C’è la crisi dell’editoria. C’è la crisi dell’economia. C’è la crisi dei valori. C’è la crisi di tutto. Ce lo ripetono da molto, troppo, tempo, ma ci sono anche persone che ancora credono nello spirito di iniziativa, nel potere della cultura e della bellezza, persone che le crisi provano a superarle. Ne ho conosciute due, prima attraverso un semplice comunicato stampa che mi ha incuriosito, poi incontrandole virtualmente grazie a una video-chiamata che ci ha permesso di ridurre le distanze e di conversare guardandoci negli occhi.
I protagonisti di questo incontro sono Mara Bevilacqua e Manlio della Serra, entrambi romani e poco più che trentenni, titolare di un’agenzia letteraria la prima (MaBel Agency), filosofo, traduttore e direttore un’organizzazione eno-culturale di Varese (RossoRe), il secondo. Insieme hanno fondato Armillaria, una casa editrice fuori dagli schemi che si propone di far conoscere ai lettori italiani più esigenti e raffinati opere antiche altrimenti introvabili poiché ormai prive di diritti d’autore.
L’idea di questi due giovani, colti e intraprendenti, è quella di offrire un prodotto accessibile a un pubblico più amplio rispetto a quello dei docenti ed esperti di settore, ma sempre curato nella forma e nei contenuti, tanto che i libri, oltre a quella tradizionale e digitale, hanno anche una versione totalmente artigianale chiamata PseudoBook. Tutte le opere presentano traduzione e testo originale a fronte.
I due neo-editori sono consapevoli di rivolgersi a un pubblico di nicchia e sanno bene che, con molta probabilità, non sarà questa l’attività che li farà ricchi, ma l’entusiasmo che trasmettono nel raccontare la loro iniziativa è encomiabile, visti i tempi.
Manlio della Serra spiega così la nascita dell’idea che poi ha concretizzato con Mara, grazie a un’amicizia che dura dai tempi della scuola:
Da anni mi ero reso conto di come la stampa su richiesta funzionasse meglio di quella tradizionale e avendo sempre avuto la velleità di pubblicare ho cominciato fondando una rivista. Poi ho pensato ad Armillaria. L’obiettivo è che tutti i testi, pur non avendo qualcosa in comune, possano dialogare e contribuire a scatenare la curiosità dei lettori.
Mara sottolinea come non siano mancate le difficoltà:
Per qualche tempo abbiamo provato a proporre l’idea di questi libri ad editori specializzati, ma nessuno ci ha dato risposte positive, perciò abbiamo deciso di fare da soli. La scorsa estate sono stata a Varese e abbiamo lavorato alla produzione del primo libro. È stato bellissimo creare fisicamente il prototipo, scegliere la carta, piegare i fogli, fare ricerca iconografica…
I due giovani editori sono consapevoli di dover lavorare sulla distribuzione, il punto cruciale per qualsiasi attività editoriale.
«Ho contattato cinquanta librerie indipendenti tra Roma Milano e Napoli – spiega Mara – e solo cinque per ora si sono dette disponibili, le altre 45 non ci hanno risposto. Difficile capire le motivazioni dei librai, in fondo proponiamo qualcosa che per loro non ha un costo, al massimo può trasformarsi in un guadagno».
Il primo libro, La caparra dell’anima di Ugo San Vittore è disponibile da poche settimane e a giorni uscirà il secondo, Trattato sui vini di Arnaldo da Villanova.
Di certo è ancora troppo presto per fare qualsiasi valutazione sui risultati commerciali di questa iniziativa a cui non si può non augurare il successo.
Giovani e cultura. Un binomio che merita sempre un applauso.
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