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Giornalisti & Social

Creato il 23 luglio 2015 da Pedroelrey

Cision e la Can­ter­bury Christ Church Uni­ver­sity hanno pub­bli­cato i risul­tati di “The Social Jour­na­lism Study”, rap­porto giunto alla quarta edi­zione su uso e con­sumo dei social da parte dei giornalisti.

Il rap­porto si basa su 3mila rispon­denti di 11 nazioni diverse, Ita­lia inclusa, ma a causa del numero non sta­ti­sti­ca­mente rile­vante degli inter­vi­stati in alcuni Paesi, com­preso il nostro, i risul­tati sono rela­tivi a USA, Austra­lia, Ger­ma­nia, Regno Unito, Fin­lan­dia e Sve­zia. Quanto emerge è d’interesse sia sotto il pro­filo stret­ta­mente gior­na­li­stico che per chi su occupa di comu­ni­ca­zione e public relations.

Lo stu­dio, in base all’utilizzo ed al vis­suto dei social, iden­ti­fica 5 arche­tipi, 5 cate­go­rie di giornalisti:

  • Scet­tici: Coloro che meno uti­liz­zano, o non uti­liz­zano del tutto, i social e sono mag­gior­mente cri­tici al riguardo
  • Osser­va­tori: Coloro che uti­liz­zano i social con bassa intensità
  • Cac­cia­tori: Coloro che uti­liz­zano i social alla ricerca di infor­ma­zioni utili per il pro­prio lavoro
  • Pro­mo­tori: Coloro che usano i social con fre­quenza e inten­sità; esperti nell’utilizzo
  • Archi­tetti: Esperti nell’uso dei social, early adop­ters e crea­tori di contenuti

I prin­ci­pali risul­tati emer­genti, cor­re­dati da un mio per­so­na­lis­simo com­mento, sono:

  1. Gli scet­tici e gli osser­va­tori con­ti­nuano ad essere la mag­gio­ranza tra i gior­na­li­sti. Pesano il 53% del totale [erano il 57% nel 2012]. Segnale ine­qui­vo­ca­bile di resi­stenza al cambiamento.
  2. Il numero di gior­na­li­sti che non usa del tutto i social passa dal 12% del 2012 all’attuale 6%, con il 67% del totale che li usa sino a due ore al giorno. Ele­menti che riflet­tono come di fatto i social siano sem­pre più parte inte­grante del lavoro giornalistico.
  3. Circa la metà dei rispon­denti è con­vinta che non riu­sci­rebbe a fare il pro­prio lavoro senza i social e il 57% ritiene che i social abbiano miglio­rato la pro­pria pro­dut­ti­vità. L’altra metà ha com­prato un calen­da­rio per­pe­tuo per cal­co­lare se arriva alla pensione?
  4. I gior­na­li­sti delle nazioni in cui l’inglese è la lin­gua nativa sono più inte­rat­tivi e creano mag­giori con­te­nuti. Aspetto che è legato anche all’ampiezza dell’audience ed ai ritorni generati.
  5. Twit­ter e Face­book sono, ovvia­mente, i social più popo­lari, ma anche Goo­gle+ e Insta­gram hanno una buona base di uti­liz­za­tori tra i gior­na­li­sti. Molto basso invece l’uso di altri tool, quale ad esem­pio Sto­rify, segno di comun­que una gene­rale bassa alfabetizzazione.
  6. Gli esperti di un deter­mi­nata mate­ria sono la fonte d’informazione chiave per i gior­na­li­sti. Inte­res­sante rile­vare come, da un lato in Ger­ma­nia siano i diri­genti azien­dali ad essere fonte pri­vi­le­giata d’informazione men­tre, dall’altro lato in USA & UK lo siano le agen­zie di pub­bli­che relazioni.
  7. Le e-mail con­ti­nuano ad essere il mezzo pre­fe­rito dai gior­na­li­sti per essere con­tat­tati, segue il tele­fono. I social sono il mezzo di con­tatto pre­fe­rito da un quinto dei rispon­denti. Le PR tra­di­zio­nali insomma con­ti­nuano a domi­nare ma si aprono degli spi­ra­gli per le online media relations.
  8. Pri­vacy e sicu­rezza dei dati sono in cima alle pre­oc­cu­pa­zioni. La ten­denza a [pre]occuparsene è in netta cre­scita rispetto al pas­sato. Mag­gior con­sa­pe­vo­lezza o mag­giori peri­coli effettivi?
  9. Capa­cità inter­pre­ta­tiva ed ana­li­tica dei fatti, ruolo di “wat­ch­dog”, ma anche velo­cità di pub­bli­ca­zione, sono i tre pila­stri del lavoro gior­na­li­stico. I prin­cipi basici vanno al di là delle dif­fe­renze cul­tu­rali delle diverse nazioni prese in esame e riflet­tono i key pil­lars, o almeno quelli che dovreb­bero esserlo, del giornalismo.
  10. Metà degli inter­vi­stati riten­gono che i social abbiano minato, stiano influen­zando nega­ti­va­mente, i valori fon­da­men­tali del gior­na­li­smo. Aspetto die­tro al quale si nasconde “la fatica” rela­tiva a nuovi metodi di lavoro e di rela­zio­narsi con il pubblico.

Insomma, l’uso dei social da parte dei gior­na­li­sti matura, evolve, ma la strada da per­cor­rere è ancora lunga.

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