Magazine Storia e Filosofia

Gioielli reali

Creato il 08 ottobre 2010 da Marinam

II parte

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Alla morte del marito nel 1940 la duchessa di Guisa passa, come dovuto, le parure alla nuora un’altra splendida Isabella dagli occhi azzurri. E’ la celebre contessa di Parigi che per decenni dagli anni ’50 fino alla morte avvenuta nel luglio del 2003, domina la scena sociale e mondana della capitale francese. In occasione delle feste più importanti, la parure di Marie Amelie mette in evidenza la raffinata bellezza (intatta nonostante la produzione di undici figli e una vita non proprio senza pensieri) ed esalta le firmatissime toilette della contessa di Parigi. Isabella in effetti preferisce sfoggiare la parure n.1 e se ne riserva l’uso, mentre l’altra, quella con la coroncina di zaffiri e perle compare qualche volta sulla testa di una delle nuore Marie Thèrese di Wurtemberg, moglie del primogenito. Isabelle, chic, blasée ed un tantino anticonformista (per certi aspetti, su altri versanti è rigida custode della morale più severa, per esempio non riceve, né saluta le signore divorziate, fra cui Caroline di Monaco) non ama in modo particolare questi spettacolari zaffiri perché, dice, “anche se si intonano alla perfezione con il blu Orléans in effetti mi annoiano”. La principessa non nasconde la sua predilezione per gli smeraldi, di cui è ornato il diadema offerto come dono di nozze dal profumiere Coty fervente monarchico e un anello che la tradizione familiare fa risalire addirittura a Luigi IX, San Luigi. Però si adatta e si rassegna a portare gli zaffiri.

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La contessa di Parigi è un personaggio abbastanza originale e grazie alla sua posizione, moglie del pretendente al trono francese ma anche discendente diretta di quegli Orléans imparentanti con la casa reale del Brasile, gode di un prestigio e di un rispetto particolari. Il che le consente, alle volte, di essere un po’ sopra le righe. Come dimostra un episodio avvenuto durante la celebre crociera dei Re organizzata dalla regina Frederika di Grecia. “Una sera – racconta Isabelle nelle sue memorie – il caso aveva piazzato accanto a me il giovane Juanito che per tutta la durata della cena era stato così maleducato e dispettoso da non riuscire più a sopportarlo. Allora ho imburrato con cura una bella fetta di pane ed alla successiva impertinenza gliel’ho piantata in faccia. Il poveretto ha rischiato di finire soffocato dal pane e dallo stupore e non ha più pronunciato una parola per tutto il resto della serata! Ma era già un buon giocatore e non mi ha mai portato rancore”. Il re di Spagna, Juanito appunto, la cui famiglia aveva condiviso parte dell’esilio portoghese dei conti di Parigi [il padre di Juan Carlos è cugino di primo grado di Henri d’Orléans n.d.r.], resterà infatti sempre legato da grande affetto a quella che, nel ristretto circolo dei reali, tutti chiamano “tante Bebelle”.

Nel settembre del 1984 la contessa di Parigi presenzia, insieme al marito zio materno dello sposo, alle feste organizzate in occasione delle nozze fra Astrid del Belgio e Lorenz d’Asburgo-Lorena. Isabelle indossa la celebre parure di zaffiri per il ballo che, come da tradizione, precede il giorno dello sposalizio. Ma non sa che quella è un’ultima definitiva esibizione.

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Il conte di Parigi negli anni ’30. Un affascinante giovanotto che vive in esilio ma ha deciso di dedicare la sua vita alla Francia. Durante la guerra, non potendo arruolarsi nell’esercito regolare, entra con un nome falso, nella Legione Straniera. Potrà tornare nel suo paese solo nel 1950 dopo l’abrogazione della legge che vieta l’ingresso sul suolo francese a tutti i capofamiglia delle ex case regnanti.

La coppia “regale” è in freddo da anni e da tempo ognuno vive la sua vita, lui perso dietro al sogno di un impossibile rientro sulla scena politica francese (al quale per un certo tempo aveva dato il suo tacito e misterioso assenso anche il generale De Gaulle), poi impegnato nella stesura di libri e memoriali e nella gestione della fondazione Condé a Chantilly, lei totalmente dedita ai suoi interessi, leggi i matrimoni dei figli, dei numerosissimi nipoti e poi dei pronipoti, i viaggi, la vita sociale e modana, le visite nella amata Normandia natale, la pubblicazione di alcuni volumi di ricordi.

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Ufficialmente però nulla è cambiato e la “famiglia reale” francese cerca di mantenere le apparenze di splendore e di armonia. Grande è quindi la sorpresa quando nel 1985 in una delle vetrine della Galleria di Apollon al Louvre appare come per magia la parure n. 1. L’acquisizione da parte del più grande museo del mondo, degli zaffiri Orléans scatena la curiosità, le illazioni, le congetture e le ipotesi più astruse.

In effetti, come spesso accade, è una semplice questione di denaro. La fortuna degli Orléans, enorme nel XIX secolo si va riducendo nel corso del ‘900, in parte per via di investimenti sbagliati, ma anche a causa delle spese colossali legate ai sogni politici del conte di Parigi. “All’inizio degli anni ’80 – riferisce lo storico e giornalista Vincent Meylan autore di un libro sulla vicenda – i problemi sono talmente gravi che, senza essere propriamente rovinato, il conte di Parigi deve mettere in vendita una parte del suo consistente patrimonio immobiliare per aumentare le sue rendite annue”. Cinque dei suoi figli lo accusano di dilapidare la loro eredità e lo trascinano in tribunale con l’obiettivo di fermare le alienazioni, ma la giustizia francese dà ragione all’anziano principe. La parure n.1 viene acquistata dallo stato francese per circa 5 milioni di franchi, mentre la parure n.2, messa all’asta a Ginevra nel 1993, sparisce più o meno per la stessa cifra in una collezione privata. Della seconda parure restano però delle immagini magnifiche e molto dettagliate poiché nel 1988 il conte di Parigi consente a Bernard Morel, autore di un imponente volume su “Les joyaux de la couronne de France”, di vederla da vicino e fotografarla per il suo libro. Morel ricostruisce anche i passaggi dei vari pezzi e, documenti alla mano, stabilisce che orecchini, spilla da corsage e spille da spalla, sono state realizzate intorno al 1846 da Bapst per completare il diadema di zaffiri, diamanti e perle della regina Marie Amélie. Anzi una delle pietre tolte dal diadema diventa il pendente della spilla da corsage.     

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Poco dopo la morte del padre, avvenuta nel 1999, Jacques duca di Orléans pubblica un libro pieno di livore e di astio nei confronti del genitore, nel quale racconta, fra l’altro, una storia rocambolesca. Il conte di Parigi avrebbe nascosto gli zaffiri della parure n. 1 nella sua valigia per farli passare in tutta segretezza in Svizzera dove sarebbero stati venduti per 9 milioni di franchi. Secondo la ricostruzione di Jacques, l’anziano principe, si sarebbe salvato dalla confisca solo grazie all’amicizia (e questa è una storia vera) che lo legava all’allora presidente François Mitterand, ma onde evitare guai giudiziari è costretto a vendere la parure al Louvre per soli 5 milioni di franchi. Tutto falso, assicura Meylan perché della vendita viene incaricata la storica casa d’aste Sotheby’s e “l’operazione non è certo segreta” e “tutto viene fatto secondo le regole, procedure legali, documenti, permessi della dogana”. “Avevamo avuto l’autorizzazione ufficiale a far uscire i gioielli dal territorio francese – riferiscono i responsabili di Sotheby’s a Meylan – quando il museo del Louvre ci ha fatto sapere che desiderava acquistare i gioielli. Il conte di Parigi aveva tutto il diritto ad andare avanti con il suo progetto iniziale e venderli a Ginevra, dove avrebbe ottenuto un miglior prezzo, ma ha deciso di cederli al Louvre per il prezzo della stima, in modo da far restare la parure storica nel patrimonio nazionale francese”. “Perché mai – osserva Meylan – il conte di Parigi doveva rischiare di portare di nascosto in Svizzera dei gioielli notoriamente nella sua famiglia da 150 anni, per poi venderli di ufficialmente a Ginevra”.

Louvre

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Al Louvre oggi ci sono un diadema, un collier, un paio di orecchini, due piccole spille “da spalla” ed una spilla più grande. Il tutto è ornato da zaffiri di Ceylon nel loro stato naturale, cioè non riscaldati per cambiarne il colore come si fa abitualmente in gioielleria. Gli zaffiri sono circondati da diamanti, messi in valore da montature d’oro; tutte le concatenazioni del collier sono articolate e rivelano la grande perfezione tecnica di questo insieme. Un insieme splendido che dal 1985 è uscito una sola volta dalla sua vetrina, per una foto ufficiale sulla testa della modella cult del momento, Inès de la Fressange.

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