Il rapporto tra giornalisti e blogger è segnato già dalla terminologia che ne identifica differenze di status.
Si tratta una relazione che in più di un’occasione ho definito di controdipendenza, termine che suggerisce come vi sia dipendenza gli uni dagli altri ma al tempo stesso conflittualità.
Conflittualità che Paul Bradshaw spiega, come illustra la grafica di sintesi sottostante, in uno scontro di culture, forse persino di ideologie. Una distinzione di mezzi e fini che finirebbe inevitabilmente, pare, per generare contrapposizione.
Il tema è ricorrente da tempo, a ondate ritorna, così come l’ipotesi che i blog, al pari dei quotidiani di carta, siano morti sepolti, tanto da spingere persino Jay Rosen ad occuparsene in occasione del recente SXSW 2011.
Se certamente esitono delle distinzioni, all’interno del “nuovo” ecosistema informativo i confini si assottigliano, si fanno sempre più labili, rendendo davvero difficile tracciare una linea netta di demarcazione tra cosa sia un post e cosa un articolo, tra cosa sia un blog e cosa un web magazine, un quotidiano on line.
Se persino il NYT lascia ampi varchi nei propri recinti, riconoscendo implicitamente l’importanza dei “blogger”, e al tempo stesso inaugura, come molti altri quotidiani, uno spazio su Tumblr, diviene impossibile non cogliere i segnali inequivocabili di come nel tempo la contaminazione abbia lavorato su entrambi i fronti, trasferendo il valore dalla notizia al commento, all’analisi della stessa e rendendo complementari invece che alternativi e contrapposti questi due mezzi.
Il futuro dell’informazione si gioca, anche, sull’abbattimento delle barriere ormai insensate dei giornalisti contro i blogger.
Ben arrivati nell’era dei giornalisti e dei blogger, anche se personalmente > e <