Ma questo è l’esatto contrario della realtà: proprio una situazione indefinita, sulla quale potrebbero pesare in maniera decisiva le richieste draconiane di tasse e di risparmi sulla pelle della gente formulate dalla commissione europea, consiglierebbe a non calcare la mano. Invece trovandosi di fronte a premier e ministri di sicura fede nell’austerità, senza particolari problemi parlamentari, la commissione sarebbe indotta a pretendere conti al centesimo e ad imporre le sue famose riforme. Questo deriva dal fatto che l’interesse europeo per gli specifici conti italiani è assai inferiore rispetto a quello di evitare turbamenti sulla dottrina dell’austerità, anche a costo di chiudere un occhio, come del resto è accaduto con la Francia. Qualche sforamento può essere ampiamente tollerato se si evita il rischio di un effetto domino che coinvolga il resto del continente.
Ed è proprio sempre la solita storia da due anni: ancora non si è compreso che solo con governanti critici rispetto a questa Europa si può sperare di spuntarla e di salvare l’europa stessa dal suo precipizio, mentre con esecutivi quasi fantoccio la cui obbedienza è fuori discussione per di più non incalzati da una qualche opposizione, il pedaggio sarà sempre più pesante. Quando un giocatore sa già che carta calerà il suo avversario o che strategia adotterà, ha già vinto. E’ una verità elementare, evidente, che tuttavia viene accuratamente nascosta o platealmente negata o trasformata nel suo contrario. Per prenderci in giro.
*Una situazione abbozzata nel problema detto della battaglia dei sessi in “Theory of Games and Economic Behavior” di Von Neumann e Morgenstern