Giochiamo alla Lega?

Creato il 31 marzo 2010 da Valyskitschen

Alcuni brevi spunti di riflessione, forse retorici e sicuramente BANALI. Ma ho bisogno di sfogarmi. E questo blog è mio. Dopo, un gioco divertente.

I due Eroi della Lega: Roberto Cota e Alberto da Giussano. E non provate a dire che non sapete chi è quest'ultimo...

  • La regione ha deciso. Vorrei aggiungermi al gruppo di Facebook Cota non è il mio Presidente. Ma come faccio? La democrazia ha fatto il suo corso, la maggioranza ha vinto e l’unica soluzione è andarsene dal Piemonte. Voglio solo aspettare, per vedere un leghista festeggiare i 150 Anni di Unità dell’Italia.
  • Basta con questo suffragio universale. Ci vuole un discrimine. In fondo è una parola che tanto piace ai leghisti. E come discrimine propongo: l’ignoranza della gente. Mettiamo un test che dà accesso alla propria scheda elettorale. Domande semplici, di conoscenza base di storia, geografia ed educazione civica. Es.:  ≪Quanti membri ha il senato?≫, ≪Quante province conta la tua regione e chi è il Presidente della tua provincia?≫, ≪A cosa serve il Parlamento?≫, ≪Chi è il Presidente della Repubblica?≫. Ognuno di noi sarebbe costretto a un ripassino, sempre utile. Purtroppo questo test non lo fanno neanche per la consegna dal badge parlamentare (ok, è una battuta scontata, e allora?).
  • Non dico queste cose come una di sinistra che insulta gratuitamente la destra. NO. Anzi, avrei una domanda un po’ più difficile: non c’è nessuno di destra a cui questa politica di destra fa schifo? Là fuori, so che ci siete. Sia tra gli elettori, sia tra i politici. E allora gridate cazzo, per la vostra dignità.
  • Possibile che l’ultimo ad averlo fatto sia stato Scalfaro (il cui video del famoso ≪Non ci sto≫ manco si ritrova su Youtube, se non manipolato da qualche buontempone che si diverte a inserire scorregge nel montaggio – wow, manco il mio umorismo arriva a tanto)?
  • Ieri il mio amico Ale mi ha fatto pensare ai tempi di Don Camillo e Peppone, metafora del vecchio teatro politico. Un teatro in cui ognuno combatteva per le sue Idee . Idee riconoscibili in quanto tali persino dall’avversario in quanto avversario. Incredibile.
  • Mi hanno rubato il colore preferito, il verde.

    Il virilissimo e soprattutto padanissimo Raz Degan nelle vesti di Alberto da Giussano

  • Una volta per sentirsi virili, ci si comprava la macchina grande, la moto. Ora si vota Lega. Il mondo, ormai, è difficile da capire, ha troppe sfumature. La Lega, così come il ministero con la m minuscola di Calderoli, semplifica.
  • E giusto per semplificare e per sbandierare virilità, Cota ha già ribadito più volte che revocherà i fondi per il gaypride.
  • Ma Cota è per la difesa della vita – disse prima di massacrare i NoTav – e per questo le pillole RU486 ordinate dalla precedente giunta rimarranno in magazzino. Caro, ma la Lega, agli albori, non si vantava di non essere serva della Chiesa? Almeno quello, dai, dai…
  • Cosa dovevano ancora fare Pdl e Lega per perdere credibilità agli occhi dei cittadini (con la c minuscola)? Ah, no, giusto. Era tutto un complotto.
  • Non vedo l’ora di leggere i libri di storia che usciranno tra 50 anni.

Ora però voglio proporre un GIOCO. Anche questo costruito BANALMENTE, superficialmente. Lo dedico a chi ha votato il Carroccio e s’intitola GIOCHIAMO ALLA LEGA. Giusto per allenarci ai prossimi anni.

Scopo del gioco – ironico, ma crudele – è trovare l’intruso, l’infiltrato. Io faccio il giudice.

Cari amici meridionali che avete votato Lega (o alleati), grazie! Avete aiutato la depurazione del Piemonte, ma non sapete che le prime vittime siete voi. Nella mia memoria di bambina cresciuta in un piccolo paesino

Bagnuma 'nt l'oli tùit ansema

piemontese, quanti insulti sul vostro conto! Voi terroni, napuli, scansafatiche, arrivati a rubare il lavoro. Guai se una ragazza portava a casa il fidanzato del Sud, o viveversa. Meno male che il padre, facendo pronunciare allo straniero la frase Dui puvrun bagna’ ‘nt l’oli lo fregava subito. Poi sono arrivati gli albanesi e ci siamo distratti.
Cosa dite, che in questi anni avete conquistato il vostro posto, vi siete dati da fare? Non mi sembra. Infatti, nei circoli e circuiti strattamente piemontesi si parla ancora di quanto voi siate “diversi”. E poi avete macchiato la Nostra società civile con i vostri usi e costumi barbari: gli orecchini d’oro a cerchio con lo smalto, i buchi alle orecchie nelle bambine neonate, e negli anni Novanta avete inaugurato le frangette maschili ossigenate. E poi la puzza di melanzana fritta sui pianerottoli, a ogni ora… E poi, cari, è anni che siete qui. Possibile che non siate ancora in grado di parlare con un accento corretto, decente? Dite che non esiste un accento “corretto”? Beh, qui si parla il Nostro. E basta infestare la nostra lingua con parole come “minchia“!

Ah, voi veneti. Non pensiate di rimanere illesi. Prima dei meridionali siete arrivati voi. Sicuramente sarete d’accordo con il gioco, visto che i vostri corregionali hanno portato il ministro Zaia al potere, come era naturale, anche se un pettegolezzo trevigiano lo vuole, negli anni Ottanta, famoso spacciatore di pasticche alla discoteca Manhattan di TV. Sicuramente, se fosse vero, sarebbero state pasticche Made in Italy, non contraffatte, giusto per difendere l’agroalimentare italiano. Ma torniamo a noi. Cari veneti. Ricordo aneddoti dei nonni piemontesi che raccontavano quanto foste “strani”, appena arrivati. Nella mente ne ho uno in particolare, che narra di come schiacciavate le nocciole con un martello. Ma chi ha mai visto, trogloditi! E poi, quella vostra impossibilità di distinguere le consonanti doppie da quelle semplici… Tornatevene a casa.

Tornatevene a casa, cuneesi!

Ok, ora però bisogna tirare le somme, per bene. Voi vercellesi. Alle orecchie di noi Torinesi il vostro accento suona veramente ignorante, volgare. Tornate nelle campagne, per Dio! E… cuneesi… la vostra Granda offre abbastanza spazio vitale per voi, il vostro gozzo, il vostro mento enorme. Tornate là a sprecare la luce.

Quanto a me, lo ammetto, con i miei imbarazzanti provincialismi sto intaccando Torino, mio attuale domicilio. Devo tornare a Cavagnolo e, più precisamente, a Casa Mosso Alto.


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