con le vostre orecchio: il floor era proprio il suo ultimo esercizio.

 

Il minuto e mezzo della rivale Viktoria Komova è invece un bel mix in cui nella parte centrale spicca lo Show Must Go On dei Queen. Sicuramente la conoscerete tutti e capirete immediatamente su cosa si sei esibita il fenomeno russo. L’inizio e la fine sono invece terreno per percussioni e strumenti a fiato, giusto abbrivio e conclusione che va a cozzare con le chitarre elettriche del gruppo: un contrasto che ha esaltato le sue diagonali e che, purtroppo, non è riuscito a superare la carica dell’avversaria di colore. Cliccate qui per ascoltare la base.

 

Ne volete sapere di più? Vi starete chiedendo dei pezzi della Izbasa, della Wieber, della Maroney, delle altre russe, del talentino Iordache, delle star Liukin, Johnson e Sacramone, della Michell, e perché no anche delle cinesi? E le altre nostre beniamine italiane? Beh non vi resta che attendere la prossima puntata, settimana prossima sempre su Olimpiazzurra naturalmente.

 

[email protected]

(un grazie immenso a Francesca Zampini per l’aiuto nel ritrovare titoli e basi; nella foto Aly Raisman)

OA | Stefano Villa

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