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Giovani italiani in via di estinzione

Da Simonetta Frongia

Giuseppe Roma, direttore del Censis: "I cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni sono una merce rara". E sottolinea che il sistema formativo italiano è ritardato rispetto agli altri Paesi dell'Ue. Record italiano anche per "l'inattività volontaria": l’11,2% dei ragazzi "non è interessato a lavorare o studiare"

Giovani italiani in via di estinzione  I giovani italiani non studiano e non lavorano. Volendo citare uno storico inno punk italiano degli anni Ottanta targato Cccp, guardano ormai pure poca tv, non vanno al cinema e di sport solo il minimo. In realtà, dall'analisi del Censis sulle nuove generazioni da scherzare non c'è molto. Sarebbero, secondo il direttore Giuseppe Roma, addirittura una "specie in via d'estinzione". "Negli ultimi 10 anni, dal 2000 al 2010, abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni", lancia l'allarme Roma. davanti alla Commissione Lavoro della Camera. I dati, i peggiori insieme a quelli tedeschi, confermano che i giovani in Italia "sono una merce rara", a differenza degli over 65, che nell'ultimo decennio sono aumentati di un milione e 896mila unità.
PIGRI E CONTENTI - Ma un altro elemento preoccupante è il record di "inattività volontaria". Secondo il Censis, l'11,2% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni "non sono interessati a lavorare o studiare". Nella classifica dei giovani Neet (dall'inglese Not in education, employment or training) il dato italiano è superiore di oltre tre volte alla media europee (3,4%) e molto peggiore di quello tedesco (3,6%), francese (3,5%) o inglese (1,7%). La Spagna è invece il paese con meno giovani "nullafacenti", pari ad appena lo 0,5%. La critica di Roma tocca anche il "sistema formativo" italiano, "ritardato rispetto agli altri Paesi dell'Ue". Oggi il 60,4% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni è impegnato nella formazione, ma solo il 3,1% è laureato contro una media europea del 7,8%. Mesta anche la condizione dei 25-34enni: laureato solo il 20,7% rispetto al 33% dei loro coetanei europei.

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