“La disoccupazione / non ha nazione / Europa unita / Federazione!”
Slogan della manifestazione del Movimento Federalista Europeo
Quando è nata l'Europa Unita? Nel 1088, l'Università di Bologna (la prima al mondo) vantava un campus con studenti di 31 “nationes”, provenienti da tutta Europa. Non erano nazioni come le intendiamo noi adesso, ma è un dato comunque significativo: gli studenti ed i giovani europei erano già uniti da prima che l'Europa nascesse, molto prima della nascita del nostro paese.
Quegli stessi studenti e giovani Europei, figli di una tradizione quasi millenaria si sono riuniti lo scorso sabato 11 maggio a Firenze per chiedere alle Istituzioni un'Europa più unita e più presente sul fronte dell'occupazione giovanile.
Guardiamo ai numeri: secondo l'Eurostat in Europa i giovani disoccupati sono quasi un quarto (22,8%) del totale. I NEET, giovani neither in employment, education or training, cioè né studenti, né occupati, né in tirocinio (quindi totalmente esclusi dal mercato del lavoro) sono altri sette milioni e mezzo.
Queste cifre, oltre a rappresentare una macchia sul bilancio economico europeo, fanno pensare che si stia formando una lost generation, una generazione “persa” di persone che non conosceranno mai il benessere sperimentato dalla generazione precedente.
I singoli Stati hanno reagito in maniera diversa: chi cercando di facilitare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro tramite contratti meno gravosi ed impegnativi per i datori, chi rafforzando il legame tra istruzione e aziende e chi invece proteggendo i posti di lavoro.
Anche la Commissione Europea aveva detto la sua, pubblicando nel 2007 il Libro Verde “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo”, in cui venivano suggerite agli Stati membri le linee guida della flexicurity: la politica di diritto del lavoro secondo la quale la rinuncia al cosiddetto “posto fisso” (oneroso per i datori) sarebbe stata compensata da politiche di sostegno alla disoccupazione, corsi di formazione continua e flessibilità in entrata, per consentire di passare con sicurezza da un posto di lavoro ad un altro.
Di fronte alla crisi, questo sistema, però, ha mostrato tutti i suoi difetti: non ha retto.
Da dove ripartire allora?
Soluzioni a costo zero, direbbe Tito Boeri, guardando ai paesi in cui la crisi non ha toccato l'occupazione giovanile : sono paesi in cui la flexicurity è stata solo marginalmente applicata, cioè l'Austria e, soprattutto, la Germania, dove il modello di double apprenticeship permette alle imprese di dialogare con università ed istituti tecnici, affiancando all'insegnamento in aula quello sul campo, dando quindi quell'esperienza e quella conoscenza pratica che i datori del lavoro chiedono e le nostre istituzioni non danno.
La Commissione Europea, non indifferente a questa problematica, ha così lanciato l’iniziativa "Opportunità per i giovani" (Youth Opportunities Initiative – YOI), che promuove interventi della UE e degli Stati membri tesi a migliorare l’occupazione giovanile. Sia il Consiglio europeo che il Parlamento europeo hanno ribadito anche l’importanza cruciale e l’urgenza di iniziative tese a dare garanzie ai giovani soprattutto attraverso la riqualificazione di tirocini. La Commissione inoltre ha recentemente adottato il pacchetto “Ripensare l’istruzione”, consigliando agli Stati membri di mettere da parte i programmi di flexicurity ed investire sulla qualità della formazione dei giovani per portare in ogni paese il modello vincente tedesco.
Sono passati due anni dalla presentazione della Youth Opportunities Initiative ed oggi più che mai il bisogno che questa iniziativa europea arrivi anche da noi è davvero sentito. Sentiamo anche il bisogno di essere più rappresentati, più ascoltati, più concittadini dei nostri funzionari europei, sentiamo il bisogno di essere una federazione.
“Oggi è il momento – ha detto Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana, intervenuta al termine della manifestazione – di scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie fra i giovani. La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà”.