Congela il tempo.
Congela le mie membra nell'immobilità più assoluta.
Solo il sudore si muove, gocciola, scappa verso le lenzuola ad asciugarsi
Il ventilatore squarcia il limbo.
L'aria in battito veloce d'ali mi sfiora, mi percorre. Mi abbandona, scappa via.
Batto le ciglia. Respiro. Batto le ciglio. Inspiro.
Succhio l'ossigeno dall'acqua che mi circonda.
Percezione acutamente ovattata dell'ambiente circostante.
Piena consapevolezza distratta di ogni fibra del mio corpo.
Tutto pesa, tutto mi affatica.
Torno immobile, congelata dall'afa.
Ho solo la forza di ricordare. Ricordo le estati di quando ero io, ma in formato tascabile.Consegnata ai miei nonni, alla campagna, alla terra, portata lontana dal cemento.Nelle ora più calde il mondo si fermava. Avvolti da spesse mura e bianchi lenzuoli di cotone, nel fresco delle stanze. Le imposte socchiuse. Davanti alla porta una tenda pesante, un misero alito di vento, una spada di luce insopportabile ferisce il pavimento dell'ingresso. Ferisce gli occhi. La pendola: tac tac tac Passa in fretta tempo, mi aspetta il tavolo della cucina, i miei cugini, la merenda, i cartoni animati.Passa in fretta tempo, io scalpito, dobbiamo tornare fuori. Alla piscina fatta con le balle di fieno ricoperte dal telone impermeabile. Dobbiamo tornare fuori a ridare vita ai giochi interrotti prima di pranzo.Abbiamo lasciato i nostri personaggi come marionette sgonfie nel pescheto. L'avventura deve continuare.Dobbiamo iniziare nuove avventure. Costruendo basi segrete con le cassette della frutta, che se ci fossero franate in testa avremmo anticipato le corna dell'età adulta.Arrampicandoci su per le stanze della fungaia, correndo in mezzo al mais, che se qualcuno vedesse i campi del nonno dall'alto penserebbe agli alieni.E invece siamo noi. Che ci rincorriamo, cadiamo, sciaboliamo le povere piante, mentre la pelle si ricopre della lanugine delle pannocchie. Che se fosse oggi, un rush cutaneo con i controfiocchi non me lo toglierebbe nessuno.Dobbiamo andare a rubare le pesche più belle, quelle che crocchiano, troppo mature mica ci piacciono, qua le zanne funzionano ancora tutte.Dobbiamo inforcare le biciclette, i nostri destrieri (il mio è bianco, vedi te), e galoppare veloci lontano.Qualcuno che ti insegua lo si rimedia sempre, i Cattivi sono in agguato.Scappare al cimitero, dove ci sono le tombe più vecchie e inventarci strani misteri guardando quei dagherrotipi, sbiaditi sui camei di ceramica.Salire sulla pala dello zio, fare finta che sia il Daitarn 3. Combattere contro i meganoidi, 'sti bruttoni.Fermarci sotto il noce a far la guerra coi frutti acerbi caduti, o abbattuti? francamente non ricordo, che poi vedrai che bello stasera, tutti e tre con le mani a mollo in acqua e candeggina... perché pensa un po', la noce abbattuta la prende sul personale e ti fa la guerra chimica, macchiandoti la pelle in modo ostinato.E poi rientrare a lavarsi le croste.Ascoltare il Silenzio dalle finestre aperte, che arriva dalla base militare, filtrato dalle zanzariere.La tromba fa vibrare l'aria, intensa, ipnotica. Ma... sono io in formato tascabile, e quella musica significa solo che sto per sedermi a tavola.Magari in giardino, con un film di Totò alla tele, con l'ammazza zanzare elettrico che manda fulmini e saette...E poi ancora nel fragrante bianco del mio letto tascabile, verso il mio sonno magnifico, quando la notte era un'amica. Per correre veloce verso un altro giorno caldo, e chi se ne accorge, ma magico. Un altro giorno che non vedo l'ora che arrivi, magari domani rubiamo la cariola... O magari lo zio ci porterà a fare un giro in camion, a comprare l'anguria che mangeremo poi nel prato..Domani, e poi domani e poi domani ancora.
Apro gli occhi, mi sudano anche quelli...
Ah no. E' una lacrima.
Devo aumentare la velocità delle pale.
Fa caldo e non ho la forza di fare altro.
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