Nome, cognome, professione. O meglio: vocazione. Titola Piero Manzoni, Artista l’indagine firmata dal regista Andrea Bettinetti, puntuale nel restituire l’atmosfera e la frizzante scena intellettuale di una Milano frenetica, affamata di vita dopo il lungo digiuno di emozioni patito durante la guerra. Brera come Pigalle, i tavolini del leggendario Bar Jamaica affollati di avventurieri e perdigiorno, scrittori in erba e fantasiosi studenti d’accademia. Tra cui spicca, naturalmente, Manzoni.
A restituire la rilevanza e la portata storica della sua esperienza sono le interviste ai grandi protagonisti della contemporaneità. Partendo da quello che, per dirompente carica eretica, capacità di stupire e anche indignare può essere considerato un suo degno erede: Damien Hirst. E arrivando a Larry Gagosian, tra i galleristi più potenti sulla scena internazionale, figura determinante per comprendere la risposta da parte del pubblico – e del mercato – ad un’arte così dirompente.
Passano in rassegna le opere più celebri di Piero Manzoni, raccontate con uno sguardo al contesto in cui sono nate e un altro alla loro capacità di essere capolavori universali, vittoriosi sul tempo. Ecco gli Achromes, elegantissime variazioni sul tema dell’astrazione, ed ecco la sua profonda riflessione sul concettuale: tracciata attraverso le Linee, insufflata nei Corpi d’aria, inscatolata in forma di Merda d’artista.
La curiosità – Piero Manzoni ha ispirato più gruppi della scena rock indipendente. A partire dai Baustelle, che gli dedicano nel 2005 la canzone Un romantico a Milano ed arrivando a I Cani, che si riferiscono a lui nella loro Storia di un artista. I più espliciti e irriverenti sono naturalmente gli Skiantos di Roberto Freak Antoni, che registrano nel 2009 il brano Merda d’artista.