L’esperienza artistica di Francesca “Dafne” Vignaga è maturata soprattutto nel campo dell’illustrazione per l’infanzia. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale: la selezione alla mostra “Le immagini della fantasia” di Sarmede, il Primo premio al concorso “Il gabbiano Jonathan Livingston” a Torino nel 2002, il Secondo premio ad “Illustrissimi: acqua” di Riccione nel 2005, il terzo premio al concorso Baraccano di Bologna nel 2007 e il terzo premio a “Scarpetta d’oro” nel 2010.
Si dedica saltuariamente all’illustrazione umoristica vincendo nel 2007 uno dei premi al Contest “Umoristi a Marostica” e il premio come miglior disegnatore esordiente alla rassegna “Umorismo e satira” di Dolo (Venezia) sempre nel 2007.
Nel 2011 vince il primo premio al Contest Buffetti e realizza le illustrazioni per il calendario ufficiale Buffetti 2012. Ha al suo attivo pubblicazioni per l’infanzia in Italia (Giunti, Edicolors, Paoline, EDT), U.S.A, Malesia e Taiwan.
Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e realizza laboratori di pittura e riciclo creativo.
Dal 2010 si dedica anche ad una pittura più “cupa” realizzando piccole mostre indirizzate agli adulti. Queste nuove sperimentazioni le permettono di farsi conoscere ad un pubblico più ampio, realizzando la Cover del romanzo “L’ombra” (ed. Miele) e le illustrazioni di due albi (uno sugli Zombie ed uno sugli Ufo) negli U.S.A. Attualmente sta lavorando ad alcuni progetti personali di albi illustrati e sta sperimentando tecniche di face e body painting.
Sua la copertina del disco d’esordio di Irene Ghiotto, cantautrice vicentina che ha partecipato quest’anno a Sanremo giovani.
Che abbiamo già ospitato con un’intervista: http://wordsocialforum.com/2015/02/23/intervista-alla-disegnatrice-francesca-dafne-vignaga-che-ci-fa-scoprire-il-suo-paese-delle-meraviglie/
IL PICCOLO CORVO (Omaggio a Francesca Dafne Vignaga) di Francesca Lavinia Ferrari
In un giorno grigio
dentro un cielo grigio
faceva da puntino nero nero
un corvo.
Da una finestrella
sopra una finestra
guardava il velo opaco sulle cose.
Che noia!
Una tapparella
di listelli verdi
lo fece d’improvviso sobbalzare.
Perbacco!
Silenziosa e attenta
annusava l’aria
una bambina, lì con il suo cane:
Contento.
“Ehi, Capelli Neri
vedi qualche cosa?
Sospetti che verrà la primavera?
Io no!”
Ma una farfalletta
rossa d’energia
accorse a pennellare l’aria grigia
di vita
e il piccolo corvo
nero in mezzo al grigio
sganciando un punto sul noioso inverno
andò.
***
Guarda… un pensierino rosso!
Posso…
prenderlo e portarlo via?
Prima
che diventi nostalgia…
Prima che il vento lo porti lontano
posso tenerlo un istante nella mano?
Posso sentirlo che batte lieve
per un momento minuscolo… breve?
Posso provare a tenerlo sul cuore
prima che il tempo gli rubi il colore?
Che tanto lo so che non devo, non posso
Ma solo un attimo…
Più bello e rosso
del resto che passa e che nulla resta
Un pensierino, felice, nella testa
di Roberta Lipparini
Un viandante di Luca Ispani
Chiedo elemosina
non denaro
solo sorrisi
dentro la mano.
Passa un viandante
passo pesante
patimenti e sofferenze
viso schiacciato, deforme, inerme.
“Dammi un sorriso”
gli chiedo esanime, corpo al limite
mi riempie d’aurora
l’anima allegra ora gioca
giugulari autunnali e cuore incerottato.
***
Lui taciturno e schivo
coinvolto da cambiali con cappello
sospiro abbottonato di sbieco per papillon
e per palpito di lei che è vuoto scatto inevaso.
di Afasia
***
L’Uomo senza cappello di Rosario Campanile
L’Uomo senza cappello ascoltava tutti i bambini e tutte le donne.
Ne raccoglieva confessioni di peccati altrui, scene imposte da altri, parole che massacravano anima e cuore, levavano speranza e sogni.
Seduto sull’angolo di uno sgabello aveva cura di mettersi in maniera che lo guardassero dall’alto, che piano piano i tremori delle voci potessero mutare in cascate di pianto dirotto, e dopo in urla di disperazione.
Solo così, alla fine dei racconti, arrivava il momento delle farfalle.
A tutti i ricordi dolorosi spuntavano le ali, e iniziavano a volare per la stanza.
Le donne osservavano stupite, i bambini intimoriti. All’inizio. Poi incominciavano a rincorrere le farfalle, e giro in tondo e giro girotondo, e le bocche ricamate di sorrisi e il cristallo delle risate ancora fragili, fino alla c orsa affannata tutti assieme.
Quando erano stanchi, quando si fermavano, e solo allora, L’Uomo metteva il cappello, e con un semplice gesto invitava le farfalle a entrargli in petto.
Poi, sorridendo, chiudeva la giacca, e le portava via.
Un ultimo sguardo indietro, e se ne andava.
***
Non ho labbra di Patrizia Sardisco
Non ho labbra, forse
ha pronunce imprudenti
l’asola nel chiostro
passeggiato dai nomi
delle più bianche cose:
dal plesso del respiro
un offertorio d’ali,
il prologo di un canto.
Un silenzio di palpebre
veglia la dispersione
dai quaderni privati:
un bacio, un’eco
la foglia tra le pagine
***
Che danza, un vivaio nella pancia!
Tamburelli e campanelli, rondinini e pure due tre violini;
clandestinavamo un’orchestra
intenta ai provini, ai solfeggi, ai concertini,
corde nascoste
accordi e non accorti
qualche colpo di tosse per nascondere l’imbarazzo
uno spartito intrallazzo ci portavamo appresso;
ma come tardare l’un l’altro
come attendere il segnale
se le pupille furono aperte
se le farfalle nacquero
se appena mi mostrasti il cuore
si alzarono bianche, gelsomini senza gambo
senza bisogno d’altro, senza direzione,
ci invasero la bocca e, come echi di fondali, di madreperle l’orecchio.
di Daniela Andreis
Viviamo diversamente,
vacilliamo al contrario come fiori in tempesta.
Ci guardiamo negli occhi senza riuscire a baciare le labbra,
anime perse in un mondo senza ideali.
Tristi, solitari,
vaghiamo tra le nebbie più dense,
ma abbiamo bisogno dell’altro.
Vogliamo curarlo come si curano i mali nocivi, gli schiaffi sul cuore.
Vogliamo tenerlo stretto ma non possiamo abbracciarlo,
cingergli le spalle e accarezzargli le gote.
Siamo distanti da tutti, ma vicini a tutti.
Col nostro ego un po’ forte, un po’ agonizzante.
In attesa di sorridere e veder fiorire il sorriso altrui.
di Giulia Fraioli
***
Riflesso
in controverso
di pensieri pettinati
occhi in incroci di rimando.
di Afasia
E il mondo sembrò una direzione
da percorrere in silenzio
senza stonare.
Fuori dal coro
per baciarti.
di Romeo Raja
***
Mio tenero amore
di acqua di onda
di riva di sponda
di breve pensiero
di bacio leggero che poi scorre via
mi dici “sei bella”
ed è già… poesia
Poesia di mare
di acqua di fonte
di bacio leggero
qui, sulla fronte
di Roberta Lipparini
Il nirvana dei gatti di Paolo Polvani
Nasce così la promessa del nirvana dei gatti:
in forma di carezza. Gli alberi belli dritti
e compunti, braccia in alto e compatti. Le code
dei gatti disegnano piccole virgole di felicità,
si aggrappano a minute beatitudini, sognano
lische di pesci fritti, una moltitudine
di cuscini, un popolo di divani, una cucina
da riempire di lenti miagolii, un topo
per dimenticare gli assilli metafisici, un fuoco
da guardare, tempo bastante a sonnecchiare,
a dischiudere pigramente le finestre
di quegli occhi matti.
Abita in quella carezza la promessa
del nirvana dei gatti.
Il tram è partito
dalla foresta esaltata
con tratti di matita
non sosta
non avvisa
sommessa sto bassa
la chioma è samba rossa.
di Afasia
***
E’ buio e fitto il bosco
ma io ne conosco
ogni albero e sentiero
Ne conosco ogni fiore
eso una storia che inizia
“C’era una volta un amore
Un amore che non aveva paura
ne’ del buio, ne’del bosco nero”
Me l’ha insegnata la luna
che racconta solo il vero
di Roberta Lipparini
Picchiettii volatili
d’ intenzioni fritte
scritte al mattino
e poi rimasticate
su labile crine di Medusa.
di Afasia
***
Mongolfiera sola andata di Alba Gnazi
più non sarò
che il tuo dio irrespirabile
sepolto nel sottoscala
un palloncino tra monocoli d’ idee
– svolgerò
il ruolo del filo, o della nuvola
che lo sbranerà –
come quei
significati a margine vita
di cui s’ignora il codice,
il ritmo, perfino
l’esistenza
forse
come un capogiro
da confondere ancora
con una mongolfiera sola andata
cercherai un’alba
prossima alle mie chiavi, ma
avvezzo all’impeto
non ti perderai.
Vedi, fatti bulbo,
contieni
luce e immagini, mondi,
un piccolo terremoto, un nido.
Fatti minutissima,
una viola,
racchiudi risonanze, il timbro
intenso del silenzio.
di Emilia Barbato
***
Volevo farti rossa
un piccolo pulpito che scroscia a destra
Mentre la casa lacrimava
sfibrando le teche dei rami contorti
E darei i miei occhi
al palmo che sguscia – nelle planimetrie
dei gesti
Rimango vicina alla scelta
lo sguardo lungo oltre le forme nere degli alberi
dandomi –
limpida sposa all’oscurità
di Antonella Taravella
***
Rosso di cuore, lontano mio amore
e luce di attesa
di veglia di voglia
Il buio m’imbroglia
Il sentiero è nascosto, mio rosso di cuore
ma ho mille notti per aspettare
mia attesa, mia veglia
mia voglia di amare
di Roberta Lipparini
***
La Vita Sottile di Rosaria Iuliucci
Questo in fondo non è altro che un mondo solo , una sfera goliardica di terreni spezzati fra loro che non mi dona gravità , umanità , ne il contro senso di un disimpegno terrestre che mi spinge nell’altrove , migliore , o alquanto singolare , e fa in modo ch’io resti scalza con passi incerti verso quella penombra notturna che viola ogni singolare logica di luce , e mi si stringe dentro la nuda carne come un cavo elettrico necessario a darmi l’ultimo istinto , con un grido impulsivo , un ultimo respiro , per mutare dentro questi passaggi senza uscita di un oggi assente squamati di domani .
Questo , in fondo , non è altro che il mio mondo , inaccettato , in discesa , in continua stanchezza , con eterni chiarori smielati sulla faccia a svelarmi senza pianto .
Niente mi salva da questa natura . Resto attratta da finestre nere sul mio essere , gravida di un’ esistenza insistente che becca l’ultima illuminazione di un corridoio irrisolto senza uscita .
[ sono stanca di questa vita troppo sottile ]
bara
e vive
il dritto
è sul rovescio
il rovescio sul dritto
l’altro aspetto della forma è punto di vista
è una maglia in sostanza accapigliata
accigliata su se stessa che culla
e contiene culla congruente
filata per gechi di legno
in appesi paralleli
di vite in tralci
arti addotti
e diritti
nascosta la carta
a palmo aperto
l’origine e il cuore
protetti dall’aria
nella mano
mai
morta.
di Afasia
***
Gramigna di Guido Mura
Angoscioso risveglio di crisalide,
già quasi morta, mi scuoto e rielaboro sogni;
germino nella polvere e assimilo terre
sconosciute e fugaci, volando ricchezze sonore,
miracoli e foglie, dovizie di luce, ferite
di linfe perdute, di palpiti fervidi e lievi.
Dove andrò, dove andranno le mie foglie?
Invasioni sinuose e inarrestabili
a scivolare strade mai percorse,
altopiani brumosi, palcoscenici
che la notte lunare discolora,
là dove il vento cala e si riposa.
Nel secco crepitare della sabbia
sarò gramigna, sarò l’allusiva fornace,
che genera fiabe, che schiude orizzonti di trame
di fervori lanosi, di balzi inquieti e furenti,
che la cenere placa, indifferente
a lotte, offelle, suppliche, improperi.
***
TI PIACE LA PAROLA CUORE? di Antonella Lucchini
Lo espongo questo crogiuolo
sanguigno
(ti piace la parola cuore?)
come una sindone.
Così vedi, puoi toccare
dove sei piantato
dove urli e mi spolpi.
Sono nell’utero delle tue radici,
lì nuoto, respiro, ondeggio
e mangio l’amore.
indispensabile questo silenzio
al rumore del nido quando cade
la grazia redenta di ogni oggetto
è tutta in mano – tu testimone
nessun colore muore
nella bellezza irrimediabile
corrispondenze
da nominare appena
certe mattine
che nascerei di nuovo
nel primo fiato la primavera
certi giorni scrosciano dentro
certi tramonti
che morirei da capo
ancora amerei
di Carmen Morisi
Moto perpetuo
Connessa con le stelle, viaggiava.
Quei filamenti argentati la connettevano all’universo.
Poteva vedere soli che esplodevano, civiltà nate e perdute, e perle lucenti nella galassia.
Anche quando i fili sembravano intrecciarsi, sgusciavano via come filamenti di gomma bagnata.
Quel razzo era stato assemblato da lei; ogni tanto qualcuno le lasciava un pezzetto di qualcosa.
Un giorno unì le parti e incominciò a viaggiare.
-“Cosa cerchi, portatrice di stelle?”
-“Al mio razzo manca un pezzo di cuore”.
*
Stelle fiorite
Luminose gemme allargano pensieri melodiosi.
Vedo in te una carezza nel cielo.
Filamenti argentati muovono l’universo,
hai accolto la vita nel tuo ventre metallico.
Artefice del moto cosmico fatta di lastre pesanti:
benvenuta genitrice del mondo.
di Angelica D’Alessandri