Giornalisti e verifica delle fonti online

Da Pinobruno

Jennifer Dorroh, dell’International Journalist’s Network, mette il dito nella piaga della (mancata, scarsa, frettolosa, superficiale) verifica delle fonti online da parte dei giornalisti. Cita un caso recente, una bufala creata a regola d’arte da un burlone. Era stato creato ad hoc il sito di un inesistente istituto di ricerca, che aveva pubblicato i risultati di un falso studio scientifico sulla presunta stupidità degli utenti del browser Internet Explorer. Nella trappola erano finiti testate autorevoli e blogger di tutto il mondo. La pragmatica Jennifer Dorroh non si limita alla denuncia. Ci insegna come fare per evitare di abboccare di nuovo, con l’aiuto di autorevoli colleghi (Mandy Jenkins di Huffington Post e Craig Silverman di OpenFile.ca).

Come si verifica l’attendibilità di una fonte sul web:

  • Cominciare con un Whois sul dominio di ricerca per vedere chi ha registrato l’indirizzo.
  • Controllare l’ archivio internet per avere un’idea della vicenda raccontata, dell’organizzazione che gestisce il sito o dell’estensore delle informazioni.
  • Controllare il sito Google PageRank . Se il page rank è alto, significa che probabilmente il sito è attendibile.
  • Chi è il titolare del sito? Controllare a piè di pagina. C’è qualche riferimento alla proprietà e alla gestione?
  • Cercare nelle sezioni news e blog di Google, per controllare se ci sono notizie sul gestore del sito.
  • Fare la stessa ricerca sui siti di social bookmarking, come Digg
  • Reiterare la ricerca al telefono per rintracciare la fonte prima di pubblicare alcunché.
  • Controllare i nomi. Hanno una storia personale? Per caso il nome vi ricorda qualche personaggio storico o letterario? I fabbricanti di bufale si ritengono intelligenti e colti e spesso si tradiscono così.
  • Le cifre citate nella notizia-bufala vi sembrano sproporzionate o errate? Nel caso del finto studio sugli utenti “stupidi” di Internet Explorer, si parlava di centomila test eseguiti. Un po’ troppi per non farsi venire dubbi.

Se si decide di scrivere su una storia non confermata al cento per cento, è meglio farlo sapere, essere trasparenti: “questo è quello che sappiamo, questo è quello che non sappiamo, questo non è stato confermato.

Jenkins e Silverman – ricorda  Jennifer Dorroh – hanno condiviso i loro consigli durante la 2011 Online News Association Conference  di Boston. La presentazione è qui.

A proposito di bufale, mi è capitato di scovarne una, tempo fa, circa la presunta “morte” della macchina per scrivere. Se vi incuriosisce, ecco il link.

Un grande cacciatore di bufale online è Paolo Attivissimo. Fare un salto sul suo Servizio Antibufale è sempre utile…

Grazie a Jennifer Dorroh e Mario Tedeschini Lalli.


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