Scrivere della Shoah, e a maggior ragione in una giornata come oggi, non è mai facile. Quando Roberto Gerosa, bravissimo autore del blog Social Daily e piacevolissima conoscenza del web, ha proposto a me e ad altri blogger di scrivere un post sul tema in occasione della Giornata della memoria (oggi 27 gennaio) sono rimasta un po’ perplessa. Non perché io non riconosca l’importanza dell’argomento ma al contrario proprio perché lo sento troppo per poterlo affrontare in un modo che rischia sempre di risultare banale e superficiale. O forse lo sento troppo in generale per poterne parlare. Si tratta di una fase talmente orribile e terrificante (e purtroppo non l’unico degli orrori della storia) che qualunque contributo sembra inadeguato.
Ma la Giornata della Memoria è stata istituita proprio per tenere vivo il ricordo di un evento dalla portata così spaventosa verificatosi non tanto tempo fa da essere considerato lontano da noi ma neanche tanto vicino da essere sempre presente nei ricordi. Un orrore che è qui ma è altrove. I pochi testimoni della tragedia stanno via via scomparendo ed è importante continuare a ricordare perché quello che è avvenuto una volta potrebbe verificarsi di nuovo (è scontato e superbanale ma è così). E allora ok…anche un piccolo post senza pretese ci può stare.
Il ricordo, la costruzione della memoria penso vadano esercitati soprattutto sulle nuove generazioni partendo dai bambini, ovviamente con delicatezza e in una fase dell’età in cui possano comprendere. Ricordo che il mio primo impatto con la Shoah è avvenuto alle medie attraverso la visione a scuola di documentari molto crudi che mi hanno letteralmente scioccata. Ne sapevo già qualcosa ovviamente ma sono rimasta spaventata dal trovarmi di fronte immagini così esplicite e dure da digerire. Sicuramente l’effetto “positivo” e che io non dimenticherò mai ma avrei decisamente preferito un modo più soft, più adatto a farmi assimilare la portata dell’evento. Ma come trovare il modo giusto? Come al solito, secondo me, i libri potrebbero darci un bell’aiuto e comunque tentar non nuoce.
Vi consiglio un albo illustrato (tra i tanti) che affronta il tema della Shoah narrando una storia commovente ricca di sensibilità e dolcezza, a volte forte e triste ma comunque adatta ai cuori e alle menti dei più piccoli che sono spesso le più aperte alla comprensione. Da leggere insieme parlando e spiegando che nella vita esistono eventi che rappresentano il male ma che come controparte ci sono anche tanto coraggio, solidarietà ed altruismo. Un ottimo punto di partenza per una riflessione più approfondita da portare avanti con calma nel tempo.
“LA PORTINAIA APOLLONIA”, Lia Levi, edizione Orecchio Acerbo (casa editrice di qualità che mi piace tantissimo!) dai 6 anni. Racconta la storia di Daniel, un bambino ebreo che nel 1943 in una città occupata dai nazisti vive da solo con la mamma perché il papà è dovuto scappare per evitare la deportazione. Oltre che dai soldati tedeschi che si aggirano per la città e che incontra quando esce per andare a fare la fila per il pane il piccolo è spaventato soprattutto dalla portinaia del suo palazzo, Apollonia. Una signora dall’aspetto un po’ burbero che corre dietro ai bambini con la sua scopa tanto che Daniel è convinto che sia una strega. Ma un giorno la signora Apollonia farà un gesto che salverà la vita del bambino e della sua mamma e Daniel si accorgerà che a volte l’apparenza inganna. Anche in tanto orrore può nascondersi la speranza ed un angolino di bontà da tenersi stretto.
Il libro ha vinto il premio Andersen 2005 come miglior libro per ragazzi in fascia 0/6 anni ed il premio Andersen come libro dell’anno. Inoltre ne è stato tratto anche uno spettacolo teatrale. Che dite lo leggerete?
Sullo stesso tema potete andare a curiosare gli articoli di due amici blogger, Roberto Gerosa e Sylvia Baldessarri. Buona lettura!
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