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Giocattoli e stereotipi di genere

Da Massimo Silvano Galli @msgdixit

Giocattoli e stereotipi di generePassando davanti alla vetrina di molti negozi di giocattoli, risulta evidente una suddivisione piuttosto netta fra giocattoli “da maschio” e giocattoli “da femmina”: da una parte trenini, macchinine e supereroi, dall’altra bambole, trucchi e gioielli; in una parte risaltano i colori blu e azzurro intenso, nell’altra i toni sono quelli del rosa e del violetto.
Le case produttrici di giochi vanno a colpo sicuro, sapendo che – nella maggior parte dei casi - i bambini sono attratti da determinati giochi e le bambine da altri e pertanto puntano direttamente su ciò che possa indurre all’acquisto e garantire il successo immediato del giocattolo.
In tutto questo a mio avviso c’è (o ci dovrebbe essere…) anche una responsabilità sociale e culturale, oltre che genitoriale: come vogliamo crescere i bambini di oggi / adulti di domani? Quali valori desideriamo insegnare loro? Quali stimoli riteniamo fondamentali per il loro sviluppo?
Ricorderò sempre la domanda che mi ha posto una bambina di 7 anni, mentre sostavamo davanti ad una di queste vetrine: “Perché i giochi interessanti sono solo nella parte per i bambini?”. Alla mia domanda su quali fossero, a suo avviso, i giochi interessanti, lei ha risposto: “Quelli che permettono di scoprire il mondo, come il telescopio e il microscopio!”. Abbiamo osservato con attenzione la vetrina per le bambine e non abbiamo trovato nulla di simile, se non bambole, trucchi e gioielli. In questa riflessione c’è la profondità di una giovane donna che ha già capito che alcune attività vengono considerate appannaggio di un genere, con esclusione dell’altro.
Anche noi genitori – questo bisogna dirlo – facciamo la nostra parte: un recente studio condotto dall’Università di Bologna ha indagato la relazione tra gli stereotipi di genere dei genitori nei confronti della matematica e la percezione di bambine e bambini dai 6 anni in su, relativa alla propria abilità in questa materia. La ricerca, guidata dal Dott. Carlo Tommasetto, ha coinvolto circa 250 bambine e bambini di diverse scuole primarie, i loro insegnanti ed i loro genitori. Dai risultati è emerso un fatto che ci invita a riflettere: lo stereotipo di genere sulla matematica influenza le bambine fin dai primi mesi della scuola primaria. La percezione della propria abilità, infatti, viene condizionata soprattutto dai giudizi dei genitori, più che dalle valutazioni degli insegnanti. Se i genitori tendono a considerare le bambine meno portate per la matematica rispetto ai bambini, loro tenderanno a percepirsi meno capaci di quanto effettivamente siano.
Questo ci porta a riflettere su come i nostri giudizi, i nostri comportamenti ed i nostri pensieri influiscano sui desideri e sulle percezioni dei nostri figli. Subiamo tutti dei condizionamenti, che ci piaccia o no: l’ambiente lavorativo, la situazione economica, il contesto sociale, la cultura di appartenenza, il tipo di istruzione a scuola e l’educazione in famiglia, sono tutti fattori che contribuiscono a determinare come siamo. 

Ecco perché il nostro compito genitoriale ed educativo dovrebbe essere, in mezzo a tanti stimoli settoriali e giudicanti, anche quello di invogliare alla scoperta, di portare all’arricchimento emotivo, di spronare alla fantasia e alla curiosità, di favorire il movimento e le attività all’aria aperta ma, più di ogni altra cosa, di permettere ai nostri figli di sperimentare quanti più stimoli possibili e di scoprire le proprie inclinazioni. In questo modo permetteremo loro di crescere in modo armonioso ed equilibrato, accompagnandoli all’autonomia e alla capacità di fare scelte ponderate, senza sostituirci a loro.

“La mia materia preferita è scienze” ha aggiunto la bambina “ed il mio sogno più grande è avere un telescopio per guardare le stelle”. Ti auguro di guardare sempre lontano.
Camilla Targher

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