«Giornalisti che criticano giornalisti. Mi pare sia l’inizio di un buon percorso». Così l’editore Giuseppe Laterza ha smorzato i toni delle polemiche scoppiate in sala durante il Festival del Giornalismo Culturale a Urbino.
Le critiche hanno colpito soprattutto i colleghi più noti, che sono anche coloro che rimangono impigliati in logiche editoriali e di interessi di mercato, e in platea scoppia la polemica. A innescarla principalmente De Mieri (giornalista di Radio3), che dal palco lamenta le abitudini dei colleghi che recensiscono sempre determinate case editrici: «la Sellerio ha pubblicato ben 12 libri di Roberto Bolaño – dice De Mieri – e nessuno ha mai prestato attenzione a questo autore. A un certo punto Adelphi lo riesuma pubblicando alcune delle sue opere peggiori e via con le paginate sui giornali italiani. Come se bastasse passare dal blu scuro della Sellerio alla cromatura pastello della Adelphi per svegliarsi di colpo».
Polemiche a parte, l’evento si è tenuto al Teatro Sanzio, a Urbino, organizzato dalla redazione de Il Ducato, dal 25 al 27 aprile, per riflettere sui concetti di responsabilità e sul rapporto tra l’informazione e il Paese reale.
All’ordine del giorno questioni sempre aperte, come: di cosa dovrebbe occuparsi l’informazione culturale nell’Italia di oggi? Gli intellettuali sanno parlare ai/con i media? Il giornalismo culturale può contribuire allo sviluppo del Paese? Quanto è decisiva per la crescita del Paese – non solo in senso economico – un’informazione culturale di qualità? Ci servono intellettuali o competenti? A che punto è il manifesto per la cultura de Il Sole 24 Ore?
Renzo Antonelli & staff FM
Sul giornalismo culturale, vedi anche “Festival del giornalismo culturale 2014, Severgnini e le nuove narrazioni”