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Giocando con Orlando: il Felice Hellzapoppin’ di Accorsi e Baliani

Creato il 27 novembre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Federica Zingarino Giocando con Orlando: il Felice Hellzapoppin’ di Accorsi e Baliani

A far le scene, il mare e il tuono e i venti

Sono solo degli attori corpi e voci

A fremer sentimenti e agitare portenti

Dell’amore giostrando tra delizie e croci

Ché, attenzione, il teatro che qui s’apparecchia

Non sol per l’occhio è fatto ma per l’orecchia

Il Teatro è quello della Pergola di Firenze, il giorno il 19 novembre, sul palco ci sono Stefano Accorsi e Marco Baliani ed il sipario si apre su Giocando con Orlando. Quella a cui assisto è la prima nazionale di uno spettacolo, andato in scena nella città toscana fino al 24 novembre, la cui tournée proseguirà poi in tutta la penisola con repliche a Roma, Milano, Genova e Bologna prima di concludersi il prossimo mese di marzo al Teatro Nuovo di Napoli. Accorsi e Baliani, qui anche regista, prendono e trasformano i versi dell’Orlando furioso trascinando sul palco i tanti cavalieri cantati da Ludovico Ariosto, cavalieri che, divisi tra maomettani e cristiani, duellano, amano si scontrano, si tradiscono ed appunto si infuriano. Apparendo e sparendo, si interrompono, si perdono in attesa del prossimo giro di giostra e di riprendere quindi il filo del racconto. Ma come ha fatto lo strano duo ad incontrarsi e pensare proprio a questo Giocando con Orlando? L’avventura parte dal successo di un precedente lavoro teatrale, il Furioso Orlando, e nasce dal voler provare ad esplorare l’arte dell’improvvisazione e quella dei giullari con l’obiettivo di dare vita ad un’esibizione che, allontanandosi da un modo pomposo ed affettato di declamare versi celebri come possono essere questi di Ariosto, faccia della vitalità la sua ragione d’essere. Baliani ne racconta così la nascita: «Lo scorso luglio ero ad Asti per la regia della stagione estiva del Furioso Orlando, ma quel giorno l’attrice – Nina Savary – non è riuscita a prendere l’aereo, le scenografie non sono partite da Napoli e c’erano più di ottocento prenotazioni… Il produttore Marco Balsamo e gli organizzatori erano disperati, con Stefano Accorsi ci siamo messi a tavolino: siamo andati in scena così, senza costumi e luci, improvvisando. Io, che non conoscevo a memoria il testo, ho recitato le parti femminili e ho riprodotto con il suono della voce tutti i rumori di scena. Lì è nata l’idea di creare una nuova messinscena, con soltanto noi due attori in scena, tornando un po’ al fondamentalismo del mio Kohlhaas. È un nuovo esperimento, una nuova tappa di lavoro».

Giocando con Orlando: il Felice Hellzapoppin’ di Accorsi e Baliani

La pièce parte quasi in sordina. Con le luci ancora accese, Baliani sul palco spiega ai presenti quello che sta per accadere e poi, come un fulmine a ciel sereno, ecco un tourbillon di emozioni prendere il sopravvento. Stefano Accorsi è prima il paladino Orlando, poi Bradamante e Ruggiero e poi Angelica, ma è anche colui che con la sua narrazione mette insieme i vari episodi della vicenda; Marco Baliani, invece, oltre che regista in scena, è il fool shakespeariano, la spalla ideale per il protagonista, il buffone di corte sempre pronto a tendere trappole, ad inventare strofe utili a rendere più attuale il racconto. In maniera figurata, gli attori salgono e scendono dai cavalli in corsa di una giostra che fa parte della scenografia realizzata dal bravissimo Mimmo Paladino. L’idea è quella di un movimento caotico ma allo stesso tempo non privo di raziocinio, una performance estremamente fisica che ricorda il geniale Hellzapoppin’ di Henry Codman Potter. Lo spettacolo parte sempre dalle due storie d’amore principali: Orlando che insegue la bella Angelica e la guerriera cristiana Bradamante innamorata di Ruggiero, cavaliere saraceno destinato alla conversione. La posta in gioco è l’amore in tutte le sue innumerevoli forme e declinazioni: tradito, sbagliato, dimenticato, ostacolato. Un sentimento che porta infine il racconto a tingersi di rosso con Orlando che, infuriato dalla gelosia, è posseduto fino a perder il senno. Vien da chiedersi perché scegliere proprio Ariosto ai giorni nostri per esplicare determinate tematiche. Una convincente risposta arriva durante le prime interviste rilasciate da Marco Baliani e Stefano Accorsi che spiegano bene il loro intento. «Ariosto è necessario – dice Baliani – e ci vuole Orlando. Perché siamo in una società dove vige l’indifferenza invece dei sentimenti. Ariosto è anche terapia contro il femminicidio». E aggiunge Accorsi: «Sì, perché qui si parla di gelosia maschile. E senza senso, perché c’è tutta la follia di Orlando che ama senza essere riamato: cosa attualissima. Può essere giusto il nome che noi diamo all’amore?». In conclusione, assistiamo con stupore ad una ballata inedita che rima dopo rima ci conquista. Accorsi dà vita ad un’interpretazione magistrale del poema di Ariosto ed il nostro consiglio può essere solo quello di andare a vedere, se ne avrete occasione, questo magnifico spettacolo.

La fotografia in copertina è di Giovanni Cozzi, le due inserite nell’articolo sono di Filippo Manzini

Giocando con Orlando: il Felice Hellzapoppin’ di Accorsi e Baliani


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