Un esempio? Durante la puntata di venerdì 18 gennaio, la prima del programma in questione, si è avuta come l’impressione che Alessandro Sallusti, direttore responsabile de Il Giornale, anziché quattro o cinque settimane di “carcere-mediatico”, si fosse suo malgrado sopportato 25 anni di prigionia a Rebibbia da innocente, a pane e acqua e, una volta ritrovata la libertà, fosse alla ricerca del primo magistrato colpevole-di-tanto-affronto da “sbranare”. Che a dirla tutta, Sallusti lo ha messo bene in chiaro che lui intendeva fare un “discorso-etico” con Ingroia, e ci ha provato pure: “(Il dottor Ingroia) – ha spiegato – a parte la farsa del Guatemala … che ha preso per il culo tutti gli Italiani, oltre che il Guatemala… ()…. Ha svolto degli atti nelle sue funzioni negli ultimi sei mesi, che lo rendono incompatibile con la candidatura in Sicilia…”. Poi però, alla maniera del mitico Sgarbi che dava della “capra” al suo interlocutore, non si è proprio potuto trattenere dal quasi-chiudere l’illuminato intervento in un crescendo enfatico: “Lei (i.e. dott. Ingroia) è ineleggibile… Lei è ineleggibile!”. Quindi una baruffa ne ha portata un’altra e infine anche “l’etica” (?) è andata a farsi benedire, giusto un attimo prima che il direttore desse del “mascalzone” al suo avversario, causa la sua candidatura a Palermo, e si beccasse una nuova querela. Gli incerti del giornalismo schierato!
Ma se il giornalismo non ha brillato (alla scalmanata arringa di Sallusti va infatti sommata la totale apparente incapacità della conduttrice di riportare ordine nel suo studio!), la Politica (o Politica futura?) e la capacità di leadership sono sembrate anch’esse assenti ingiustificate. Di fatto, quell’Antonio Ingroia a capo di Rivoluzione Civile, oltre che rispondere all’infelice epiteto sallustiano per “querela”, null’altro ha saputo opporre e/o argomentare per difendere le sue ragioni sul terreno. Mentre i suoi occhi sgranati, lo sguardo in dato modo perso, con il quale quasi confermava il ragionamento del direttore de Il Giornale da un lato e permetteva ad un terzo-incomodo di prendere le sue difese dall’altro, sono un momento-cult che Blob avrebbe il dovere di riproporre un giorno sì e uno no, alternandolo – per par-condicio – con le immagini dell’aureola policroma che è ormai diventato il cuoio capelluto di Silvio Berlusconi.
Scriveva Luigi Pintor pochi anni prima di morire: “I piccoli leader che vanno di moda in occidente si somigliano come gocce d’acqua. Hanno in comune una inconsistenza che traspare dai loro volti incolpevoli. Non hanno stoffa perché non hanno storia e se l’avessero si sentirebbero spaesati”. C’è da credergli! Anche Pintor era sardo e in un modo o nell’altro sapeva che i ragionamenti serali di quegli anziani citati nell’incipit, di quei capi-popolo conterranei, soldati per forza e mai per elezione, erano cosa altra. Il dubbio a questo punto mi assilla: che anche la capacità dialettico-giornalistica e quella di leadership e politica siano diverse muovendo dalla “prima linea” alla “prima serata”? E se così fosse, perché non spedire i parterre-vip dei programmi di approfondimento (pagati coi soldi del contribuente) tipo LEADER sul fronte siriano? Se son rose, ne son certa, fioriranno!
Featured image, collage da Leader (Rai3).
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