Ferito a morte con un coltello da un suo coinquilino, probabilmente al termine di una lite. Si è spezzato così il sogno di Francesco Leccese, che da qualche mese aveva lasciato L’Aquila per vivere e lavorare in Gran Bretagna. Il ragazzo, di 21 anni, era originario della frazione di Gignano, dove viveva con i genitori e due fratelli. A settembre aveva deciso di trasferirsi a Birmingham, sulle orme di tanti giovani che lasciano l’Italia per costruirsi un avvenire migliore. Si era trasferito stabilmente e aveva svolto vari lavori. Dai primi di novembre era stato assunto a tempo indeterminato come croupier.
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Le indagini: arrestato un 20enne. La polizia ha arrestato e interrogato un 20enne di origini milanese. È lui il primo tra i sospettati dell’omicidio, avvenuto poco dopo le 9 del mattino. Il giovane è stato fermato proprio a ridosso del ritrovamento del corpo senza vita di Francesco Leccese. “La morte è stata dichiarata sulla scena del crimine”, viene spiegato da un portavoce delle forze dell’ordine. Le indagini sono in corso e un esame forense post mortem è stato eseguito in serata”. Il giovane lavorava nel casinò Genting a Chinatown Birmingham, una struttura frequentata da clienti asiatici.
I vicini. La notizia della morte è arrivata ieri sera. I carabinieri hanno raggiunto la villetta della famiglia e hanno avvisato i genitori del ragazzo, partiti stamani con un volo per Londra. “E’ stata una scena straziante – commenta un vicino – all’inizio i militari non volevano farci neanche rientrare a casa. Poi, abbiamo raggiunto i genitori e abbiamo cercato di dargli conforto come potevamo. Ma mi rendo conto che queste sono tragedie che segnano il cuore di un padre e di una madre”.
Il parroco. Il parroco di Gignano, don Bruno Tarantino, ha avvisato i fedeli e ha chiesto una preghiera per il ragazzo. Un giovane, tra l’altro, che era molto attivo all’interno della comunità religiosa. “Francesco ti vogliamo bene – ha scritto il sacerdote – Tutta la parrocchia piange per te insieme ai tuoi genitori. Non è giusto andarsene così”. Il giovane era molto conosciuto, così come la sua famiglia. “Era diplomato in conservatorio e suonava spesso anche in chiesa – ricorda don Bruno -. Una passione, quella della musica che gli regalava un carisma particolare all’interno della parrocchia. Ero molto legato a lui”.
di Fabio Iuliano – fonte il Centro