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Giochi da bambine

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La tv di oggi è ormai piena di canali per bambini che mandano in onda cartoni animati 24 ore su 24.
Accendo di rado la televisione ma ogni tanto mi capita di guardare insieme a mio figlio di tre anni e mezzo qualche cartone. Non è facile, come si può pensare, trovare un canale adatto alla prima infanzia, che rispetti davvero la sensibilità delle giovani menti e soprattutto che stia attento ad una comunicazione adeguata alla loro età e alle loro esigenze.

Un genitore dovrebbe, in linea teorica, prestare attenzione ai messaggi veicolati dai contenuti dei cartoni; la cosa che colpisce maggiormente però rimane l’ingente mole di pubblicità: messaggi commerciali che sono esplicitamente diretti ai bambini per colpirli e per indurli successivamente a richiedere un acquisto a mamma e papà. Ci si rivolge ad un pubblico di minori, in alcuni casi davvero piccoli, creando in loro un bisogno e sollecitando una risposta emotiva e psicologia per un fine commerciale.

Iniziamo ad indagare quali sono i bisogni, reali o fittizi, su cui i pubblicitari fanno maggiormente leva.

Abbiamo spesso parlato in questo blog di come l’immaginario del femminile nell’infanzia sia racchiuso in stereotipi che sono sempre gli stessi.
Ho potuto constatarlo recentemente imbattendomi in una pubblicità sul canale Cartoonito che tratta di cosmetici per bimbe.
Analizziamolo insieme attraverso qualche screenshot:

1) Lo spot si apre con una ragazzina che col suo microfono, come una piccola presentatrice, mostra il make-up book, un quaderno di consigli per ottenere un trucco perfetto:

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2) Successivamente la voce fuori campo consiglia come risultare esteticamente più bella: “Scegli l’ombretto che fa per te: se sei bionda usa l’azzurro!

Un’amica si appresta sorridente e compiaciuta a truccare la ragazzina bionda in questione:

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3) Ed ecco infine il risultato: la ragazzina, giovanissima, sorride in camera col suo ombretto azzurro per far vedere l’effetto finale del trucco:

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Lo spot si conclude con le piccole “make-up artists” nel loro centro estetico rosa confetto pieno di specchi e di ammennicoli per la bellezza:

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Very bella: un nome che, insomma, dice tutto.

Il bisogno che viene creato nelle menti di queste giovani è palese: trovare il modo per apparire più belle.

Bambine che invece di giocare davvero e avere la libertà di sporcarsi, come consiglierebbe l’età, si mettono in posa perfettamente truccate:

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Si legge su un sito di vendite on line che all’interno del “gioco” vengono forniti consigli di trucco e che l’età consigliata è quella dai 5 agli 8 anni:

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Insomma, belle a tutti i costi, anche in tenera età. Una gabbia dalla quale è difficile uscire, soprattutto quando certi messaggi vengono inculcati da sempre e nascono per essere introiettati dalle piccole donne di domani. Questi bisogni non sono reali, perché le bambine non possono averli innatamente, ma sono costruiti ad hoc, e comportano l’identificazione con modelli da perseguire, in questo caso estetici, dettati dall’alto (es.: bionda –> ombretto azzurro).

Tanto è stato detto a proposito delle conseguenze culturali che questo comporta, a partire dall’accettazione di se stesse da parte delle donne (tra le quali ci sono anche le giovanissime) e la considerazione, spesso puramente estetica, riservata alla popolazione femminile all’interno della società.

Chiediamoci una volta in più: quale futuro per le nostre figlie?


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