di Matteo Boldrini
Dopo cinque scrutini, il tentativo da parte del Pd di creare un ponte prima con il Pdl, e poi con Grillo, dopo il mancato successo di candidati di altissimo livello come Franco Marini e Romano Prodi e Stefano Rodotà e dopo le dimissioni di Bersani, la sesta votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica ha prodotto un risultato, con 738 voti Giorgio Napolitano è stato rieletto al Quirinale.
(da catanzaroinforma.it)Questa elezione può essere senza dubbio definita come un’elezione di portata storica. Prima di tutto in quanto è il primo Presidente a essere rieletto ad un secondo mandato al Colle: nessun altro Presidente aveva mai svolto un altro settennato, nonostante la Costituzione non lo vieti, soprattutto per la preoccupazione che si potrebbe accentrare troppo potere nelle sue mani, vista lunga durata della carica, la più lunga tra le massime cariche dello Stato. Oltre a questo, con i suoi 88 anni, è il più anziano che sia mai asceso (anche se per la seconda volta) alla più alta carica dello Stato Italiano. Due fattori che, se considerati assieme, fanno pensare che difficilmente questo settennato verrà portato alla sua conclusione, anche per le incombenze molto gravi che devono essere espletate specie in un momento di fase sistemica come questo.
Questa elezione si porta dietro poi delle conseguenze di portata altrettanto grande. La candidatura di Napolitano, il quale aveva sempre negato la propria disponibilità a un prolungamento di un suo mandato, porta con sé una forte valenza politica. Prima di tutto essa è stata funzionale a superare un’impasse che si era creata negli scorsi giorni in Parlamento, e che ha come primo responsabile il Partito Democratico. Quello di Napolitano deve essere letto come un gesto di alta responsabilità politica di una persona che, nonostante l’età avanzata, sta tentando di superare l’immobilismo di questa fase politica, tenendo fermo un referente istituzionale, dotato tra l’altro di grande prestigio, che possa guidare il Paese verso quelle riforme essenziali che necessitano la nostra Repubblica.
L’elezione di Napolitano, poi, molto probabilmente si porterà dietro, nonostante la negazione dei diretti interessati, un accordo sulla formazione di un nuovo governo: un governo a tempo che possa almeno produrre un paio di riforme, per tornare quindi rapidamente al voto in autunno, o facendolo coincidere con il voto per le europee o le amministrative dell’anno prossimo.
Certo la scelta di un Napolitano “bis” si porta dietro numerose polemiche – è saltata la prassi per il quale nessun Presidente era stato mai rieletto, e le aspirazioni al rinnovamento non possono certo dirsi soddisfatte insediando al Colle una persona in età avanzata. Inoltre Napolitano è stato a lungo al centro degli attacchi mediatici, per via del suo decisionismo e interventismo all’interno della politica italiana, un interventismo che secondo alcuni va ben oltre l’incarico di rappresentanza che dovrebbe svolgere il Presidente della Repubblica.
Senza dubbio potevano essere fatte altre scelte, ma Napolitano resta comunque una delle figure più affidabili per garantire una continuità politica in questa fase, e l’unica che, negli scorsi mesi, abbia garantito l’effettività della propria carica e tentato di tenere alto il dibattito all’interno del Parlamento. Se la sua rielezione appare come una forzatura, la colpa deve ricadere su quelle forze politiche che si sono dimostrate estremamente irresponsabili e incapaci di svolgere il ruolo che le elezioni avevano consegnato loro.
Per saperne di più consulta l'articolo originale: