Giornata della memoria 2011: Le parole in gabbia

Da Maestrarosalba
I bambini della scuola Primaria sono troppo piccoli per riempire i loro occhi delle foto di allora. Non che il potere della parola sia minore, ma le immagini mostrando le condizione dei volti, dei corpi, della miseria, della violenza, della negazione hanno la capacità di aggrapparsi al cuore, al cervello.
Il mio sognoHo iniziato presto a conoscere le storie dei perseguitati dalle leggi razziali. Ho letto Anna Frank che ero ancora bimba e i miei sogni non si erano ancora formati, probabilmente neppure il mio vocabolario di concetti e idee doveva essere ben maturo. E spesso sono diventata e ancora oggi divento nei miei sogni, l'Anna Frank che sfugge alla persecuzione. L'ultimo sogno è di solo una settimana fa e l'ossessione è cercare un posto ben occultato dove qualcuno inevitabilmente mi scopre. Finisce in due modi o inizio a correre con l'affanno, il cuore in gola e gli occhi schizzati da sanguigno terrore o mi sveglio prima, quasi a proteggermi dalla parte finale. Ero troppo piccola per leggere di Anna, oggi lo capisco. Ho imparato a convivere con quei sogni e sono la mia personale giornata della memoria ogni volta che tornano. Se fossi più fantasiosa crederei alla reincarnazione, ma non è così. (Rosalba)
E allora oggi, perchè coi bambini occorre parlare e perchè tacere è essere complici anche di chi ci ha preceduto, per noi della classe terza la Giornata della memoria è iniziata con un mio racconto sulla guerra, su quando pochi uomini elevandosi al rango di custodi del vero, cominciano bruciando i libri e continuano per anni sterminando chi non rientra nel loro personalissimo concetto di razza pura. Abbiamo cercato nei nostri vocabolari quotidiani le parole che l'uomo mette in gabbia quando sfodera la sua parte peggiore. Abbiamo fatto un lavoro tra Italiano e Arte e immagine, perchè le parole hanno un volto: le possiamo rappresentare, rendere vive, materializzare.
Abbiamo elaborato e sintetizzato, opinioni, idee e concetti come segue, collettivamente:
Le parole in gabbiaLe parole del rispetto: pace, accoglienza, ascoltare, rispettare, accettare e amare.Pace è stare sereni anche quando ti arrabbi.Accogliere è accettare la diversità.Ascoltare è prestare attenzione all'altro.Rispettare è stabilire confini della libertà degli individui. La libertà individuale ha un confine. Accettare è rispettare un'idea, una persona nella sua differenza da noi. Amare è voler bene l'umanità in quanto tale, come persone del mondo.E' quando gli uomini mettono in gabbia le parole del rispetto, che accadono al mondo le peggiori cose. Quando l'uomo ritiene che il suo modo di pensar e di essere è l'unico possibile.




I disegni evidenziano la rabbia nei volti di chi mantiene prigioniere le parole. Parole imprigionate prima che altrove nella mente. Il dolore e il disappunto di chi subisce e ascolta. Articolo originale di Crescere Creativamente Puoi pubblicare i contenuti in maniera parziale e con link diretto al post. In nessun caso è consentito il link diretto al download dei materiali. Per completezza di informazione consulta i Credits o contatta l'autrice.

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