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Giorgio Gaber, Innovare e Comunicare

Creato il 22 gennaio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Giorgio Gaber, Innovare e Comunicare

È stato anche un rockettaro Giorgio Gaber. Rockettaro oltre che cantautore impegnato, commediografo, regista teatrale e attore sia a teatro che al cinema: questo solo considerando le definizioni che di lui dà Wikipedia. Perché è stato anche personaggio televisivo, nella doppia veste di autore e conduttore. Era tutto questo Giorgio Gaber oppure era una cosa sola, un innovatore: uno che carpiva prima degli altri le potenzialità comunicative di un mezzo, come poteva essere il rock ‘n’ roll, la televisione o il teatro e quando tutti iniziavano ad accostarsi a quel mezzo, lui se ne allontanava, trovando un nuovo modo per comunicare. E allora forse Gaber era due cose, un innovatore e un comunicatore. Innovatore per istinto, comunicatore per bisogno. Partiamo dal rock ‘n’ roll. La nascita del genere si fa risalire convenzionalmente al 1954 negli Stati Uniti, quando Bill Haley con il gruppo The Comets incide Rock Around the Clock. In Italia inizia a diffondersi qualche anno dopo per mano di alcuni giovani artisti tra cui Adriano Celentano, Enzo Jannacci e proprio Giorgio Gaber. Nel 1956, infatti, fanno parte di un gruppo chiamato Rock Boys. È opportuno considerare che i due anni di ritardo dagli U.S.A., per quei tempi, non sono molti e questo grazie alla straordinaria capacità comunicativa del nuovo genere musicale e alla curiosità di alcuni ragazzi di allora che guardavano con entusiasmo a tutto ciò che proveniva dagli States. Gaber, che nel frattempo ha conosciuto Luigi Tenco (anche lui tra i pionieri del rock ‘n’ roll), non si limita a scimmiottare i musicisti americani ma, da chitarrista prima e cantante poi, inizia a scrivere alcuni pezzi e in breve tempo registrerà le sue prime canzoni con la Ricordi. Allontanatosi da Celentano, vero fenomeno rock del momento, forma con Jannacci il duo I Due Corsari e insieme iniziano a farsi conoscere dal pubblico con brani come Una fetta di limone.

Giorgio Gaber, Innovare e Comunicare

Primo nel rock ‘n’ roll e primo anche nel cantautorato. Quando, infatti, sembra ormai che la loro carriera sia in fase di decollo, Gaber, Tenco e Jannacci (ma anche Gino Paoli e Sergio Endrigo) si sono quasi stufati di questa musica fatta solo di ritmo e ammiccamenti. Proprio per quel bisogno di comunicare di cui si parlava all’inizio, il rock ‘n’ roll non li soddisfa appieno. È un periodo in cui si inizia a percepire l’embrione di quello che sarà il sessantotto e Gaber e gli altri vogliono dire qualcosa nelle loro canzoni. La soluzione viene trovata fondendo la musica americana con i testi dei chansonnier francesi. Nascono così i cantautori. Quando poi tutti iniziano a essere cantautori, quando gli anni sessanta sono già maturi e i settanta sono alle porte, Gaber inizia a fare la televisione. È conosciuto dal grande pubblico grazie ad alcune partecipazioni al Festival di Sanremo, ma ora vuole fare la TV che piace a lui. Inizia quindi a ideare alcune trasmissioni delle quali sarà pure conduttore. Fa il varietà, senza però abbandonare la musica come mai farà nel corso della sua vita. Diviene in poco tempo uno dei volti più amati dal pubblico. Durante questi anni partecipa, però, ad una tournée teatrale insieme con Mina. L’impatto con il teatro per Gaber è devastante: il piccolo schermo comincia a stargli stretto. In televisione non è libero: la censura è sempre in guardia, il rapporto diretto col pubblico non esiste. Capisce l’enorme potenzialità del teatro e intuisce un modo nuovo di sfruttarla. E quindi nel 1970, dopo aver concluso il varietà del sabato sera E noi qui, si dedica al teatro estraniandosi, molto prima che lo facessero Mina o Battisti, quasi completamente dal mezzo televisivo.

Giorgio Gaber, Innovare e Comunicare

Ma cosà farà in teatro? Si allineerà alla massa? No! Anche qui, in questo mondo che inizialmente conosce poco, Giorgio Gaber risulta essere un innovatore. E se in passato era stato “solo” un precursore, un pioniere di mode poi diventate comuni, in questo caso è addirittura un inventore. Inventa, insieme all’amico Sandro Luporini, il teatro-canzone: unisce insieme l’impronta comunicativa della canzone a quella del teatro. Nei suoi spettacoli alterna monologhi e canzoni, a volte solo chitarra e voce, altre volte con un gruppo di supporto. Per farlo crea perfino un alter-ego, il Signor G, per distaccarsi completamente dal Gaber televisivo e rockettaro: questo è un Gaber più riflessivo. Inizia in quel 1970 una lunga carriera teatrale durata più di vent’anni. Volendo considerare solo i mezzi di comunicazione la lunga sfilza di “è stato il primo a” può finire qui. Con il teatro Gaber ha chiuso il cerchio trovando il modo più congeniale di esprimersi. Nei suoi monologhi e di conseguenza nelle sue canzoni ha però anticipato, e di parecchio, molte tematiche che poi negli anni hanno conquistato l’opinione pubblica. Un solo banale esempio. Ha anticipato l’antipolitica, quella positiva però. Con la canzone Destra-Sinistra, portata a teatro nel 1994, Gaber offre uno straordinario spunto di riflessione su quello che è diventato essere di destra o di sinistra. «Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra. È evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra» dice Gaber prima di iniziare un lungo esempio di stupidaggini che comunemente vengono etichettate dell’uno o dell’altro schieramento: e così si è di sinistra se si portano i jeans, ma se ai jeans si abbina una giacca allora si è di destra. Un comunicatore innovatore dunque, questo è stato Giorgio Gaber. Uno che negli anni settanta quando le Brigate Rosse iniziavano a fare paura, quando in Italia la rivolta giovanile aveva intrapreso un percorso fatto di violenza, quando o eri comunista o eri fascista, cantava «libertà è partecipazione».

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