di Rina Brundu. Se non altro Il Foglio, il giornale di Giuliano Ferrara, propone una grafica semplice e dignitosa. Gli articoli della Home riguardano argomenti di attualità, politica, cultura e a differenza di dati quotidiani più blasonati se ne sbatte le “palle” del guardaroba di Kate Middleton, di che fine hanno fatto gli ex-concorrenti de Il Grande Fratello e della paparazzata storia Buffon-D’amico. Non è poco, non è davvero poco se consideriamo che queste ultime tre tematiche-scottanti, insieme all’immancabile “impressione” digitale dell’attuale presidente del Consiglio, è tutto ciò che passa quotidianamente il giornalismo italiano (Il Fatto Quotidiano escluso!).
E poi su Il Foglio ci si imbatte negli stessi articoli di Giuliano Ferrara, il quale Ferrara può piacere o non piacere, si può essere d’accordo o non d’accordo con la personalissima visione, ma almeno non la manda a dire e pur pensando “male” sovente la indovina. Per questi motivi, mi ha particolarmente sorpreso quanto letto nel suo editoriale del 30 dicembre scorso, in un pezzo titolato “Giornali e politica. I grandi, il giornalino e vent’anni lancinanti di storia italiana”. Dopo avere annotato che il premier preferisce Twitter per comunicare, Ferrara scrive: “…i giornali italiani sono due cose insieme, entrambe tipiche di ciò che si dice una classe dirigente: un fascio di criteri civili e culturali abbracciati da chi li fa; un coacervo di interessi, di umori politici, parapolitici e antipolitici da parte di chi ci mette i quattrini e li rischia alla ricerca di profitti e di influenza (principalmente banche, industrie e altri soggetti finanziari: i cosiddetti editori impuri)”. E fin qui siamo d’accordo, o meglio è stato come leggere un passo dal Vangelo (o quasi, magari il “fascio di criteri civili e culturali” è iperbola sui-generis che si poteva evitare)…
Ma poi il direttore continua: “… con Berlusconi tutto era abbastanza chiaro: Repubblica lo stroncava senza pietà e senza risparmio di colpi bassi… (…)… il Corriere partecipava al gioco in forma più defilata… (…)…. Vent’anni dopo, con Renzi, c’è stato un cambiamento: ora Repubblica appoggia il secondo caso di anomala presa del potere e, a parte i mugugni autorevolissimi del suo fondatore, è guidata dal direttore su una linea di condizionamento e di imbrigliamento del fenomeno rappresentato da un leader generazionale nuovo della sinistra…. (….); il Corriere invece, pur esprimendo varianti colte e credibili di critica politica e programmatica… tende a ricavarsi uno spazio cautamente antigovernativo fino al punto di augurarsi che il gruppetto sbandato di Beppe Grillo recuperi senso politico e si metta a disposizione di giochi elettorali utili per il Quirinale…”.
Fermo restando che non è affatto chiaro se per il direttore de Il Foglio una linea di “equidistanza” politica da parte del Corsera (che bisogna ricordarlo resta il nostro giornale più prestigioso e dunque una voce editoriale sulla quale ricade una sorta di responsabilità rappresentativa e “istituzionale”), sia cosa buona e giusta (per quanto mi riguarda sarebbe cosa buona, buonissima, visto il circolo provinciale o-così-o-pomì in cui ci muoviamo!), c’é da chiedersi quale Corriere stia leggendo!
Grazie anche alle possibilità informatiche che prima non avevamo, sono mesi che seguo con grande attenzione le pubblicazioni del Corriere.it (ne ho anche scritto in diverse occasioni), e tutto si può dire tranne che questo giornale tenda “a ricavarsi uno spazio cautamente antigovernativo”. Au contraire, si rimane stupiti dal numero di articoli e “poster” (i.e. le gigantografie digitali giornalistiche – Pravda docet!), dedicati al premier renzistico e non ci si dovrebbe sorprendere se la cosa venisse trovata strana finanche in Corea del Nord. Esagero? Invito il lettore che lo pensasse a fare il mio stesso esercizio matematico e poi a confrontare questo modo di fare giornalismo con l’ideale l’opposizione New York Times vs Obama. A meno che naturalmente il nostro modo di fare-giornalismo-antigovernativo non sia sempre stato quello del Corriere di questi tempi (ovvero, oggi sono incazzato con te e ti pubblico solo due poster invece di quattro!) e noi miseri mortali ce ne stiamo accorgendo soltanto adesso grazie alla manna dei protocolli CERN più nazionalpopolari (leggi Internet)!
Naturalmente – e per amor di serietà – non parlo della “qualità” del pubblicato che passa il suddetto convento perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa! Ci informano però che domani il prezzo del Corsera aumenterà e la redazione, scusandosi per l’inconveniente, tiene a precisare che “… farà del suo meglio per continuare a meritare la vostra fiducia offrendo sempre un’informazione completa, di qualità, affidabile”. Ecco!, è proprio sull’affidabilità che occorrerebbe lavorare, fermo restando che anche l’occhio-attento e il palato-diverso gradirebbero la loro parte. Di fatto non credo che saranno quei pochi centesimi in più ad allontanare ulteriormente i lettori dal giornale, quanto piuttosto una sostanziale perdita di credibilità che è possibilità da non prendere sottogamba visto l’andazzo e il clima editoriale Google-imperat!
Pretty-please, non disperdiamo un altro “patrimonio” italiano, quel lavoro lasciamolo interamente alle varie soprintendenze alle antichità sparse nel territorio che in quanto a disperdere-patrimoni-culturali sono davvero seconde a nessuno!
Featured image, Indro Montanelli negli anni 70.