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Gino Bartali, la ribollita toscana e la storia d’Italia!

Da Tuttacronaca

Gino Bartali, la ribollita toscana e la storia d’Italia!

Era il 1940 e quel Giro d’Italia, cominciato a metà Maggio, Bartali  pensava  proprio di vincerlo. 26 anni, forma strepitosa…  Il più grande ciclista  dopo aver vinto  due Giri d’Italia e un Tour de France…  Ma non aveva fatto i conti con il caso… TorinoGenova era  la seconda tappa e quella foratura  proprio non ci voleva… Il tempo che cambiassero la gomma  e s’era trovato in fondo alla corsa. Non era uno che si arrendeva, così  era risalito in sella e stava riconquistando posizioni… Ma  qualcosa  attraversò la strada… All’epoca i percorsi non erano affatto protetti e gli spettatori  si accalcavano senza transenne  ai margini della strada  … Fu uno spettatore tutto particolare quello che gli attraversò la strada… Un cane…. Per non investirlo Gino Bartali cadde dalla bicicletta… Stavolta era proprio fuori…  In tutta fretta  il Direttore del Team decise di puntare  su quel giovane gregario Fausto Coppi, piazzato bene in classifica…All’arrivo della tappa Bartali fece i complimenti a Coppi e si mise cavallerescamente  al suo servizio, invertendo  i ruoli, senza pensarci due volte… E ce ne fu presto bisogno …

Gino Bartali, la ribollita toscana e la storia d’Italia!
Sulle Alpi Coppi fu preso dalla classica “cotta”, cui andò spesso soggetto, con violenti dolori ai muscoli delle gambe. Bartali se ne accorse e tornò indietro… Coppi sceso dalla bicicletta, livido in faccia, voleva abbandonare la gara. Fu l’asprezza di Bartali,  il suo linguaggio schietto, senza fronzoli, spesso brutale, a rimetterlo in sella “Coppi sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo”  Che tradotto poi voleva dire, questo è uno sport duro, se non ti impegni  allo spasimo resti a fare il gregario, quello che porta l’acqua ai campioni”. Coppi il 9 giugno vinse il Giro d’Italia… Appena in tempo, perché proprio  il giorno dopo l’Italia  entrò in guerra e per parecchi anni non se ne parlò più…

Coppi viene  spedito in Africa con la fanteria… Ma  la sua guerra finisce presto perché è fatto prigioniero …Gli inglesi però conoscono di fama il giovanissimo campione e da buoni sportivi gli concedono qualche ora tutti i  giorni per gli allenamenti…

Anche Bartali in Italia seguita ad  andare in bicicletta…”Si stava allenando  per le gare che sarebbero riprese appena finito il conflitto”, spiegava fiducioso ai nazisti, scambiando con loro quattro chiacchiere, quando, ogni tanto, lo fermavano durante  quei lunghi percorsi… Spesso erano ragazzi e gli piaceva parlare di sport  …In realtà lui aveva sempre i tubi della bicicletta e il sellino  riempiti di documenti di ebrei, nascosti nei conventi della Toscana e dell’Umbria…Centinaia di chilometri in bici per portarli nella tipografia di un Monastero, a San Quirico, nei pressi di Assisi, dove li falsificavano a meraviglia… Tanto anche se entrava  e  usciva da Chiese e Conventi non ci faceva  caso nessuno… Era  un cattolico fervente, quasi un bigotto, dedicava le sue gare alla Madonna… I  francesi lo chiameranno, nel loro invidioso sciovinismo, “Gino le Pieux”… Qualche volta si spingeva fino a Genova…  Gli consegnavano  i fondi degli ebrei ormai al sicuro, per  portarli ad altri ebrei  in difficoltà…. Anche nella cantina della sua casa c’era una famiglia di ebrei … Alla fine della guerra ne aveva salvati 8oo…  Ma di tutte queste cose, lui che era un gran chiacchierone non ne  fece mai parola…  Quando lo seppe il Presidente della Repubblica, Azeglio Ciampi, appuntò la Medaglia d’oro al Valor Civile sul petto della moglie… Era il 20o5 e Bartali era morto già da alcuni anni…  Nel  2011, lo inserirono fra i Giusti dell’Olocausto nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova…

La fine della guerra non portò pacificazione all’Italia… La guerra civile aveva lasciato odi e incomprensioni… La “revanche” fascista era  ancora dietro  l’angolo… Comunisti e democristiani rappresentano due mondi diversi, lontani, nemici, soprattutto da quando i comunisti sono stati estromessi dal Governo e la guerra fredda esaspera e spaventa gli animi ogni giorno di più…

Gino Bartali, la ribollita toscana e la storia d’Italia!
Quasi a metà di quel caldo mese di luglio del 1948 un giovane neofascista Antonio Pallante spara a Palmiro Togliatti, eroe della resistenza, Segretario e leader indiscusso del  più grande partito comunista dell’Occidente… Mentre il leader in gravi condizioni viene operato d’urgenza, l’ira, l’odio e la commozione  mobilitano il paese. La CGIL dichiara lo sciopero generale, I dirigenti del PCI invitano i militanti a mantenere la calma,  ma il governo democristiano accusa i comunisti di istigare i propri simpatizzanti allo scontro. Gli operai della FIAT di Torino sequestrarono  l’amministratore delegato Vittorio Valletta. I telefoni pubblici smettono  di funzionare e si bloccano i treni.  Nel corso di violentissime manifestazioni di protesta  a sera ci sono 14 morti e centinaia di feriti… La Polizia aveva avuto l’ordine di sparare…  Il paese è di nuovo sull’orlo della guerra civile….

Ma all’improvviso ciò che accade al di là delle Alpi distrae tutti. Sino al 14 luglio, giorno dell’attentato a Togliatti, l’Italia  seguiva con moderato interesse le vicende del Tour de France. Qualche giornalista inviato è già tornato in Italia senza aspettare la fine del Tour… Bartali, l’unico italiano in gara, ha già 34 anni… Troppi per vincere un Tour… Difatti  ha un ritardo di ventuno minuti sul francese  Louison Bobet. Ma già il 15 luglio  tutto cambia…  Mentre Togliatti lotta per la vita, sulle montagne, Bartali che in salita dava il meglio di sé, stacca gli avversari  e vince la tappa Cannes – Briançon. Gli italiani all’improvviso si aggrappano al Tour e la tensione comincia ad allentarsi…   La sera dello stesso giorno il Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, telefona a Bartali… Lo sprona, lo incoraggia, l’Italia ha bisogno di lui “Qui c’è una gran confusione ” gli dice… Di sicuro, dietro quella telefonata c’ era stato il giovanissimo Giulio Andreotti … Lui che, nel suo smisurato realismo cinico, gli italiani li conosceva bene… Nella notte pare che il Papa stesso abbia telefonato a  Bartali. Gino che ha il senso del dovere, forse prima ancora che la capacità fisica,  percorre quelle 7 ultime tappe rimanendo sempre primo in classifica…A Parigi è un trionfo… i Francesi  sono sbigottiti, umiliati…. Ed entusiasti…  Non si era mai visto un atleta che vincesse il Tour per la seconda volta a distanza di 10 anni …In Italia la calma è ritornata…Gli animi si accendono solo quando si parla di Gino Bartali… Del resto anche Palmiro Togliatti comincia a stare meglio…

Gino Bartali, la ribollita toscana e la storia d’Italia!
Bartali seguitò a correre fino al 1954 mentre la stella di Fausto Coppi, forse un campione ancora più grande di lui, cominciava a risplendere sempre più … Se ne andò con un’ultima vittoria, prima che la sua, di stella,  cominciasse ad appannarsi… Dicevano che ci fosse stata una gran rivalità fra i due e i giornali  fomentavano il conflitto e le chiacchiere… Al mondiale di ciclismo del 1948  Bartali e Coppi correvano insieme per la Nazionale, ma il comportamento dei due campioni fu quanto di meno collaborativo si potesse immaginare e i risultati per l’Italia nulli,  ma al Tour de France del 1952 furono sorpresi a scambiarsi in corsa  una bottiglia d’acqua … Non si è mai saputo che dei due avesse  sete… Quando Coppi  fu messo sotto accusa perché  aveva lasciato la moglie, facendosi vedere  con una bella  ed elegante signora… La “Dama Bianca”, Bartali cattolico e attaccato alle tradizioni familiari, fu uno dei pochi a difenderlo… e quando poi Fausto morì per una sciagurata malaria non diagnosticata, lo pianse a lungo.

Ci resta tanto di Bartali…  Ma forse senza molte parole  e senza retorica  la cosa più bella è ascoltare  la canzone di  Paolo Conte…”Oh quanta strada nei miei sandali…  Quanta ne avra’ fatta Bartali… Quel naso triste come una salita…Quegli occhi allegri da italiano in gita… I francesi ci rispettano… Che le balle ancor gli girano…

Al contrario di Fausto Coppi, sempre attentissimo alla sua dieta, a Bartali piaceva mangiare e apprezzava anche il  buon vino… Lo faceva senza paura e senza conseguenze , con quel suo fisico robusto, anche prima delle gare.  A lui abbiamo  dedicato un classico della cucina toscana, una zuppa contadina  dai mille sapori:

Gino Bartali, la ribollita toscana e la storia d’Italia!

LA RIBOLLITA TOSCANA

INGREDIENTI per 6 persone: 12 sottili fette di pane toscano senza sale, 8oo grammi di fagioli cannellini freschi o 350 grammi di fagioli secchi, 200 grammi  di bietole fresche,  200 grammi di cavolo nero, 1/2 di cavolo verza, 5 carote medie, 4 patate medie, 3 gambi di sedani, 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, 2 pomodori rossi, un pizzico di timo, 2 cipolle medie, 2 spicchi di aglio, sale e pepe a piacere., olio extra vergine di oliva

PREPARAZIONE: Lessate e fagioli cannellini e poi, lasciandone qualcuno intero a parte, passateli al setaccio con l’acqua di cottura, in modo da ridurli a purea. Tagliate a pezzi le verdure  e fate soffriggere in una padella 1 cipolla tagliata a fette, nell’olio. Quando sarà imbiondita aggiungete i pomodori pelati e il concentrato di pomodoro. Dopo qualche minuto aggiungete al sugo la purea di fagioli e quelli rimasti interi, poi tutte le altre verdure. Salate,pepate e aggiungete il timo, e lasciate cuocere due ore dopo aver aggiunto circa 1 litro e 1/2 di acqua. Abbrustolite le fette di pane, strofinatele con l’aglio crudo, ponetele sul piatto di ciascun commensale e versatevi sopra la zuppa.

Il nome ribollita le deriva dal fatto che in passato si era soliti prepararla in grande quantità e quella avanzata del giorno prima, compreso il pane rimasto  al suointerno si poneva a scaldare in forno(quindi si ribolliva) dopo aver steso sulla sua superficie un nuovo strato di cipolle tagliate a fettine.A crudo,sul piatto di ciascun commensale versate un poco di olio a filo. Attenzione: la ricetta toscana esclude qualunque tipo di formaggio.



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