GIOIA E RIVOLUZIONEL'aria non si muove.Gira il ventilatore, ma è solo un ronzio indistinto perso in un mare di cicale.Non si muovono i cani, stesi con la pancia sulle piastrelle, per riuscire ad avere la sensazione di un po' di fresco.Rotolano le gocce sul dorso della bottiglia di birra.La panzanella in una grande ciotola azzurra in mezzo alla tavola.Il pane duro va tagliato a rondelle, o dadini. Bagnato con acqua per ammorbidirlo. E mescolato con i sapori stessi della verdura di stagione: pomodori, soprattutto, ma anche cipolla, e cetriolo. Olio sale e basilico, a completare un piatto povero: ma è forse l'unica cosa che vale la pena di essere mangiata con questo caldo torrido e impietoso."Di cosa non potresti mai fare a meno?"Ti guardo, mentre mentalmente sottrai tutto quello di cui non hai bisogno.Le gambe sono distese verso di te, mollemente adagiate su una sedia.La stanza risuona di un disco degli Area, che non avevi mai sentito.Ti avevo appena raccontato di quando sono arrivati in Calvanella ad abitare Pier e l'Elisa, e hanno capito di essere nel posto giusto appena dopo avermi detto che il loro bambino si chiama Demetrio: invece di dire "... come Albertini!" ho detto "... come Stratos!".E Pier ha sorriso sotto la barba lunga.Hanno disteso il balcone con le bandiere delle preghiere, e ora il cortile risuona spesso dei loro mantra. Pier si mette fuori dal balcone, alla sera, sulla sua sedia a dondolo e suona la chitarra.Io canto con lui, dall'altra parte del corridoio di casa mia, mentre lavo i pavimenti.E se parte con Redemption Song, mi faccio di corsa tutte le stanze per andare a sentirlo da vicino.Pier e l'Elisa hanno portato su in Calvanella anche un pianoforte.Io l'ho avvicinato con timidezza.Non toccavo i tasti di un pianoforte da molti anni, ormai.Ed è stato come ritrovare un amico, suonando sgraziatamente il Canto Senza Parole di Mendelssohn.Pier, l'Elisa, Demetrio e la Rebecca stavano nell'altra stanza, mentre le mie mani riprendevano familiarità con le note. Solo i cani mi hanno seguito e si sono messi sotto di me, accucciolati, per ascoltare cosa stavo combinando.Quando si sono conosciuti, Pier ha guardato l'Elisa, e le ha affermato subito con certezza che sarebbe stata la madre dei suoi figli. Lei aveva riso, dicendogli che era matto. Ma sono stati insieme: e lei è diventata la madre dei suoi figli, effettivamente."Di cosa non potresti mai fare a meno?"Non ci hai pensato tanto.Vuol dire che, in realtà, è proprio come dici tu.Non abbiamo bisogno di tutte queste cose, per essere felici.Abbiamo bisogno di essere liberi.E tutto quello che abbiamo, o facciamo, o diciamo, diventa l'espressione della nostra libertà.E diventa un pallone da rugby, il sapore dei marusticani o del Sangiovese, sollevare la visiera del casco per sentire il vento sul viso.E un milione di stelle nel cielo finalmente pulito, dopo un fine settimana di caldo tropicale.La libertà, e l'universo intero, stanno in una lacrima di gioia.
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GIOIA E RIVOLUZIONEL'aria non si muove.Gira il ventilatore, ma è solo un ronzio indistinto perso in un mare di cicale.Non si muovono i cani, stesi con la pancia sulle piastrelle, per riuscire ad avere la sensazione di un po' di fresco.Rotolano le gocce sul dorso della bottiglia di birra.La panzanella in una grande ciotola azzurra in mezzo alla tavola.Il pane duro va tagliato a rondelle, o dadini. Bagnato con acqua per ammorbidirlo. E mescolato con i sapori stessi della verdura di stagione: pomodori, soprattutto, ma anche cipolla, e cetriolo. Olio sale e basilico, a completare un piatto povero: ma è forse l'unica cosa che vale la pena di essere mangiata con questo caldo torrido e impietoso."Di cosa non potresti mai fare a meno?"Ti guardo, mentre mentalmente sottrai tutto quello di cui non hai bisogno.Le gambe sono distese verso di te, mollemente adagiate su una sedia.La stanza risuona di un disco degli Area, che non avevi mai sentito.Ti avevo appena raccontato di quando sono arrivati in Calvanella ad abitare Pier e l'Elisa, e hanno capito di essere nel posto giusto appena dopo avermi detto che il loro bambino si chiama Demetrio: invece di dire "... come Albertini!" ho detto "... come Stratos!".E Pier ha sorriso sotto la barba lunga.Hanno disteso il balcone con le bandiere delle preghiere, e ora il cortile risuona spesso dei loro mantra. Pier si mette fuori dal balcone, alla sera, sulla sua sedia a dondolo e suona la chitarra.Io canto con lui, dall'altra parte del corridoio di casa mia, mentre lavo i pavimenti.E se parte con Redemption Song, mi faccio di corsa tutte le stanze per andare a sentirlo da vicino.Pier e l'Elisa hanno portato su in Calvanella anche un pianoforte.Io l'ho avvicinato con timidezza.Non toccavo i tasti di un pianoforte da molti anni, ormai.Ed è stato come ritrovare un amico, suonando sgraziatamente il Canto Senza Parole di Mendelssohn.Pier, l'Elisa, Demetrio e la Rebecca stavano nell'altra stanza, mentre le mie mani riprendevano familiarità con le note. Solo i cani mi hanno seguito e si sono messi sotto di me, accucciolati, per ascoltare cosa stavo combinando.Quando si sono conosciuti, Pier ha guardato l'Elisa, e le ha affermato subito con certezza che sarebbe stata la madre dei suoi figli. Lei aveva riso, dicendogli che era matto. Ma sono stati insieme: e lei è diventata la madre dei suoi figli, effettivamente."Di cosa non potresti mai fare a meno?"Non ci hai pensato tanto.Vuol dire che, in realtà, è proprio come dici tu.Non abbiamo bisogno di tutte queste cose, per essere felici.Abbiamo bisogno di essere liberi.E tutto quello che abbiamo, o facciamo, o diciamo, diventa l'espressione della nostra libertà.E diventa un pallone da rugby, il sapore dei marusticani o del Sangiovese, sollevare la visiera del casco per sentire il vento sul viso.E un milione di stelle nel cielo finalmente pulito, dopo un fine settimana di caldo tropicale.La libertà, e l'universo intero, stanno in una lacrima di gioia.
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