C’è un baro al tavolo da gioco, anzi più d’uno e i polli siamo noi. Ci fanno credere che finalmente vinciamo con un poker e invece loro hanno scala reale: così i polli, come si è visto alzano la posta e si rovinano. Pazienza che l’aiuto baro, ovvero il sistema mediatico, spacci per assunti nella pubblica amministrazione 15 mila giovani, quando invece si tratta solo della possibilità che una metà di questi posti posti gonfiati come una bolla di sapone, possano essere liberati prima o poi da dipendenti che intendano andare in pensione a 57 anni accettando il 30% di trattamento pensionistico in meno. Per non parlare della mobilità entro 50 chilometri. Di fatto si tratta di puri tagli mascherati da rinnovamento e da rivoluzione.
Ma insomma alle volte gli assi nascosti nella manica cadono platealmente a terra come nel caso del super commissario Cantone. Qui siamo al fumo negli occhi cui anche il magistrato non può che arrendersi visto che ormai ha davanti a sé una carriera politica: la rivoluzione in questo caso consiste nel fatto che a Cantone sarà affidata un’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici che forse entro l’anno (e comunque troppo tardi per occuparsi davvero di Expò, Maroni l’ha spuntata) sostituirà l’Autority anti corruzione, che non ha mai fatto nulla e ne assorbirà i 330 dipendenti. Nel concreto si potrebbe dire che Cantone è rimasto immobile al centro di un vortice politico, visto che egli era già dal 2010 presidente della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche creata nell’ambito della riforma Brunetta e che fungeva anche da anti corruzione, anche se era rimasta di fatto lettera morta.
Naturalmente si dirà che la questione non è questo alternarsi e fondersi di organismi, ma i poteri che sono affidati alla nuova entità e in particolare alla facoltà di “commissariare” singoli appalti in caso di provvedimenti restrittivi o di notizie di reato. Già qui capiamo che i 330 volonterosi che faranno parte dell’ autorità, del tutto insufficienti alla bisogna, dovranno basarsi o su provvedimenti giudiziari già in atto o su “soffiate” e in ogni caso non potranno che avvertire il prefetto e riceverne l’autorizzazione di agire. Ma il fatto centrale e significativo è che Cantone non sarà un vero super commissario, ma il capo di un organismo collegiale faticosamente messo insieme dal governo per esprimere le anime dalla maggioranza. Un gran brutto sintomo di lottizzazione politica.
E’ del tutto chiaro che non sarà questa autorità a risanare il meraviglioso mondo degli appalti visto che come è stato ampiamente detto, occorrerebbe rivedere i meccanismi degli stessi ideati forse apposta per favorire il tangentismo selvaggio, pensare ad una legislazione più moderna ed efficace, eliminare l’impunità sostanziale che circonda la corruzione da opera pubblica. Ma anche dal punto di vista della semplice repressione, piuttosto che questo rispolverare autorità che si sono dimostrate ampiamente inefficaci, forse sarebbe stato molto più funzionale – faccio solo un esempio – creare pool di magistrati specificamente anticorruzione, simili a quelli antimafia, con i quali peraltro avrebbero molti “file” da condividere. Così oltretutto si eviterebbero le tante incognite di natura diversa e contraria che stanno dietro questa operazione molto d’immagine e poco concreta: quella di interventi amministrativi gravi per un’azienda in assenza di indagini della magistratura o viceversa di operazioni che tendano ad alleggerire o evitare le conseguenze penali per i giochi corruttivi. Non è del tutto esatto dire che la montagna ha partorito un topolino, è molto peggio, è che i topi partoriscono topolini.