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Giorgio Gabber vs Luigi Techno: ovvero, delle mode ggggiovanili

Creato il 19 aprile 2012 da Rory

Giorgio Gabber vs Luigi Techno: ovvero, delle mode ggggiovanili

Giorgio Gabber vs Luigi Techno: ovvero, delle mode ggggiovanili

Vecchie foto che ho ripescato in compagnia del mio quadretto dei Beatles!

Miei cari,

siamo qui riuniti oggi al focolare del rock’n'roll per parlare delle mode gggiovanili, ovvero come siamo stati etichettati (e veniamo etichettati ancora) per via di come ci vestiamo, come ci comportiamo, cosa facciamo e come lo facciamo.

L’idea mi è venuta in mente quando un troll di YOUng ci ha dato degli hipster (??? per saperne di più cliccate qui) e dunque mi sono detta che è una cosa allucinante, perché non è possibile che a 26 anni passati uno debba ancora classificarsi? Che ne è stato del crescere? Che ne è stato del “Se mi etichetti mi annulli” di Soren Kierkegaard? Se ne sono perse le tracce e tutti continuano a incanalarsi o a essere incanalati in categorie, come se non fosse possibile essere soltanto gente normale.

Facendo un po’ di sociologia spiccia, potremmo dividere il mondo gggiovanile e non in diverse categorie:

I punkabbestia: (parto da qui perché sono degli evergreen) coloro che vestono con abiti colorati e stracciati (anche se spesso di marca) hanno almeno un cucciolo con cui si accompagnano, stanno spesso seduti sui cigli dei marciapiedi a bere una birra della Lidl (quelli che non capiscono di globalizzazione) o una Peroni, perché costa poco e parlano di anarchia, dei bei tempi e qualche colto fa anche riferimento a Marx.

I truzzi/cafoni: Malvestiti che si riconoscono dai bomberini e gli accessori griffati (spesso falsi) la cui controparte femminile si trucca troppo e indossa scarpe tamarre e in pura plastica, che affollano le discoteche e ballano imitando i movimenti delle scimmie e degli orsi Marsicani. Talvolta sono molto ignoranti e ne vanno fieri.

I fighetti/chiattilli (a Napoli si chiamano così): La controparte figlia-di papà dei cafoni. Hanno abiti griffati e originali, case grandi e belle, votano PDL e si ispirano a Lapo Elkann e compagnia cantante. D’estate prendono la loro barca e se ne vanno a Capri e ad Ischia a farsi i weekend, i più chic arrivano addirittura alle Eolie. Spesso sono fuoricorso di tremila anni a giurisprudenza ma tanto non fa niente, perché poi comunque erediterai lo studio legale di nonno-papà-zio, quindi non hai necessità di laurearti in poco tempo.

Gli Indie/Sottocategoria: Hipster: Giovini studenti universitari spesso di materie letterarie, si riconoscono dagli ampi ciuffi tagliati ad arte, dai jeans aderenti, gli occhialoni da vista che spesso sono un vezzo poiché con lenti finte, magliette di gruppi musicali più o meno sconosciuti e aria assai compita. Sovente li senti parlare di astrattismo e idee platoniche, ancor più spesso del nulla cosmico. Frequentano baretti, possibilmente con musica dal vivo qualche istallazione artistica. Sorseggiano Long Island, poiché è un drink inventato durante il Proibizionismo negli States. Quando vanno ai concerti, anzi ai “live”, si ubriacano con due birrette per avere una giustificazione nel piangere i loro amori perduti.

Tutte le categorie sono più o meno in lotta (continua) tra loro.

E voi? Di quale categoria dicono che fate parte?



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