27 gennaio 2015. 70 anni. Ieri. Una vita fa. Eppure attuale. Tanto da aver paura di dimenticare.
Le mie figlie sono troppo piccole per vedere film come Schindler’s List. Io stessa, che da sempre, ho vissuto molto vicino ad uno dei campi di deportazione italiani e vicino all’orrore delle Foibe, l’ho visto solo ad 11anni…. e qualche genitore, allora disse che era troppo presto.
Ieri però trasmettevano Storia di una ladra di libri. Certo alcune scene (i bombardamenti) non sono forse adatti ad un bambino, ma se guardano un telegiornale le scene non sono dissimili.
Così le bimbe (la piccola si è addormentata a metà film) l’hanno visto assieme a noi, alla grande glielo abbiamo spiegato nella maniera più semplice possibile, facendole capire che dalla violenza si genera violenza e che spesso bastano le semplici parole per evitare che ci si faccia male.
Perché è giusto che anche i bambini, che vengono comunque a contatto con realtà difficili (vedi pubblicità Unicef, Angeli dei Rifugiati…), anche se a soli 6 anni…. Mio nonno la guerra l’ha fatta, mia nonna era piccola ma me ne ha sempre parlato.
Le corse al rifugio antiaereo, la scarsità di cibo, il non sapere della sorte dei propri cari lontani, la mancanza delle comodità che per noi sono normali.
La liberazione, gli americani, il ritorno a casa dei parenti in guerra, anche dopo molti anni.
Nella sua semplicità il film ci narra la storia di una bambina e del suo modo di affrontare la guerra e le sue assurdità. Certo non con il pathos del Diario di Anna Frank, ma sicuramente con una visione positiva delle possibilità di ciascuno di noi. Perché la bontà è nella natura umana, così come la cattiveria. In un ecosistema strano ed in precario equilibrio.