Per fortuna, nella «terra dei capannoni» ogni tanto c’è qualche rassegna dedicata al jazz, dove viene dato spazio anche alle giovani leve.
Proprio come ieri sera.
Oddio. «Per fortuna» è una parola grossa, Scribacchina.
Modera i termini.
Ditemi voi, soliti lettori: cosa c’è di peggio di un quintetto jazz senza contrabbasso?
… Forse, un quintetto jazz dove il contrabbasso è sostituito dalla mano sinistra del tastierista: una cosa brutta da vedere e brutta da ascoltare.
… O forse, un quintetto jazz dove una delle due voci ha un’impostazione sgraziatamente lirica. Ed è calante. O crescente, a seconda del momento.
Dell’altra voce è meglio tacere, così come è meglio tacere dell’argomento improvvisazione.
Ma no, Scribacchina, che dici?
Il peggio è decisamente un quintetto jazz senza swing.
Totalmente senza swing.
Quadrato e solido come un cubo.
Ascoltare cattiva musica fa cattivo sangue.
Meglio correre ai ripari: