La Calzoleria apre le sue porte a Coi Coi, duo formato da Shanna Palmieri e Andrea Filippucci, che con chitarra, sinth, xilofono e strumenti giocattolo ci trasportano in un paese dei balocchi in versione trip hop. The Freak li ha intervistati.
CoiCoi. Cosa significa per voi questa parola?
Cercavamo un nome che fosse internazionale, che non rimandasse a nessuna lingua in particolare. Mentre cercavamo questo nome un giorno per caso vado da mia mamma, sfoglio un album dove trascriveva le mie prime frasi, quello che facevo durante i primi anni della mia vita… E tra queste c’era una frase che diceva “Shan dice CoiCoi per dire gallina” . E non era riferito al verso, al posto di dire la gallina dicevo la coicoi. Leggendolo, la prima cosa che ho pensato è stata che CoiCoi, senza dubbio, doveva essere il nome.
E poi oltre ad essere internazionale, rimanda alla sfera del gioco, degli strumenti giocattolo, insomma, una cosa molto infantile che in parte caratterizza anche il nostro modo di suonare.
Quindi deduco che è per questo motivo che avete deciso di scrivere canzoni in inglese e in italiano.
Noi inizialmente abbiamo cominciato a scrivere in italiano. Poi però ci siamo accorti che per il tipo di musica, di melodia che sceglievamo, la lingua italiana non era adatta. L’idea adesso è di trasformarle tutte in inglese. Ancora stiamo in fase di elaborazione!
Da quanto tempo suonate insieme?
In realtà ci conosciamo e suoniamo insieme da tantissimi anni. Quando eravamo un po’ più giovani, andavamo in giro per i locali con chitarra e voce. CoiCoi è nato circa due anni fa. Abbiamo deciso di cambiare direzione per ricercare la nostra musica, fare qualcosa di più complesso e articolato.
E’ azzardato parlare di minimalismo riguardo alla vostra musica?
Più che minimalista sicuramente rimanda molto alle melodie del nord Europa, come l’Islanda per esempio. Una musica che rimanda agli spazi aperti e quindi che si muove molto lentamente. Da quel punto di vista è vero che è vicino al minimalismo però a differenza della musica minimalista cerchiamo di racchiudere tutto in una canzone che non duri sette, otto, dieci minuti, ma che sia più corta, che abbia una forma un po’ più commerciale. Comunque come tipo di suono cerchiamo di creare riverberi sonori di ampio respiro. Ci manteniamo però sempre su una struttura di un brano più tipica di un genere indie. Diciamo di musica leggera!
C’è un genere in particolare in cui vi identificate?
Il Trip Hop come genere sicuramente, ma più che altro abbiamo vari artisti di riferimento come Bjork, Sigur Ròs, Radiohead per alcune cose…
Cosa vi spinge a fare una cover di un determinato brano?
Non scegliamo di fare una cover in base alla sonorità, ma a seconda di come noi possiamo lavorarci. Magari troviamo in una canzone un piccolo particolare insignificante, come per esempio un piccolo suono nel ritornello che ci piace e da quello la costruiamo, sempre però attraverso le nostre sonorità. Ci divertiamo a sostituire con uno strumento giocattolo quello che viene eseguito da una chitarra per esempio. Dobbiamo quindi trovare un particolare che ci colpisce che poi ci deve dare lo stimolo per stravolgere tutto il brano.
Su YouTube avete pubblicato un vostro videoclip intitolato “Aima”. Parliamone.
Il testo della canzone parla di legami, di legami assoluti. Legami tra genitori, tra padre e figlio, legami d’amore… Per questo noi abbiamo deciso di rappresentare il legame più indissolubile che ci possa essere, quello tra madre e figlio.
Il video parla di una ragazza madre, con tutte le difficoltà della vita quotidiana, bollette, spese, ecc… Così disperata decide di farla finita. Ma proprio in quel momento il legame, l’amore per la vita prende il sopravvento. Per questo lei riesce a sopravvivere e a mettere al mondo un figlio. Infatti nel video c’è una grande differenza di luci. Il volto della ragazza madre si riesce a vedere bene solo alla fine, quando sorridente vede il figlio appena nato.
Intervista a cura di Eleonora Vasques.
Pagina facebook CoiCoi.
La Calzoleria
La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a the Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto retrò ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché “ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”.
Per i prossimi appuntamenti a La Calzoleria visitate la loro pagina facebook.